Corriere del Mezzogiorno (Campania)
«Io, ostaggio di un uomo che aveva appena ammazzato la moglie Sono persone disturbate, diventano imprevedibili»
«Urla, spari e poi la mia vicina riversa sul mio zerbino, davanti alla mia porta, una macchia di sangue che si allargava. E la sensazione netta che sarei morta quello stesso pomeriggio». Mirna Fusco rimette in ordine i ricordi, le sensazioni e la paura che torna ogni volta che sente parlare di un femminicidio. Era la vicina di casa di Davide Mango, l’uomo che a Bellona lo scorso 22 gennaio ha freddato la moglie e si è tolto la vita, dopo aver minacciato di far saltare in aria l’intero palazzo. «E nel palazzo ero rimasta io, che non ero riuscita a fuggire insieme con gli altri. Ho pensato che non ne sarei uscita viva».
Cosa ricorda di quel giorno?
«Le urla della ragazzina figlia della coppia e gli spari. La bimba bussava alla mia porta e gridava parole incomprensibili. Sono corsa ad aprire: d’abitudine chiudo con le mandate e tolgo le chiavi. Dunque ho perso qualche secondo, intanto sentivo spari vicinissimi. Quando ho aperto ho sentito che la ragazzina era già fuori dal portone. Dal primo piano sentivo la sua voce in strada. Ripeteva ‘’mamma non mi abbandonare’’, urlando e piangendo. D’istinto ho abbassato gli occhi e visto a terra il corpo della signora riverso. Aveva la testa rivolta verso la mia porta, gli occhi sbarrati, il sangue si allargava sul pianerottolo».
Non ha pensato a fuggire lontano?
«No, mi sono rifugiata a casa e ho chiamato l’ambulanza. Sentivo altri spari e sono corsa in fondo al mio appartamento. Poi guardando verso l’esterno ho capito
che la persona, che era il mio vicino di casa, sparava verso l’esterno».
Quando è che ha pensato di morire?
«Quando ho sentito una puzza di gas terribile. Ad un certo punto l’omicida ha finanche preso una bombola di gas, l’ha buttata in strada e ha iniziato a spararci sopra ripetutamente per farla esplodere».
Lei era in contatto con le forze dell’ordine?
«Sì, e mi ripetevano di non muovermi, di restare calma in una zona della casa più protetta. Poi ad un certo punto, dopo ore interminabili, mi hanno fatta uscire. Infine verso le 21 è arrivata la notizia che l’uomo che aveva ucciso la moglie si era tolto la vita».
Lei conosceva bene i suoi vicini di casa?
«In realtà li conoscevo poco: si erano trasferiti nel palazzo circa un anno prima».
Litigavano spesso?
«Tantissimo, sentivo urla continue, rumori come di mobili spostati. Evidentemente si lanciavano oggetti».
È mai intervenuta?
«Ho chiamato il proprie- tario dell’immobile, dicendogli che qualcosa sicuramente non andava. Che doveva verificare una situazione assolutamente fuori
contr0llo».
Lei è una psicologa, forse è stata messa in allarme avendo un punto di vista più qualificato sui rapporti interpersonali aspri?
«Non saprei dirlo, di certo la situazione era estrema e complicata anche per uno sguardo che potremmo definire profano, non da specialisti. So che il mio vicino era senza lavoro e di certo questa condizioni di disagio acuiscono situazioni di crisi che comunque permanevano».
La bimba bussava alla mia porta e gridava Sono corsa ad aprire ma lei era già fuori dal portone. Sentivo la sua voce, si era salvata