Corriere del Mezzogiorno (Campania)
«Pascale nella rete di ricerca mediterranea»
L’annuncio subito dopo il caso dell’oncologo che ha scelto l’Ieo di Milano per il suo intervento alla prostata
Nessun riferimento esplicito
NAPOLI alla bufera-Marfella che ha spaccato in due la comunità medica campana, tuttavia è evidente che l’intento del Pascale è quello di recuperare velocemente dopo l’intervista al «Corriere» in cui l’oncologo ha rivelato che si farà curare il cancro alla prostata a Milano. L’annuncio alla stampa di «una nuova alleanza per sconfiggere il cancro» è trionfale: «Oltre la rete oncologica campana. Oltre la rete del Mediterraneo. Questa volta si va ben oltre i confini nazionali», si legge in un comunicato.
Come dire, si va addirittura oltre l’Ieo di Milano. Sia chiaro che questa nuova intesa è di primo piano, vede come partner Eatris (il più grande consorzio europeo di infrastrutture di ricerca traslazionale) e Esmo (la più vasta società scientifica di oncologia al mondo). Una grande intesa, che arriva in un momento di grandissimo imbarazzo.
Come si diceva, il caso Marfella ha diviso non poco la comunità medica campana. Ma «sotto accusa» non è il Pascale, l’anello debole è un sistema sanitario regionale piegato da più di 15 anni di scelte a dir poco discutibili. E non meno, da un commissariamento che paradossalmente sta ormai diventando il primo problema. Critico nei confronti di Marfella, ma anche molto lucido nella sua analisi, è il professor Guido De Sena, coordinatore del Gruppo robotico intra-ospedaliero e direttore della Robotic academy Intuitive Naples.«Anche accettando che nel nostro Paese ognuno è libero di farsi curare dove crede, non è opportuno diffondere opinioni personali che, leggendo male l’evidenza medica, mettono in cattiva luce la nostra sanità». Per De Sena, la prima considerazione da fare è che la prostatectomia per l’urologo è come la colecistectomia per il chirurgo generale, quindi è uno degli interventi più praticati.
«La seconda considerazione è che l’urologo che ha sempre fatto la prostatectomia laparoscopica impara molto velocemente a farla robot-assistita».
De Sena entra poi nel merito di ciò che contesta Marfella. «I numeri della letteratura – dice vanno letti bene. Nel mondo sono installati circa 3.500 sistemi robotici per chirurgia, 3.000 solo negli stati Uniti. Il numero di interventi per anno da raggiungere per essere classificato come centro di alto volume per la chirurgia robot-assistita dipende dal numero dei sistemi installati in un determinato ospedale. Per essere chiaro, se allo Sloan Kettering di New York si eseguono tanti interventi con tanti sistemi robotici e altrettanti chirurghi, con ogni probabilità i due o tre urologi del Mezzogiorno che utilizzano un solo sistema robotico hanno anche più esperienza del chirurgo americano». Poi De Sena rivendica quanto fatto a Napoli. «Il collega non si è accorto della realtà che lo circonda a cominciare proprio dal suo ospedale. Il Pascale, il Cardarelli, il Policlinico Federico II, il Monaldi e ora anche l’Ospedale del Mare sono tutti dotati di sistema robotico in crescente attività. Siamo passati da poche centinaia di interventi l’anno ad oltre 500 interventi l’anno e abbiamo programmato di superare il tetto dei 1.000 per il 2019. Tutti insieme abbiamo costituito il Grio, del quale faranno parte gli altri ospedali cittadini e provinciali che si stanno dotando del sistema robotico». Insomma, come è facile capire, il dibattito è tutt’altro che chiuso.