Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Borgomeo: il sociale prima dell’economia È la vera politica per il Mezzogiorno
A colloquio con il presidente della Fondazione con il Sud
Aleggere le analisi sul voto al Sud prevalgono pigrizia intellettuale e superficialità. Come definire altrimenti la lettura della vittoria del M5S, che in parecchi vorrebbero piegare unicamente al tema del reddito di cittadinanza? La fake news sulle file ai Caf per richiedere i moduli è figlia dello stesso pregiudizio, di chi considera i meridionali una massa di scioperati in attesa di assistenza. Per capirci qualcosa sono andato a trovare Carlo Borgomeo, presidente della «Fondazione con il Sud», nella bellissima sede di via del Corso a Roma.
Chiedo a bruciapelo se condivide la lettura sul M5S vincitore alle elezioni grazie alla promessa di una nuova forma di assistenzialismo. «Non sono d’accordo – mi risponde, sorseggiando il caffè - Le dimensioni del consenso ai 5 stelle sono più complesse. Per fare un paragone, sarebbe come pensare che il successo del primo Berlusconi fosse dovuto alla promessa del milione di posti di lavoro. Siamo di fronte all’esplosione di una protesta e di un dissenso, vastissimi e diffusi in diverse aree e gruppi sociali, che avevamo già visto al Sud con il trionfo del No al referendum un anno fa».
Un tempo si diceva «è l’economia, bellezza!», per spiegare come si orientava il consenso dell’opinione pubblica. In questi anni il Pil del Mezzogiorno è cresciuto, come anche l’occupazione, allora come mai questo sembra non aver avuto nessun effetto sul consenso del Pd e in genere sui partiti di governo? «La sorpresa è legittima per chi pensa che il divario economico sia il vero discrimine tra Nord e Sud – dice Borgomeo - Da sessant’anni andiamo avanti così, enfatizzando qualche punto di Pil in più e drammatizzando qualche punto di Pil in meno. Certo non si possono giudicare negativamente alcune misure dei governi recenti (Resto al Sud, Zes, il rilancio degli investimenti in infrastrutture). Troppe volte però sono state presentate come svolte risolutive e i meridionali hanno imparato a diffidarne. Borgomeo si alza e guarda fuori dalla finestra - Rispetto al Sud, la politica dovrebbe essere altro che una manutenzione di vecchi strumenti d’intervento. Che forza di aggregazione può avere un’offerta politica tradizionale già sconfitta in decenni di intervento straordinario? Leggo che i 5 stelle pensano di riesumare la vecchia logica della riserva per il Sud di quote di investimenti pubblici. Non funziona, il caro Nino Novacco ha speso una vita su questo tema».
Allora è stato questo il più grande errore del governo verso il Mezzogiorno? O forse è mancata una parola chiave Sud in questa campagna elettorale?
«È ingiusto parlare di errori dei governi più recenti; - mi risponde Borgomeo - anzi in base ai parametri tradizionali il giudizio è abbastanza positivo. Ma c’è urgenza di cambiare radicalmente quei parametri. Al Sud soprattutto, ma non solo, bisogna che la politica dichiari esplicitamente da che parte incomincia: il sociale prima dell’economico. E quando dico sociale intendo povertà (non solo economica), prevenzione del disagio, inclusione di soggetti svantaggiati. La vera svolta in termini politici è muoversi capovolgendo il paradigma del ‘900: non si riducono le diseguaglianze, quando vi sarà una crescita sufficiente; piuttosto ci sarà sviluppo ed esplicitamente crescita quando vi sarà una maggiore accumulazione di capitale sociale. Prima lo diceva qualche visionario in effetti Borgomeo è stato tra questi visionari - tra l’ironia degli esperti. Adesso lo dicono in tanti, ma la politica è in ritardo».
Il M5S ha preso una percentuale di voto tra il 40% e il 50% al Sud. I flussi ci dicono che non sono solo i giovani disoccupati e laureati ad averli votati, ma anche quelli che un tempo avremmo chiamato classe media. Cosa ne pensa? La risposta di Borgomeo è laconica: «È proprio così».
Il caffè è finito. Resta un’ultima domanda, quale misura il Parlamento dovrebbe approvare immediatamente a favore del Sud? ‘«Un intervento nazionale sulle periferie urbane, - risponde serio Borgomeo per favorire l’aggregazione dei giovani e degli adolescenti. Con il coinvolgimento ed il rafforzamento del Terzo settore presente in quei territori. Le risorse economiche necessarie non sono ingenti; le esperienze positive ci sono, anche a Napoli. Si tratta di tramutare le esperienze in un progetto politico e non in una materia riservata a specialisti della solidarietà. Forse la gente, tutta, percepirebbe una politica più vicina: il sociale prima dell’economico».
Non posso che essere d’accordo, alla fine il compito della politica, soprattutto al Sud, è rammendare il senso di appartenenza alla medesima comunità di destino, che da tempo è stata smarrita.
La valanga Cinquestelle L’assistenza c’entra poco Siamo di fronte all’esplosione di una protesta e di un dissenso, vastissimi e diffusi in diverse aree e gruppi sociali, che avevamo con il trionfo del «No» al referendum