Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Direzione Pd, raffica di accuse a De Luca
Critiche al governatore da Migliore e Sarracino. Tour di Martina nei circoli: inizierò da Fuorigrotta
Quando è troppo è
NAPOLI troppo. Sembrano dire all’unisono Gennaro Migliore e Marco Sarracino. Alla fine, dopo l’intervento di Vincenzo De Luca in direzione nazionale c’è il redde rationem tra i campani. Non che Luca Lotti e Matteo Renzi non avessero già dato segnali contro i governatori meridionali. Ieri nell’intervista al Corsera il dimissionario Renzi: «Vedo in giro qualche fenomeno spiegare che abbiamo sbagliato tutto; però non riescono a dirci perché, nelle regioni che governano loro, il Pd è andato peggio della media». Ogni riferimento è per nulla casuale.
De Luca se la deve essere legata al dito, visto che in una direzione a tratti distesa, ci pensa lui a alzare lo scontro. Ripetendo, né più né meno, che è colpa del governo, del Pd che «è un partito estraneo a milioni di essere umani, che ha lasciato sole le autonomie locali». E ancora: «Con i 5 stelle va fatta operazione verità. Cosa ci proponete oltre la vostra violenza? Io sono un populista orgoglioso. Loro sono dei cialtroni e basta». «Cosa ci rimane? — chiede il governatore ad una platea mormorante —. Una desertificazione del ceto politico. E adesso chi guida le istituzioni? Il pilota automatico? Gli 80 euro sono stati l’ultimo atto politico vicino ai cittadini. Ma per il resto abbiamo fallito come governo».
Mentre a livello nazionale si tenta di superare l’empasse invocando l’unità del partito, tra i campani la misura è colma. Il primo a parlare è l’orlandiano Marco Sarracino che con una certa veemenza attacca De Luca frontalmente: «È paradossale e imbarazzante che venga a farci la morale sui notabilati proprio chi ha candidato tutta la propria famiglia. Ed è inaccettabile che chi gestisce il potere nel Mezzogiorno venga qui a pontificare». Anche Gennaro Migliore a quel punto prende la parola ed è chiaro quando riferendosi al governatore parla dell’«irrilevanza della sua azione amministrativa a fronte degli investimenti del governo». Per la serie le responsabilità della cocente sconfitta, se non altro, vanno equamente distribuite a Roma come a Napoli. «Il voto del 4 marzo — prosegue Sarracino —, molto più del referendum, ha una composizione sociale evidente e spaventosa. Le classi sociali che hanno subito la crisi hanno ritenuto la nostra proposta insufficiente o addirittura come la causa dei loro problemi, specie al Mezzogiorno. Nel mio seggio a Scampia, i 5 stelle hanno preso il 68%. I cittadini chiedevano ascolto, protezione, uguaglianza. Al Sud non abbiamo appaltato il Pd nelle mani dei notabili, ma addirittura delle cordate familiari. Una forza politica che predica il merito ma pratica il familismo è naturale che venga punita. Anche per questo credo sia giusta una gestione collegiale del Partito che pratichi una discontinuità rispetto alle modalità di composizione dei gruppi dirigenti che ci hanno portato a questa situazione». Il reggente Maurizio Martina propone da subito l’apertura di una iniziativa straordinaria di presenza nei territori» e annuncia: «Io inizierò dal circolo Pd di Fuorigrotta a Napoli (forse venerdì). E poi seguiranno altri incontri». «La prima buona notizia che arriva dalla direzione nazionale del Pd», commenta Antonio Marciano che proprio lì ha perso al Senato.
Il presidente «Gli 80 euro sono stati l’ultimo atto vicino ai cittadini Poi abbiamo fallito»