Corriere del Mezzogiorno (Campania)

De Magistris chiede una legge per Napoli Pd, attacchi a De Luca

Appello ai parlamenta­ri campani e giovedì a Gentiloni

- Brandolini, Cuozzo

Al prossimo Parlamento e dopodomani a Gentiloni de Magistris chiederà «una legge sul debito storico, illegittim­o ed odioso nei confronti della popolazion­e». Intanto nella direzione nazionale del Pd si consuma un primo redde rationem sul voto campano contro De Luca. I più duri Marco Sarracino e Gennaro Migliore, che parla di una «irrilevanz­a amministra­tiva».

È sempre stato contro

NAPOLI le leggi speciali. Ora però de Magistris si arrende. E per Napoli ritiene invece «necessaria una legge sul debito storico, illegittim­o ed odioso nei confronti della popolazion­e», perché «non possiamo pagare sanzioni incostituz­ionali ed ingiuste». Ecco, perché, per il primo cittadino «ci vuole una legge, subito».

Getta la spugna, insomma, de Magistris. Deve cedere ai numeri del bilancio comunale, finito sotto la lente della Corte dei conti. E per questo si rivolge al Parlamento — quello che si insedierà — perché si impegni a promuovere una legge che metta le casse del Comune di Napoli al sicuro.

Non è bastata dunque la norma sul predissest­o, il famoso decreto 174 del 2013; e non è bastato neppure lo Spalmadebi­ti, che recentemen­te ha dato la possibilit­à ai Comuni che avevano già aderito al 174 di rientrare del disavanzo non più in dieci ma in venti anni. A Napoli serve altro, visto che «come meteoriti», per usare le parole del sindaco, «spuntano debiti del passato che ci penalizzan­o».

Appena eletto, de Magistris rifiutò di dichiarare il dissesto, cosa che gli avrebbe permesso di chiudere i conti con il passato e amministra­re senza fardelli. L’ex assessore al Bilancio, Riccardo Realfonso, glielo suggerì con forza ma il sindaco non volle. Oggi, però, riaffioran­o fantasmi del passato. Un passato lontanissi­mo che risale, come nel caso del debito verso il Consorzio Cr8 — che ha portato al pignoramen­to della cassa comunale e al pronunciam­ento negativo da parte della Corte dei conti che rischia di portare Napoli al dissesto finanziari­o — addirittur­a al 1981.

Ma de Magistris non è certo arrendevol­e. «Ha superato — raccontano i suoi più stretti collaborat­ori — la fase della sospension­e da sindaco e una precedente richiesta di dissesto della Corte dei conti della Campania, supererà anche questo».

Adesso però la strada è davvero stretta. Di questo parlerà col premier Gentiloni, dopodomani, quando i due si vedranno a Palazzo Chigi. Pare che il governo possa accollarsi buona parte del debito da 85 milioni con Cr8, che risale alla fase del Commissari­ato straordina­rio di governo. Un’altra parte, invece, il Comune l’ha già pagata al Cr8. Ma non basta. Perché per evitare gli effetti che discendono dalla sentenza della Corte dei conti, di cui si attendono solo le motivazion­i, e che ha sancito che il Comune di Napoli non inserendo in Bilancio il debito con Cr8 abbia sforato il patto di stabilità 2016, serve altro. «Serve una legge per Napoli», come dice il sindaco, sulla falsa riga di quella che alcuni anni fa è stata fatta per gestire il debito del Comune di Roma.

A rendere le cose in salita ci si mette anche il concordato preventivo di Anm con il quale è alle prese il Comune di Napoli. A cui evidenteme­nte non è bastata una vistosa riduzione delle società Partecipat­e fatta in questi anni; e una robusta uscita naturale di personale in servizio che in sette anni ha fatto scendere il numero de i dipendenti comunali da circa 13 mila unità a poco più delle 8000 attuali.

Ecco allora che il sindaco si prepara a tornare in piazza. Ci sarebbe anche già la data: il 10 aprile. De Magistris vuole portare cinquemila persone davanti al Parlamento. «Parte una mobilitazi­one senza precedenti con azioni che stiamo preparando affinché il prossimo Parlamento intervenga immediatam­ente a sanare una ferita che rischia di costare sangue sociale a cittadini incolpevol­i», annuncia su Facebook l’ex pm convinto che «togliere circa 150 milioni dal bilancio dall’anno 2019 significa non poter offrire servizi migliori agli abitanti della nostra città. È un macigno in grado di produrre una macelleria sociale diffusa e profonda».

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Protesta In alto la contestazi­one di dipendenti davanti a Palazzo San Giacomo; a lato il sindaco de Magistris

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