Corriere del Mezzogiorno (Campania)
«Summa», il Catalanesca fa un passo in avanti
Salvo in extremis. Tradito dal tappo della bottiglia che avevo scelto per questa recensione, sono riuscito a mantenere l’impegno con i lettori di Mosto sacro grazie alla scoperta di un’etichetta che non conoscevo. Conosco invece il produttore fin dall’esordio avvenuto nell’ormai lontano 2004. La mission delle Cantine Olivella di Sant’Anastasia è stata sempre la legalizzazione, prima, e la valorizzazione, poi, della catalanesca. Uva da tavola importata alle pendici del Vesuvio dagli Aragonesi. I contadini del versante settentrionale del gigante addormentato ne hanno però da tempo immemorabile avviato la vinificazione per il godimento proprio e di pochi fortunati amici. Il processo di regolarizzazione della situazione di fatto è stato lungo e costellato di piccole e fastidiose ingiustizie figlie di burocrati ottusi e di politici incapaci. Va bene, vino passato. Ormai si guarda oltre. E un passo in avanti significativo viene compiuto con l’uscita di questo Summa, Catalanesca di categoria superiore, che affianca nel catalogo aziendale il precursore Katà. Dico subito che il sorso è stato subito convincente, anche se qualche minuto dopo l’apertura della bottiglia la convinzione si consolida definitivamente. Molto suggestivo il colore, paglierino carico con eleganti riflessi verdolini. Limpido e consistente, presenta un bouquet sicuramente originale. Poca frutta, diversamente dal Katà. Suggestive le fragranze prevalenti di macchia mediterranea, di foglie di cappero, solo qualche spruzzo di agrumi. Probabilmente il quadro olfattivo regalerà un’evoluzione molto interessante arricchendosi di nuove fragranze. Il sorso è piacevole. Alla sua facilità contribuiscono non poco l’elevata freschezza e la vigorosa vena minerale. Persistente, chiude in maniera pulita, regalando anche un leggero retrogusto di mandorla amara. L’ho provato su mormora e scampi arrostiti. Ottimo.