Corriere del Mezzogiorno (Campania)
«Se avessi avuto un solo sospetto sul mio Pasquale, lo avrei rinchiuso»
«Mio figlio soffriva per la famiglia, ma provava a farsene una ragione»
Il dolore di Ciro Vitiello, il papà dell’uxoricida: «Pasquale ha sempre lavorato, ha amato immensamente la moglie e la figlia. Soffriva per la separazione ma era sereno, se avessi avuto un solo sospetto lo avrei chiuso a chiave».
Adesso speriamo per mia nipote ma ci atterremo alle decisioni dei giudici
«Pasquale ha sempre lavorato, non ha mai torto un capello a nessuno, ha amato immensamente sua moglie e sua figlia».
Il giorno dopo la tragedia, quando la tragedia, se è possibile, è diventata ancora più grande, Ciro e Annalisa Vitiello, padre e sorella dell’uxoricida, accettano di raccontare ai cronisti il proprio dolore. Nella villetta di via Amati, dove lunedì i carabinieri hanno trafficato per ore alla ricerca di indizi utili a ricostruire l’accaduto, c’è un silenzio assoluto, interrotto solo dagli scrosci della pioggia. Tra poco arriveranno le telecamere di Mediaset a portare trambusto e confusione. «Mio figlio – assicura Ciro Vitiello - era tranquillo anche negli ultimi giorni. Se solo avessi avuto il sospetto che potesse coltivare un proposito del genere, lo avrei tenuto chiuso a chiave in casa per impedirgli di fare disastri. Soffriva, questo sì: adorava la sua famiglia e non riusciva a rassegnarsi all’idea che la moglie fosse andata via».
Dolore, sofferenza, paura: sono i cardini intorno a cui gira questa storia familiare. In casa Vitiello queste sensazioni sono palpabili, ma incredibilmente ci sono anche tanto coraggio e tanta speranza. «In questo momento – dicono, guardandosi negli occhi, padre e figlia – conta solo la serenità di Arianna. Con la famiglia di Imma i rapporti si sono interrotti qualche tempo fa, ma è nostra intenzione riprenderli, nell’interesse della bambina. La speranza è che lui torni qui, dove è nata e cresciuta. Questo è il suo ambiente, qui ci sono i suoi giochi, i suoi ricordi, i suoi punti di riferimento. Ma, per il suo bene, ci atterremo alle decisioni dei giudici. Desideriamo solo che, in qualche modo, la bambina ritrovi un po’ di gioia di vivere».
Ciro e Annalisa Vitiello nelle scorse settimane avevano preso contatti con l’avvocato Salvatore Annunziata, chiedendogli di seguire la causa di separazione tra Pasquale e Imma. Il diretto interessato, per gli impegni di lavoro, non era riuscito ancora a incontrare direttamente il professionista. «Noi – chiariscono i due – ci eravamo rassegnati al fatto che il matrimonio fosse finito. Succede, purtroppo, a molte coppie: era successo anche a loro. Cercavamo di fare coraggio a Pasquale, di dargli tranquillità. Lui era pensieroso, certo, ma assolutamente non ci ha mai fatto immaginare che avesse in mente un’idea del genere. In quel ca- so saremmo intervenuti, avremmo chiesto aiuto. La nostra vita non sarà più la stessa. Ci rimane però una speranza, uno scopo: Arianna».
Pasquale Vitiello, dunque, era riuscito a tenere nascosti anche agli occhi dei suoi familiari i progetti omicidi che coltivava. Dal 4 marzo, per due settimane, deve avere elaborato il piano: la ricerca della pistola, l’acquisto, la scrittura delle lettere alla figlia, al suocero, all’amico più caro. Lunedì, giorno della festa del papà, il piano è stato messo in atto: l’ultima lite con la moglie davanti alla scuola, lo sparo, poi la fuga che ha tenuto in ansia i suoi cari per 24 ore. Ieri mattina il tragico epilogo. Nei prossimi giorni il medico legale farà l’autopsia sulle due salme, che poi saranno restituite ai parenti. Un’unica cerimonia funebre? Due distinte cerimonie? È presto ancora per dirlo.