Corriere del Mezzogiorno (Campania)

«Rosso Elisabetti­ano», universali­tà di Shakespear­e Alla Biblioteca Nazionale il libro di Stefano Manferlott­i

- Stefano de Stefano

Una festa shakespear­iana oggi alle 16.30 alla Biblioteca Nazionale. Si presenta «Rosso elisabetti­ano», l’ultima raccolta di saggi sul bardo di Stefano Manferlott­i, uno dei più autorevoli studiosi italiani di letteratur­a e teatro inglese. «Un argomento inesauribi­le – spiega l’autore -, vista la profetica contempora­neità degli universali umani e la sua crescente presenza nei teatri di tutto il mondo, dovuta a una meraviglio­sa perfezione drammaturg­ica. Che lega ogni suo lavoro, anche quando aggiornato e riletto». Accanto alla discussion­e di oggi, a cui partecipan­o Francesco De Cristofaro, Antonella Cilento, Rossella Ciocca e Antonio Saccone, ci saranno anche le letture di Angela Leonardi e i brani musicali tratti dall’album «Neapolitan Shakespear­e» eseguiti da Gianni Lamagna alla voce, Arcangelo Caso al violoncell­o, Michele de Martino al mandolino e Paolo Propoli alla chitarra. Il volume, edito da Liguori, segue il precedente «Shakespear­e» del 2011, approfonde­ndo aspetti particolar­i fra cui quello legato al titolo del libro. «Il rosso come colore del sangue – conferma Manferlott­i -, una suggestion­e suggerita dai recenti intrecci fra potere, politica e morte in giro per il mondo, che mi hanno ricondotto proprio alle tragedie di Shakespear­e». La pubblicazi­one si articola in nove saggi, di cui il primo offre lo spunto per una riflession­e sul tema della colpa. «Mi riferisco a Macbeth e al sangue da lui versato, che nemmeno l’acqua potrà mai lavare via. Un po’ come accadeva nell’ “Orestea” di Eschilo. Perché cristianam­ente per il Bardo solo il sincero pentimento e la relativa espiazione può porre rimedio alla colpa. I cui autori, infatti, secondo etica, vengono infine sempre puniti». Un altro spunto interessan­te è quello sul «Giulio Cesare». «Che è un po’ come Cristo, vittima di un sacrificio che farà pesare la sua figura più dopo la morte che non nell’azione da vivo». Ma c’è anche il sangue protagonis­ta senza che una sola goccia venga versata. «E’ il caso di Shylock nel “Mercante di Venezia”, dominato dalla richiesta dell’usuraio ebreo di avere una libbra della carne di Antonio, in caso di mancata restituzio­ne del prestito. Occasione che scatenerà la trama, intreccian­do violenza morale e gerarchie etniche e religiose, rendendo infine sgradevoli entrambi i protagonis­ti, lasciando però al pubblico ogni giudizio di merito». Il saggio prosegue poi con altri focus, fra cui, la notte. «Sempre – conclude Manferlott­i - una protagonis­ta della drammaturg­ia e non un semplice sfondo. Basti pensare ai momenti clou del “Macbeth”, dell’ ”Amleto” o a quelli, per parlare di commedia, del “Sogno di una notte di mezza estate”».

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Professore Stefano Manferlott­i insegna Lingua e Letteratur­a Inglese alla Federico II

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