Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Alzate i calici, la festa del papà compie 50 anni
In Italia fu istituzionalizzata proprio nell’anno in cui i giovani contestavano il principio di autorità In America era già nata a Washington nel 1910 All’estero assume spesso un significato civico
In Italia è stata istituzionalizzata nel 1968. E cioè, proprio nell’anno in cui esplodeva il movimento che minava alla base il principio di autorità e gli schemi della società borghese. Sono trascorsi esattamente 50 anni. Ma la festa del papà ha un’origine assai più remota. Fu concepita, infatti, negli Usa nei primi anni del XX secolo. Le cronache riferiscono che venne celebrata per la prima volta – in maniera episodica - il 5 luglio del 1908 a Fairmont, nel West Virginia, presso la chiesa metodista locale. A chiederne il riconoscimento ufficiale fu però la signora Sonora Smart Dodd, ispirata da un sermone ascoltato in chiesa durante la festa della mamma del 1909. E poco più di un anno dopo, il 19 giugno del 1910, in occasione del compleanno del padre, un veterano della guerra di secessione americana che aveva cresciuto da solo sei figli a seguito della prematura scomparsa della moglie, si fece promotrice della prima grande manifestazione pubblica a Spokane, nello Stato di Washington.
Da allora, negli Stati Uniti il Father’s day si celebra ogni anno nella terza domenica di giugno. E nel 1966 è stato proclamato festa nazionale dal presidente Lyndon Johnson.
Da noi, invece, è stata introdotta nel 1968 e come in gran parte degli Stati in cui è prevalente la religione cattolica - si è scelto di festeggiarla il 19 marzo, il giorno di San Giuseppe, il padre putativo di Gesù. Altrove, la ricorrenza assume un significato diverso, senza riferimenti religiosi, ma con richiami civici.
Ad esempio, in Russia è celebrata come la “Festa dei difensori della Patria”, e si tiene il 23 febbraio. In Danimarca coincide con quella della Costituzione, e in Thailandia si festeggia il 5 dicembre, il giorno del compleanno del defunto sovrano Rama IX, venerato come padre della nazione.In Francia, i bambini sono soliti regalare ai papà una rosa rossa: per quelli defunti, una rosa bianca. Mentre, in alcune zone della Germania, i genitori vengono trasportati su carri trainati dai buoi per le vie delle città. Quasi tutti i Paesi del continente americano seguono la tradizione statunitense e festeggiano la terza domenica di giugno. In altri Stati, invece, prevalgono usi e tradizioni locali.
In Serbia la festa del papà cade il 6 gennaio, in Romania nella seconda domenica di maggio e in Germania il giorno dell’Ascensione. In Guatemala ed El Salvador il 17 giugno. In Egitto, in Giordania, Libano, Siria e Uganda il 21 giugno. In Nicaragua e in Polonia il 23 giugno. La terza domenica di giugno nel Regno Unito, in Irlanda, nella Repubblica Ceca, nella Slovacchia, in Turchia, in Marocco, Tunisia, Paesi Bassi e Giappone. In Uruguay la seconda domenica di luglio, in Brasile la seconda domenica d’agosto, in Nepal il 23 agosto, in Australia e Nuova Zelanda la prima domenica di settembre. La terza in Ucraina. La prima domenica di ottobre in Lussemburgo, la seconda domenica di novembre in Estonia, Finlandia, Islanda, Norvegia e Svezia. Infine, il 26 dicembre in Bulgaria.
Quanto alla festa di San Giuseppe, i primi a
Paese che vai In Russia celebra i difensori della Patria, in Danimarca coincide con la festa della Costituzione e in Serbia cade il 6 gennaio
celebrarla furono i monaci benedettini, nel 1030, seguiti dai Servi di Maria nel 1324 e dai Francescani nel 1399. In seguito venne riproposta dai papi Sisto IV e Pio V, e poi estesa a tutta la Chiesa nel 1621 da Gregorio XV.
Fino al 1977, in Italia alla festa religiosa si aggiungeva quella civile: il 19 marzo era giorno festivo a tutti gi effetti. E lo è ancora in alcune province della Spagna e in diversi cantoni della Svizzera.
La tradizione culinaria si ricollega alla leggenda tradizionale secondo cui, dopo la fuga in Egitto con Maria e Gesù, San Giuseppe sarebbe stato costretto a vendere frittelle per riuscire a mantenere la famiglia. Per questo, il dolce tipico che accompagna la ricorrenza in quasi tutto il Paese è fritto, pur nelle diverse varianti regionali. A Roma, ad esempio, sono i bignè di San Giuseppe. In Campania, le zeppole. In Toscana e in Umbria la frittella di riso, preparata con riso cotto nel latte e aromatizzato con spezie e liquori.
Nell’Italia del Nord, invece, la “raviola”, piccolo involucro di pasta frolla con crema e marmellata, fritto o anche cotto al forno. In alcune regioni del centro Italia - Toscana, Umbria e Lazio settentrionale - sono diffusi pure altri dolcetti, sempre fritti, a base di riso cotto nel latte a cui si aggiungono vin santo, uva passa o canditi. In Sicilia, tipici della tradizione catanese, ma presenti anche nel resto della regione, sono i caratteristici bastoncini fritti a base di riso, aromatizzati con buccia d’arancia e miele, noti come zeppole o crispelle di riso.