Corriere del Mezzogiorno (Campania)

«Anch’io, medico mi sono operato in un’altra regione»

- di Roberto Russo

Dopo il caso Marfella, un altro medico rivela: avevo un cancro, mi sono fatto operare fuori regione. È Gaetano Rivezzi, pediatra dell’ospedale di Caserta: «Ci sono tanti altri colleghi che lo fanno», racconta al Corriere.

C’è un altro medico

NAPOLI che ammette senza ipocrisia di essersi fatto curare un cancro lontano da Napoli, seguendo la scelta annunciata dell’oncologo del Pascale Antonio Marfella.

Si chiama Gaetano Rivezzi, 62 anni, fino a pochi mesi fa pediatra neonatolog­o in servizio all’ospedale Sant’Anna di Caserta. Nel novembre 2016, grazie a una semplice ecografia di controllo gli era stato diagnostic­ato un cancro a un rene. «In Campania — racconta ora — tutti i colleghi che ho consultato mi avevano spiegato che era necessaria una nefrectomi­a totale, in pratica mi avrebbero asportato un rene. Inoltre, non avevo garanzie sui tempi di attesa per l’intervento, a meno che non avessi voluto eseguirlo privatamen­te, a pagamento. Attenzione, voglio chiarire che i miei colleghi sono bravissimi e all’altezza, il problema resta l’organizzaz­ione della nostra sanità che purtroppo resta fortemente carente».

Allora cosa ha fatto?

«Mi sono guardato attorno e ho trovato una disponibil­ità a operarmi con il robot al policlinic­o di Careggi in Toscana. Sottolineo, seguendo la prassi normale e senza alcuna raccomanda­zione. Morale: rene conservato e intervento perfettame­nte riuscito. Di recente ho fatto un controllo ecografico nella nostra regione e non c’è più alcun segno della malattia, per me è stato un sollievo immenso».

Ma lei ha provato a farsi

operare a Caserta?

«Francament­e non era possibile. Mi sono rivolto a diversi urologi l’unica soluzione prospettat­a era l’asportazio­ne totale del rene da eseguire al Cardarelli di Napoli».

E il Pascale?

«Non mi sono rivolto lì e quindi non esprimo giudizi. Il fatto è che quando passa il tempo con un cancro nell’organismo esiste anche un problema psicologic­o. Poi avrei dovuto comunque spostarmi da Caserta, a quel punto ho preferito andare a Firenze».

Ha incontrato difficoltà particolar­i?

«Nessuna. Ho prenotato la visita, il primo novembre mi sono recato lì con mia moglie. Il primario (che in ospedale è arrivato alle 7,30 del mattino) mi ha visitato e mi ha fatto eseguire le analisi di rito, poi ho firmato l’autorizzaz­ione per l’intervento e sono stato messo in lista d’attesa come tutti i pazienti. Un mese e mezzo dopo, a dicembre, mi hanno chiamato per l’intervento con il robot. Ora sono felice e, dopo aver lasciato l’ospedale, sono in pensione. Mi dedico ancora a visitare bambini e poi faccio attività di medicina sociale, ad esempio sostengo le mamme dei bambini colpiti da problemi oncologici. Sono anche presidente dei Medici per l’ambiente della Campania».

Dottore, come spiega questa distanza siderale tra l’assistenza che ha trovato in Campania e quella del Nord?

«Discorso lungo e complesso. La verità è che qui da noi non si riesce a mettere in rete le eccellenze che pure non mancano. I robot, ad esempio, bisognereb­be farli lavorare al meglio con una organizzaz­ione che manca. Insomma, la loro ricaduta sull’assistenza non è immediata. Noi come medici per l’ambiente abbiamo provato a fare prevenzion­e oncologica seria, ma non è facile nemmeno far circolare le informazio­ni».

Alla luce della sua esperienza, che ne pensa della scelta del dottor Marfella?

«Conosco Antonio da una vita e lo stimo. Capisco benissimo cosa stia provando in questo momento. Ha il diritto a ricevere le cure migliori e quindi anche di “emigrare” a Milano come fanno migliaia di persone comuni e almeno la metà dei miei colleghi medici colpiti da malattie gravi. Probabilme­nte Marfella è stato impulsivo a parlarne pubblicame­nte perché lavora in un ospedale oncologico. Se resterà in servizio o andrà via è una decisione che spetta solo a lui. Gli auguro solo di poter guarire presto e bene e auguro a tutti i campani di potersi curare con gli stessi standard del Nord, ma la strada da percorrere è ancora lunga».

Ho prenotato la visita il primario si è presentato alle 7,30 del mattino Mi hanno operato nel giro di un mese e mezzo Nei nostri ospedali volevano togliermi un rene, grazie al viaggio in Toscana sono guarito senza farmelo espiantare Sotto traccia Molti miei colleghi medici si rivolgono a strutture di altre regioni, a mio avviso almeno la metà dei profession­isti che si ammala

 ??  ?? Ammissione Nella foto piccola Gaetano Rivezzi, già pediatra all’ospedale di Caserta A sinistra il policlinic­o di Careggi
Ammissione Nella foto piccola Gaetano Rivezzi, già pediatra all’ospedale di Caserta A sinistra il policlinic­o di Careggi
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