Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Carpentier­i: «Alla politica il cinema piace soltanto quando viene premiato»

L’attore: manca attenzione e non si rischia sui bravi

- di Natascia Festa

NAPOLI Quando uno la notte prima ha vinto un David di Donatello come miglior attore protagonis­ta, con Diane Keaton che, contagiata dalla tenerezza, lo bacia mentre in sala sono tutti in piedi, lacrime agli occhi, non è che si può pure mettere a commentare l’emozione. Figuriamoc­i se è già schivo di suo. «Appunto» sta per dire Renato Carpentier­i ma non lo dice. «Facciamo ora un’intervista breve. Poi quando tornerò a Napoli conversere­mo più a lungo (invece lo facciamo subito ndr). Oppure no? Passata la vittoria, la cosa non è più interessan­te?».

Carpentier­i è sempre interessan­te.

«Sa perché dico così? Perché, alla politica, alle istituzion­i, il teatro e il cinema piacciono quando vincono. Si tratta, invece, di arti che impongono una pratica quotidiana e un’attenzione prolungata, anche quando non creano i cosiddetti “eventi” straordina­ri. Nella normalità, la cultura sembra una perdita di tempo per privilegia­ti. Quando mi chiedono cosa fai e io rispondo l’attore, non basta. Aggiungono: sì, ma che altro fai?».

Ieri abbiamo assistito ai «Napoli di Donatello». A cosa si deve questo trionfo?

«Gli elementi che determinan­o il successo sono tre: creatività, disciplina e occasioni. Basta ne manchi uno e si perde. Per questo sono molto felice che abbia vinto artisti che coniugano talento e disciplina come i giovani di Mad Entertainm­ent. L’occasione ti pone di fronte alla sfida di superare te stesso, di cercare nuove soglie dentro di te. E per farlo ci vuole disciplina. Per il resto credo che la creatività in generale sia sopravvalu­tata».

Ieri è stato certificat­o, però, che è un giacimento meridional­e. In città si girano «L’amica geniale» e i «Bastardi di Pizzofalco­ne» e, a detta del sindaco de Magistris, sono 400 i prodotti audiovisiv­i realizzati a Napoli in due anni.

«Attenzione però a non confondere i piani».

Quali?

«L’industria di questi sceneggiat­i è una cosa. E ben venga in quanto industria. Qualsiasi ruolo realizzato per la tv, però — e lo dice uno che ha lavorato per anni ne La Squadra — richiede dal 30 al 60 per cento del tuo talento. La libertà e la ricerca sono inversamen­te proporzion­ali alla quantità di pubblico».

Ieri ha vinto anche un’altra immagine di Napoli, quella che, pur non negandolo, non ha bisogno di rimestare nel male assoluto.

«Sì, è la città delle tante narrazioni e ha una propension­e per queste esplosioni di vitalità. Ci siamo portati. Il male però esiste. La camorra esiste, la piaga dell’abbandono scolastico pure. Felici dei premi, ma non siamo un paradiso».

Il video del suo discorso è già virale. E le frasi epigrammi: «La tenerezza è rivoluzion­aria». Perché?

«Benjamin, negli anni Trenta, nel commentare un componimen­to di Brecht sulla leggenda dell’origine del Tao Te Ching dice che, per rispondere alla domanda “se tu sai qualcosa dimmela”, posta da un gabelliere, Lao Tzu scrive per cortesia l’opera. La cortesia quindi è importante e rara. Ma non basta perché non “tocca” l’altro, mantiene una distanza. La tenerezza, invece, nasce da un contatto tra due, attraversa strati, buca diffidenze con chi sta di fronte: con tutti gli uomini e le donne anche senza permesso di soggiorno. Il destino dell’uomo è l’uomo, per tornare a Brecht. E in questo imbarbarim­ento crescente la tenerezza così intesa

L’iniziativa A settembre apriamo a Pizzofalco­ne un teatro-studio, luogo di sperimenta­zioni e incontri di generazion­i È una cosa che manca a Napoli ed è giusto farla anche se di tasca mia

ha un valore politico: se riconosco l’altro tanto da “toccarlo” c’è una via d’uscita».

Seconda parola chiave del suo discorso è «rischio».

«Gianni Amelio ha rischiato con me 28 anni fa volendomi in Porte aperte con un attore non semplice come Gian Maria Volonté. Ne La tenerezza ha scommesso di nuovo perché nella seconda, parte fatta di piccoli movimenti dell’anima, senza la sua guida non ce l’avrei fatta. Oggi nessuno rischia sui tanti bravi e preparati attori».

Ci vuole molto tempo per diventare giovani diceva Picasso. Lei, a 75 anni, con Valeria Lucchetti, aprirà uno spazio indipenden­te.

«Picasso teneva ragione. A settembre, a Pizzofalco­ne inaugurere­mo un teatro-studio, luogo di sperimenta­zioni e incontri di generazion­i. Se due attori vogliono provarsi intorno a un testo dove vanno? È una cosa che manca a Napoli e trovo giusto farla, anche se di tasca mia».

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A sinistra Diane Keaton premia Renato Carpentier­i con il David di Donatello; a destra i tassisti napoletani ieri mattina in piazza
I due volti A sinistra Diane Keaton premia Renato Carpentier­i con il David di Donatello; a destra i tassisti napoletani ieri mattina in piazza

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