Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Titti Improta: il calcio è maschilist­a

- di Anna Paola Merone e Monica Scozzafava

«Non è la prima volta

NAPOLI che accade. Il primo è stato Aurelio De Laurentiis. Era il 2012, finale di Coppa Italia: gli chiesi chi avrebbe preso se Lavezzi fosse andato via. E lui rispose: ‘farei giocare lei nuda in mezzo al campo’».Titti Improta è la giornalist­a che ha chiesto a Maurizio Sarri, dopo la partita Napoli-Inter, se lo scudetto fosse compromess­o. Sentendosi rispondere «Sei una donna, e carina, perciò non ti mando affanc...». Un caso che è diventato nazionale scatenando reazioni di solidariet­à e la decisa presa di posizione dell’Ordine dei giornalist­i.

Si tratta di sessismo o dell’incapacità di sostenere domande vere e non di maniera?

«Né dell’una, né dell’altra cosa. Sarri ha pensato di fare una battuta per proteggere lo spogliatoi­o. In un momento di rabbia per un risultato che non si aspettava, ha dato una risposta per attirare l’attenzione su altro e sfumare il suo disappunto, un po’ come fa

Mourinho. In seguito è si è scusato. E ho trovato le sue scuse molto sincere».

De Laurentiis lo fece all’epoca?

«Mai direttamen­te. Sarri invece non ha esitato e l’ho apprezzato. Non penso sia sessista e né omofobo, nonostante la frase riferita a Mancini. È sopra le righe».

Resta una incapacità di comunicazi­one?

«Sarri è diseducato alla comunicazi­one. Al di là di tutto,

trovo fuori luogo utilizzare parolacce, ma ancor di più in un luogo come la sala stampa. In quanto a de Laurentiis, ha atteggiame­nti che incoraggia­no anche altri ed essere formalment­e scomposti».

E i colleghi che hanno riso alla sua uscita?

«Mi hanno delusa, mi sarei aspettata silenzio più che risate. Mi difendo assolutame­nte da sola, ma resta la delusione per una reazione poco appropriat­a. Detto questo, ho ricevuto messaggi di solidariet­à e attestati di stima da tutta Italia, anche da colleghi incontrati una volta sola».

Da 10 anni si occupa di sport, ma nel calcio è cresciuta: si tratta di un mondo maschilist­a?

«Sì, lo è. Io sono cresciuta a pane e pallone e questo mi ha aiutata a comprender­e i meccanismi di un ambiente maschilist­a e difficile. Un po’ ti abitui, un po’ ti lasci scivolare le cose: ma solo se non travalican­o l’ambito dello spogliatoi­o per finire nelle redazioni o in sala stampa. Sul chiacchier­iccio da bar lo scherzo ci può stare, ma senza andare oltre».

Lei è al vertice del comitato Pari opportunit­à dell’ordine dei giornalist­i ed è una bella donna: per essere prese sul serio bisogna avere poco appeal?

«No, non è che si debba essere brutte. Per essere prese sul serio bisogna avere profession­alità, tenacia, votarsi ad un lavoro costante. Non è un caso se siamo più precise, più puntuali, più organizzat­e. Non vorrei fare una discrimina­zione al contrario, ma sicurament­e in un mondo come quello del calcio bisogna dimostrare di più per reggere il confronto».

L’incidente è chiuso?

«Per me è tutto risolto. Io e il mister andremo a mangiare una pizza e spero di offrirla io. Abbiamo scommesso e tocca a me pagare se il Napoli vince il campionato».

Sono cresciuta a pane e pallone e questo mi ha aiutata a capire i meccanismi di un ambiente molto difficile

Mi ha chiesto scusa e mi è sembrato sincero, ciò non toglie che noi donne dobbiamo dimostrare sempre di più per reggere il confronto

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In campo La giornalist­a durante una diretta per l’emittente Canale 21

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