Corriere del Mezzogiorno (Campania)

E quella che perde

Disoccupaz­ione in crescita, trasporti al tracollo, sciopero dei taxi e lo scippo alla Rai

- Simona Brandolini

NAPOLI C’è la Napoli d’arte, cultura e cinema, che vince, anzi stravince, il premio di miglior attrice protagonis­ta. Quella patinata o sgualcita e comunque pop che sfila sui red carpet accanto a registi, attori, montatori, trucco e parrucco. E poi c’è quella che resta a piedi. Perché uno sciopero selvaggio dei taxi, dalle 10 di mattina alle 22, inchioda migliaia di persone a fermate dove si invecchia di almeno un paio d’anni nell’attesa che passi un autobus. Ché l’Anm è praticamen­te un’azienda decotta, dove gli amministra­tori cadono come birilli. E decotto è anche il bilancio comunale, se non si rischia più il dissesto, caleranno multe talmente salate da spezzare i reni dell’amministra­zione di Palazzo San Giacomo. A neanche tre giorni dalle elezioni l’Istat ha poi dato il colpo di grazia. Nel 2017 ha contato 113 mila disoccupat­i su 970 mila napoletani. Con un tasso di disoccupaz­ione cresciuto del 3,9 per cento (il più alto tra le città italiane) e un tasso di occupazion­e che è invece il più basso, 39,9 per cento.

Sono dati che dovrebbero far tremare i polsi. E anche nel favoloso mondo della comunicazi­one non è che va meglio. Un fiore all’occhiello cittadino, il Centro di produzione Rai, dove nascono fiction e programmi di successo rischia lo scippo. L’allarme l’ha lanciato anche il presidente della Regione Vincenzo De Luca che ha chiesto un incontro alla direzione generale della Rai. «Apprendiam­o — ha detto De Luca — che nuovi investimen­ti sono orientati fuori della Campania con l’esclusione del Centro di produzione di Fuorigrott­a, come l’ultimissim­o accordo siglato in questi giorni che assegna una importante produzione a Torino. Occorre non solo difendere ma rilanciare il Centro di Produzione di Napoli che con le grandi profession­alità, le competenze e le tecnologie disponibil­i, rischia di rimanere tagliato fuori nei prossimi mesi dalle nuove produzioni della Rai, con gravissime ricadute sui lavoratori e sull’indotto».

E torniamo al lustro dei David, ad una fabbrica, quella del cinema che tanto sta dando a Napoli. La film commission solo nel 2017 ha sostenuto e accompagna­to 120 progetti. Eppure perché gli investimen­ti diventino sistemici anche un’arte apparentem­ente immaterial­e come il cinema ha bisogno di infrastrut­ture e una base logistica. Ad ogni premio, come dal cappello del mago, rispunta l’idea degli Studios. Che poi erano stati anche progettati e finanziati, nel 2007, a Bagnoli. Ebbene quel progetto è stato definitiva­mente seppellito dalla giunta Caldoro e la vicenda è finita con un contenzios­o.

Ma il punto è un altro. «Quel progetto è quantomai attuale — spiega Maurizio Gemma, direttore generale della Film commission —. La legge regionale del cinema è importanti­ssima perché considera l’audiovisiv­o come un insieme di filiere. Rende stabili interventi a favore del comparto che ha a che fare con l’industria e con la cultura. Certo servirebbe una base logistica ora».

Qualche timido passo lo si sta facendo nella zona opposta a Bagnoli, a Napoli est, nella struttura dell’ex Manifattur­a tabacchi. Non studios per carità. Quelli resistono solo a Hollywood, non a Napollywoo­d.

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