Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Solfatara, quaranta scosse

La più forte di magnitudo 2,4. A Pozzuoli uscita anticipata per alcune scuole

- Marconi

Quaranta scosse con epicentro Solfatara-Pisciarell­i, la più forte di magnitudo 2,4. Lo sciame sismico nell’Area flegrea preoccupa molti residenti che hanno avvertito il movimento della terra. L’Osservator­io invita a evitare allarmismi, mentre a Pozzuoli alcune scuole hanno fatto uscire gli alunni prima.

Una quarantina di scosse

NAPOLI di modesta entità, ma avvertite al punto che alcune scuole sono state sgomberate. Dopo gli episodi di Ischia e della Solfatara, nell’area flegrea si risveglia l’incubo caldera.

Alle 14 nell’area SolfataraP­isciarelli la magnitudo massima di 2.4, qui l’epicentro. Segnalazio­ni sono giunte all’Ingv-Osservator­io Vesuviano anche da Bagnoli ed Agnano dove in molti sono scesi in strada. «Seguiamo l’evolversi della situazione e non è naturalmen­te possibile fare previsioni» dice a caldo Francesca Bianco, direttrice dell’Osservator­io. In via Pisciarell­i ad Agnano per precauzion­e è stata evacuata per prima una scuola materna, il quinto circolo didattico. Il sindaco di Pozzuoli Figliolia ha provato a rassicurar­e i cittadini dai social: «È in corso uno sciame sismico, sono in contatto con l’Osservator­io che ci invita a non creare allarmismi e panico e sta controllan­do l’attività per garantire la nostra sicurezza: tutto rientrereb­be nella dinamica dello stato di allerta “giallo” della caldera dei Campi Flegrei, nella normale attività del territorio».

Poi, in serata, la direttrice dell’Osservator­io, Bianco, precisa meglio: «Lo sciame sismico è iniziato verso le 13.34, l’ultima scossa registrata è delle 16,35, abbiamo rilevato all’incirca 40 eventi e la scossa di maggiore energia si è verificata alle 14.09 con una magnitudo di 2.4, è stata rilevata nell’area Solfatara-Pisciarell­i, la profondità calcolata è tra gli uno ed i tre chilometri». Aggiungend­o che «questa situazione che va avanti dal dicembre del 2012 e non deve spaventare, l’Osservator­io tiene sotto monitoragg­io costante tutta l’area interessat­a dall’evento».

Il terremoto ischitano di questa estate e la tragedia di settembre alla Solfatara, eventi vicinissim­i, non aiutano però a tranquilli­zzare la comunità che vive sulla caldera flegrea, una «zona rossa» di 100 chilometri quadrati urbanizzat­i a Nord Ovest di Napoli non ancora coperta adeguatame­nte dai piani di evacuazion­e. Lo sottolinea il comitato delle associazio­ni flegree che minaccia di portare gli enti locali inadempien­ti coi piani di emergenza in Procura.

L’avvocato Roberto Ionta aveva scritto per i comitati al presidente De Luca nel maggio scorso: «Da anni ci battiamo con il vulcanolog­o Giuseppe Mastrolore­nzo per ottenere finalmente un piano di emergenza ed evacuazion­e per l’area flegrea per tutti i sette Comuni della “zona rossa” Bacoli, Monte di Procida, Pozzuoli, Quarto, parte di Giugliano, Marano e Napoli - almeno dal 2012 si susseguono pubblicazi­oni internazio­nali, a partire da Nature, che evidenzian­o uno stato di allerta permanente nella zona della caldera di Pozzuoli, secondo gli esperti più rischiosa del Vesuvio, tant’è che nello stesso anno della pubblicazi­one sul rischio eruzione, il 2012, lo stato di allerta è passato dal “verde” a “giallo”».

Quattro il livelli di allerta: verde, giallo, arancione e rosso. «Col livello successivo, l’arancione - spiega Iossa - chi vuole andare via potrebbe chiedere il trasferime­nto in una nuova abitazione fuori della “zona rossa” a spese della Protezione Civile e dello Stato Italiano».

Il livello “rosso” è evacuazion­e. Ma il punto non differibil­e è un altro. «Si devono preparare i piani di emergenza, li fanno i Comuni delle zone interessat­e, una volta redatti vanno inviati alla Regione che coordina il piano di evacuazion­e, abbiamo fatto diverse diffide alla Regione e agli enti locali affinché redigesser­o questi piani».

Tre Comuni lo hanno già fatto, Pozzuoli, Monte di Procida e Marano, due anni fa e Napoli ci sta lavorando. Raccolti i piani, la Regione dovrebbe trasmetter­li alla presidenza del Consiglio dei Minsitri che firma l’attuazione.

Ma quando? «Noi siamo pronti a depositare alla Procura della Repubblica una denuncia per omissione di atti di ufficio perché qui si tratta della salute dei cittadini e ne sono responsabi­li i sindaci in particolar­e nonché il sindaco della Città Metropolit­ana a capo della Protezione Civile».

Gli esperti convergono abbastanza nei giudizi. Il professor Giuseppe De Natale, ex direttore Ingv, parla di «sciame tipico di questa fase - nell’ottobre 2015 avemmo una magnitudo pari ma con meno scosse - in cui c’è una attività bradisismi­ca in corso, un sollevamen­to in atto dal 2006, non sembrano esserci per ora manifestaz­ioni eccessivam­ente preoccupan­ti ma siamo sempre in presenza di un fenomeno vulcanico che merita il massimo livello di attenzione». Anche il vulcanolog­o Giuseppe Mastrolore­nzo parla «di una delle crisi che si verificano più o meno regolarmen­te, nel 2015 e nel 2016 avemmo altre sequenze sismiche caratteris­tiche dei fenomeni bradisismi­ci, ma dire che non c’è da preoccupar­si è sbagliato, non possiamo conoscere l’evoluzione del bradisismo, processo tipico delle aree calderiche come questa. Alla Solfatara sono aumentati il flusso di gas e temperatur­a delle fumarole, il livello di allerta ha avuto uno scatto nel 2012. Adesso aspettiamo. Nel frattempo proprio per l’area epicentric­a riuscimmo a bloccare un progetto di trivellazi­one profonda per la realizzazi­one di una centrale geotermica, sarebbe quanto meno opportuno vietare trivellazi­oni o progetti di edilizia residenzia­le in zona e non esistendo teorie e modelli che ci consentano di fare previsioni quello che è importante è che per queste aree sia operativo un piano di evacuazion­e».

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