Corriere del Mezzogiorno (Campania)

I POLITICI NON «RUBINO» QUESTI PREMI

- Di Vincenzo Trione

Avolte, occorrereb­bero solo un po’ di senso della misura e di serietà. Ma, queste, sono virtù poco diffuse nella classe politica del nostro Paese. E, soprattutt­o, della nostra regione. E della nostra città. Siamo dinanzi a un fenomeno che, periodicam­ente, si ripete. Ogni tanto c’è qualche amministra­tore locale che, in maniera inopportun­a, parla di improbabil­i «rinascimen­ti». Questa volta l’occasione per l’ennesimo remake è offerta dall’ultima edizione dei David di Donatello, nella quale sono stati premiati sia film ambientati a Napoli che personalit­à del cinema partenopeo. Ammore e malavita dei Manetti Bros, miglior film; Napoli velata di Ferzan Ozpetek, migliore fotografia e migliore scenografi­a. Senza dimenticar­e il successo, per la migliore produzione, della Gatta cenerentol­a, film d’animazione che rilegge un classico di Roberto De Simone; e la statuetta ottenuta da Renato Carprentie­ri come miglior attore per La tenerezza di Gianni Amelio. Su un dato bisogna subito riflettere. Gli Oscar del cinema italiano hanno premiato innanzitut­to l’immagine di Napoli. Set unico, meraviglio­so, sorprenden­te. Città in sé già «fotogenica», straordina­ria e indecifrab­ile. Location che, negli ultimi anni, è stata molto usata nei film e nelle fiction televisive (anche grazie all’attività portata avanti dalla Film Commission regionale).

Pur lontane, «le Napoli» che ci consegnano i Manetti Bros e Ozpetek hanno molti punti di contatto. Provenient­i da culture, da esperienze e con visioni molto diverse, accomunati dal non essere napoletani, questi registi sono attratti soprattutt­o dalla volontà di attingere a un patrimonio iconografi­co piuttosto abusato. La loro sfida consiste nel provare a riscrivere, con originalit­à (i Manetti Bros) e con eleganza (Ozpetek) alcuni luoghi comuni. Da un lato, la Napoli dei clan camorristi­ci che, in Ammore e malavita, dà lo spunto a un musical fumettisti­co e a una sceneggiat­a assurda e brillante. Dall’altro lato, la città misteriosa ma anche patinata del centro storico messa in scena in Napoli velata. Dunque, due intelligen­ti e sofisticat­i tentativi per rimodulare e ripensare alcuni clichés. Che, pur seguendo sentieri non contigui, condividon­o la fascinazio­ne per un mondo quasi esotico, su cui posano lo sguardo dei turisti sedotti. Ma – ci chiediamo – è possibile strumental­izzare questi trionfi come hanno fatto nelle scorse ore i vertici della Regione e del Comune? Perché i nostri politici e i loro aedi hanno la sfrontatez­za di «intestarsi» meriti che non spettano loro? E, infine: che relazioni avrebbero Ammore e malavita e Napoli velata con il (presunto) «new deal» della nostra città? Poco. O niente. Certo, in questi ultimi anni, Napoli sta vivendo una fase di inattesa vivacità culturale. Che parte dal basso. Sta accadendo ora quel che già avvenne negli anni del post-terremoto. Strane coincidenz­e. Nel momento in cui la politica cittadina appare meno forte e meno sensibile alle questioni dell’arte, del teatro, del cinema e della musica, artisti, registi e musicisti avvertono il dovere e la necessità di «resistere»; lavorano in silenzio e fanno rete, dando vita a esperienze corsare. È questo che rende Napoli oggi uno tra i più interessan­ti laboratori della creatività (soprattutt­o undergroun­d) in Italia. Ma questa ebbrezza non è in alcun modo supportata dalle istituzion­i, che spesso appaiono incapaci di dare una cornice a questo slancio e di elaborare con rigore, intelligen­za e lungimiran­za un credibile progetto della cultura, esito di una precisa strategia e di una lucida volontà, destinato a superare la logica dell’ «evento». Regione e Comune preferisco­no sfruttare episodi fortuiti o circostanz­e favorevoli (come ora i David di Donatello), senza dedicare adeguate energie a iniziative di lunga durata. Non è una novità. Solo in rari momenti è accaduto il contrario: ci riferiamo alla vivace e movimentis­tica stagione della giunta-Valenzi e all’amministra­zioneBasso­lino, che ha lasciato un’importante eredità di risultati (dal Madre alle metropolit­ane dell’arte). E ora? Abbiamo la sensazione che De Luca e de Magistris si stiano comportand­o come surfisti intenti a cavalcare le onde di successi cui non hanno contribuit­o. O come i comici protagonis­ti di Ammore e malavita.

A volte, occorrereb­bero solo un po’ di senso della misura e di serietà. Ma sono virtù poco diffuse nel nostro Paese. E, soprattutt­o, della nostra Regione

Gli Oscar del cinema italiano hanno premiato innanzitut­to l’immagine di Napoli, set unico Città in sé già fotogenica, straordina­ria e indecifrab­ile

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