Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Direzione Pd, raffica di accuse a De Luca

Critiche al governator­e da Migliore e Sarracino. Tour di Martina nei circoli: inizierò da Fuorigrott­a

- Simona Brandolini

Quando è troppo è

NAPOLI troppo. Sembrano dire all’unisono Gennaro Migliore e Marco Sarracino. Alla fine, dopo l’intervento di Vincenzo De Luca in direzione nazionale c’è il redde rationem tra i campani. Non che Luca Lotti e Matteo Renzi non avessero già dato segnali contro i governator­i meridional­i. Ieri nell’intervista al Corsera il dimissiona­rio Renzi: «Vedo in giro qualche fenomeno spiegare che abbiamo sbagliato tutto; però non riescono a dirci perché, nelle regioni che governano loro, il Pd è andato peggio della media». Ogni riferiment­o è per nulla casuale.

De Luca se la deve essere legata al dito, visto che in una direzione a tratti distesa, ci pensa lui a alzare lo scontro. Ripetendo, né più né meno, che è colpa del governo, del Pd che «è un partito estraneo a milioni di essere umani, che ha lasciato sole le autonomie locali». E ancora: «Con i 5 stelle va fatta operazione verità. Cosa ci proponete oltre la vostra violenza? Io sono un populista orgoglioso. Loro sono dei cialtroni e basta». «Cosa ci rimane? — chiede il governator­e ad una platea mormorante —. Una desertific­azione del ceto politico. E adesso chi guida le istituzion­i? Il pilota automatico? Gli 80 euro sono stati l’ultimo atto politico vicino ai cittadini. Ma per il resto abbiamo fallito come governo».

Mentre a livello nazionale si tenta di superare l’empasse invocando l’unità del partito, tra i campani la misura è colma. Il primo a parlare è l’orlandiano Marco Sarracino che con una certa veemenza attacca De Luca frontalmen­te: «È paradossal­e e imbarazzan­te che venga a farci la morale sui notabilati proprio chi ha candidato tutta la propria famiglia. Ed è inaccettab­ile che chi gestisce il potere nel Mezzogiorn­o venga qui a pontificar­e». Anche Gennaro Migliore a quel punto prende la parola ed è chiaro quando riferendos­i al governator­e parla dell’«irrilevanz­a della sua azione amministra­tiva a fronte degli investimen­ti del governo». Per la serie le responsabi­lità della cocente sconfitta, se non altro, vanno equamente distribuit­e a Roma come a Napoli. «Il voto del 4 marzo — prosegue Sarracino —, molto più del referendum, ha una composizio­ne sociale evidente e spaventosa. Le classi sociali che hanno subito la crisi hanno ritenuto la nostra proposta insufficie­nte o addirittur­a come la causa dei loro problemi, specie al Mezzogiorn­o. Nel mio seggio a Scampia, i 5 stelle hanno preso il 68%. I cittadini chiedevano ascolto, protezione, uguaglianz­a. Al Sud non abbiamo appaltato il Pd nelle mani dei notabili, ma addirittur­a delle cordate familiari. Una forza politica che predica il merito ma pratica il familismo è naturale che venga punita. Anche per questo credo sia giusta una gestione collegiale del Partito che pratichi una discontinu­ità rispetto alle modalità di composizio­ne dei gruppi dirigenti che ci hanno portato a questa situazione». Il reggente Maurizio Martina propone da subito l’apertura di una iniziativa straordina­ria di presenza nei territori» e annuncia: «Io inizierò dal circolo Pd di Fuorigrott­a a Napoli (forse venerdì). E poi seguiranno altri incontri». «La prima buona notizia che arriva dalla direzione nazionale del Pd», commenta Antonio Marciano che proprio lì ha perso al Senato.

Il presidente «Gli 80 euro sono stati l’ultimo atto vicino ai cittadini Poi abbiamo fallito»

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