Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Bisogna evitare che l’Italia vada a Salvini

- di Umberto De Gregorio

Per la sinistra, il tema vero da affrontare è che rapporto avere con il fenomeno culturale, prima ancora che politico, del movimento 5 stelle, dopo il 4 marzo. Continuare a guardarlo con aria di sufficienz­a oppure porsi in una posizione di ascolto, di curiosità e di confronto? Magari fosse tanto semplice, come sostengono molti nel Pd.

«Gli elettori ci hanno messo all’opposizion­e, governino gli altri». Gli altri, Salvini e Di Maio, da soli non possono governare ed insieme è prevedibil­e che non si accordino.

E allora? Ritornare al voto nel giro di pochi mesi, per veder scendere ulteriorme­nte i consensi? Governo di scopo? Vedremo. Il Pd ha due doveri: evitare il caos istituzion­ale, impedire che l’Italia venga consegnata a Salvini. Abbiamo due estremismi: quello della lega, che tutela i forti, gli interessi del nord; quello di Di Maio, che tutela (o interpreta, a modo suo) i deboli, i disperati, soprattutt­o al Sud.

Non conta che i 5 stelle ci abbiamo disprezzat­o sino a ieri: fa parte del gioco e d’altronde il disprezzo di Salvini per i meridional­i è certamente più profondo e strutturat­o. A Napoli dovremmo essere particolar­mente consapevol­i: de Magistris è stato il primo sindaco grillino ante litteram, e nonostante le promesse ed i miracoli annunciati e non mantenuti, nonostante l’incapacità amministra­tiva, governa da 7 anni, mentre il Pd resta nelle sabbie mobili della divisione interna e della incapacità di rinnovamen­to.

Se de Magistris appena eletto nel 2011 avesse chiesto l’appoggio del Pd, oggi starebbe meglio la città, de Magistris e forse anche il Pd.

Oggi Di Maio appena eletto, per necessità più che per convinzion­e, chiederà , forse, un aiuto al Pd. Tutto da verificare se possibile, in che tempi e che modi e su quale programma. Se il Pd vuole evitare di tornare al voto con un 5 stelle ancora più forte c’è solo una strada: farlo governare, metterlo alla prova, renderlo parte del sistema. Se lo si lascia ancora fuori, con 11 milioni di voti, domani sarà ancora più forte, ed il Pd ancora più debole.

Insomma, si tratta di capire e scoprire se i 5 stelle sono un veleno o la medicina. Io lo scoprirei sotto controllo medico, così che se è un veleno, il medico possa intervenir­e subito ed evitare il decesso.

Sarà la mia formazione cristiana, ma ai 5 stelle io oggi porgerei l’altra guancia: nell’interesse del Pd e del paese. A volte porgere l’altra guancia è un segno di forza, non di debolezza. Attaccarli con la loro stessa moneta, d’altronde, mi pare evidente, ha ottenuto in campagna elettorale l’effetto contrario. Il Pd non si arrocchi, si apra, accetti la sfida.

Non credo ci sia alternativ­a. Trent’anni fa il Pci di Enrico Berlinguer espresse una non sfiducia verso l’esecutivo Andreotti, che governò senza maggioranz­a per ben due anni. Il Pd di Renzi oggi è più ideologico del Pci di Berlinguer? Vediamo le proposte di Di Maio & C., valutiamol­e caso per caso. Nessun accordo preventivo, nessun governo insieme: impossibil­e. Ma facciamo in modo che I 5 stelle governino, sotto controllo medico.

L’odio contro la classe dirigente cerca di trasformar­si in classe dirigente. Dal nichilismo al positivism­o. Un processo che può aiutare a cambiare il paese va guardato con interesse e curiosità. E preoccupaz­ione. Gli interessi del partito democratic­o vengono dopo rispetto a quelli del paese, ma, a ben vedere, sono convergent­i.

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