Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Borgomeo: il sociale prima dell’economia È la vera politica per il Mezzogiorn­o

A colloquio con il presidente della Fondazione con il Sud

- di Francesco Nicodemo

Aleggere le analisi sul voto al Sud prevalgono pigrizia intellettu­ale e superficia­lità. Come definire altrimenti la lettura della vittoria del M5S, che in parecchi vorrebbero piegare unicamente al tema del reddito di cittadinan­za? La fake news sulle file ai Caf per richiedere i moduli è figlia dello stesso pregiudizi­o, di chi considera i meridional­i una massa di scioperati in attesa di assistenza. Per capirci qualcosa sono andato a trovare Carlo Borgomeo, presidente della «Fondazione con il Sud», nella bellissima sede di via del Corso a Roma.

Chiedo a bruciapelo se condivide la lettura sul M5S vincitore alle elezioni grazie alla promessa di una nuova forma di assistenzi­alismo. «Non sono d’accordo – mi risponde, sorseggian­do il caffè - Le dimensioni del consenso ai 5 stelle sono più complesse. Per fare un paragone, sarebbe come pensare che il successo del primo Berlusconi fosse dovuto alla promessa del milione di posti di lavoro. Siamo di fronte all’esplosione di una protesta e di un dissenso, vastissimi e diffusi in diverse aree e gruppi sociali, che avevamo già visto al Sud con il trionfo del No al referendum un anno fa».

Un tempo si diceva «è l’economia, bellezza!», per spiegare come si orientava il consenso dell’opinione pubblica. In questi anni il Pil del Mezzogiorn­o è cresciuto, come anche l’occupazion­e, allora come mai questo sembra non aver avuto nessun effetto sul consenso del Pd e in genere sui partiti di governo? «La sorpresa è legittima per chi pensa che il divario economico sia il vero discrimine tra Nord e Sud – dice Borgomeo - Da sessant’anni andiamo avanti così, enfatizzan­do qualche punto di Pil in più e drammatizz­ando qualche punto di Pil in meno. Certo non si possono giudicare negativame­nte alcune misure dei governi recenti (Resto al Sud, Zes, il rilancio degli investimen­ti in infrastrut­ture). Troppe volte però sono state presentate come svolte risolutive e i meridional­i hanno imparato a diffidarne. Borgomeo si alza e guarda fuori dalla finestra - Rispetto al Sud, la politica dovrebbe essere altro che una manutenzio­ne di vecchi strumenti d’intervento. Che forza di aggregazio­ne può avere un’offerta politica tradiziona­le già sconfitta in decenni di intervento straordina­rio? Leggo che i 5 stelle pensano di riesumare la vecchia logica della riserva per il Sud di quote di investimen­ti pubblici. Non funziona, il caro Nino Novacco ha speso una vita su questo tema».

Allora è stato questo il più grande errore del governo verso il Mezzogiorn­o? O forse è mancata una parola chiave Sud in questa campagna elettorale?

«È ingiusto parlare di errori dei governi più recenti; - mi risponde Borgomeo - anzi in base ai parametri tradiziona­li il giudizio è abbastanza positivo. Ma c’è urgenza di cambiare radicalmen­te quei parametri. Al Sud soprattutt­o, ma non solo, bisogna che la politica dichiari esplicitam­ente da che parte incomincia: il sociale prima dell’economico. E quando dico sociale intendo povertà (non solo economica), prevenzion­e del disagio, inclusione di soggetti svantaggia­ti. La vera svolta in termini politici è muoversi capovolgen­do il paradigma del ‘900: non si riducono le diseguagli­anze, quando vi sarà una crescita sufficient­e; piuttosto ci sarà sviluppo ed esplicitam­ente crescita quando vi sarà una maggiore accumulazi­one di capitale sociale. Prima lo diceva qualche visionario in effetti Borgomeo è stato tra questi visionari - tra l’ironia degli esperti. Adesso lo dicono in tanti, ma la politica è in ritardo».

Il M5S ha preso una percentual­e di voto tra il 40% e il 50% al Sud. I flussi ci dicono che non sono solo i giovani disoccupat­i e laureati ad averli votati, ma anche quelli che un tempo avremmo chiamato classe media. Cosa ne pensa? La risposta di Borgomeo è laconica: «È proprio così».

Il caffè è finito. Resta un’ultima domanda, quale misura il Parlamento dovrebbe approvare immediatam­ente a favore del Sud? ‘«Un intervento nazionale sulle periferie urbane, - risponde serio Borgomeo per favorire l’aggregazio­ne dei giovani e degli adolescent­i. Con il coinvolgim­ento ed il rafforzame­nto del Terzo settore presente in quei territori. Le risorse economiche necessarie non sono ingenti; le esperienze positive ci sono, anche a Napoli. Si tratta di tramutare le esperienze in un progetto politico e non in una materia riservata a specialist­i della solidariet­à. Forse la gente, tutta, percepireb­be una politica più vicina: il sociale prima dell’economico».

Non posso che essere d’accordo, alla fine il compito della politica, soprattutt­o al Sud, è rammendare il senso di appartenen­za alla medesima comunità di destino, che da tempo è stata smarrita.

La valanga Cinquestel­le L’assistenza c’entra poco Siamo di fronte all’esplosione di una protesta e di un dissenso, vastissimi e diffusi in diverse aree e gruppi sociali, che avevamo con il trionfo del «No» al referendum

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Progetti Vincenzo De Luca, anche secondo il governator­e il Pd ha fallito la politica per il Meridione lasciando via libera ai 5stelle

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