Corriere del Mezzogiorno (Campania)
E quella che perde
Disoccupazione in crescita, trasporti al tracollo, sciopero dei taxi e lo scippo alla Rai
NAPOLI C’è la Napoli d’arte, cultura e cinema, che vince, anzi stravince, il premio di miglior attrice protagonista. Quella patinata o sgualcita e comunque pop che sfila sui red carpet accanto a registi, attori, montatori, trucco e parrucco. E poi c’è quella che resta a piedi. Perché uno sciopero selvaggio dei taxi, dalle 10 di mattina alle 22, inchioda migliaia di persone a fermate dove si invecchia di almeno un paio d’anni nell’attesa che passi un autobus. Ché l’Anm è praticamente un’azienda decotta, dove gli amministratori cadono come birilli. E decotto è anche il bilancio comunale, se non si rischia più il dissesto, caleranno multe talmente salate da spezzare i reni dell’amministrazione di Palazzo San Giacomo. A neanche tre giorni dalle elezioni l’Istat ha poi dato il colpo di grazia. Nel 2017 ha contato 113 mila disoccupati su 970 mila napoletani. Con un tasso di disoccupazione cresciuto del 3,9 per cento (il più alto tra le città italiane) e un tasso di occupazione che è invece il più basso, 39,9 per cento.
Sono dati che dovrebbero far tremare i polsi. E anche nel favoloso mondo della comunicazione non è che va meglio. Un fiore all’occhiello cittadino, il Centro di produzione Rai, dove nascono fiction e programmi di successo rischia lo scippo. L’allarme l’ha lanciato anche il presidente della Regione Vincenzo De Luca che ha chiesto un incontro alla direzione generale della Rai. «Apprendiamo — ha detto De Luca — che nuovi investimenti sono orientati fuori della Campania con l’esclusione del Centro di produzione di Fuorigrotta, come l’ultimissimo accordo siglato in questi giorni che assegna una importante produzione a Torino. Occorre non solo difendere ma rilanciare il Centro di Produzione di Napoli che con le grandi professionalità, le competenze e le tecnologie disponibili, rischia di rimanere tagliato fuori nei prossimi mesi dalle nuove produzioni della Rai, con gravissime ricadute sui lavoratori e sull’indotto».
E torniamo al lustro dei David, ad una fabbrica, quella del cinema che tanto sta dando a Napoli. La film commission solo nel 2017 ha sostenuto e accompagnato 120 progetti. Eppure perché gli investimenti diventino sistemici anche un’arte apparentemente immateriale come il cinema ha bisogno di infrastrutture e una base logistica. Ad ogni premio, come dal cappello del mago, rispunta l’idea degli Studios. Che poi erano stati anche progettati e finanziati, nel 2007, a Bagnoli. Ebbene quel progetto è stato definitivamente seppellito dalla giunta Caldoro e la vicenda è finita con un contenzioso.
Ma il punto è un altro. «Quel progetto è quantomai attuale — spiega Maurizio Gemma, direttore generale della Film commission —. La legge regionale del cinema è importantissima perché considera l’audiovisivo come un insieme di filiere. Rende stabili interventi a favore del comparto che ha a che fare con l’industria e con la cultura. Certo servirebbe una base logistica ora».
Qualche timido passo lo si sta facendo nella zona opposta a Bagnoli, a Napoli est, nella struttura dell’ex Manifattura tabacchi. Non studios per carità. Quelli resistono solo a Hollywood, non a Napollywood.