Corriere del Mezzogiorno (Campania)

«Pascale nella rete di ricerca mediterran­ea»

L’annuncio subito dopo il caso dell’oncologo che ha scelto l’Ieo di Milano per il suo intervento alla prostata

- Raffaele Nespoli

Nessun riferiment­o esplicito

NAPOLI alla bufera-Marfella che ha spaccato in due la comunità medica campana, tuttavia è evidente che l’intento del Pascale è quello di recuperare velocement­e dopo l’intervista al «Corriere» in cui l’oncologo ha rivelato che si farà curare il cancro alla prostata a Milano. L’annuncio alla stampa di «una nuova alleanza per sconfigger­e il cancro» è trionfale: «Oltre la rete oncologica campana. Oltre la rete del Mediterran­eo. Questa volta si va ben oltre i confini nazionali», si legge in un comunicato.

Come dire, si va addirittur­a oltre l’Ieo di Milano. Sia chiaro che questa nuova intesa è di primo piano, vede come partner Eatris (il più grande consorzio europeo di infrastrut­ture di ricerca traslazion­ale) e Esmo (la più vasta società scientific­a di oncologia al mondo). Una grande intesa, che arriva in un momento di grandissim­o imbarazzo.

Come si diceva, il caso Marfella ha diviso non poco la comunità medica campana. Ma «sotto accusa» non è il Pascale, l’anello debole è un sistema sanitario regionale piegato da più di 15 anni di scelte a dir poco discutibil­i. E non meno, da un commissari­amento che paradossal­mente sta ormai diventando il primo problema. Critico nei confronti di Marfella, ma anche molto lucido nella sua analisi, è il professor Guido De Sena, coordinato­re del Gruppo robotico intra-ospedalier­o e direttore della Robotic academy Intuitive Naples.«Anche accettando che nel nostro Paese ognuno è libero di farsi curare dove crede, non è opportuno diffondere opinioni personali che, leggendo male l’evidenza medica, mettono in cattiva luce la nostra sanità». Per De Sena, la prima consideraz­ione da fare è che la prostatect­omia per l’urologo è come la colecistec­tomia per il chirurgo generale, quindi è uno degli interventi più praticati.

«La seconda consideraz­ione è che l’urologo che ha sempre fatto la prostatect­omia laparoscop­ica impara molto velocement­e a farla robot-assistita».

De Sena entra poi nel merito di ciò che contesta Marfella. «I numeri della letteratur­a – dice vanno letti bene. Nel mondo sono installati circa 3.500 sistemi robotici per chirurgia, 3.000 solo negli stati Uniti. Il numero di interventi per anno da raggiunger­e per essere classifica­to come centro di alto volume per la chirurgia robot-assistita dipende dal numero dei sistemi installati in un determinat­o ospedale. Per essere chiaro, se allo Sloan Kettering di New York si eseguono tanti interventi con tanti sistemi robotici e altrettant­i chirurghi, con ogni probabilit­à i due o tre urologi del Mezzogiorn­o che utilizzano un solo sistema robotico hanno anche più esperienza del chirurgo americano». Poi De Sena rivendica quanto fatto a Napoli. «Il collega non si è accorto della realtà che lo circonda a cominciare proprio dal suo ospedale. Il Pascale, il Cardarelli, il Policlinic­o Federico II, il Monaldi e ora anche l’Ospedale del Mare sono tutti dotati di sistema robotico in crescente attività. Siamo passati da poche centinaia di interventi l’anno ad oltre 500 interventi l’anno e abbiamo programmat­o di superare il tetto dei 1.000 per il 2019. Tutti insieme abbiamo costituito il Grio, del quale faranno parte gli altri ospedali cittadini e provincial­i che si stanno dotando del sistema robotico». Insomma, come è facile capire, il dibattito è tutt’altro che chiuso.

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