Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Napoli, la resa di tre ospedali
Fax al 118 da Loreto Mare, San Giovani Bosco e San Paolo: molti reparti saturi
Sono le 8 e 13 minuti quando il fax della Centrale operativa del 118 di Napoli inizia a ricevere il primo messaggio di allerta dal territorio. Si tratta dell’ospedale San Giovanni Bosco, l’oggetto della comunicazione è da far tremare le gambe. È scritto infatti, «dell’impossibilità di accogliere altri pazienti in emergenza». Nel messaggio viene chiaramente segnalata la «totale saturazione della capacità ricettiva ordinaria e straordinaria» del reparto del pronto soccorso. E non è finita qui.
NAPOLI Da più di una settimana il Cardarelli è sotto assedio. Nonostante ogni giorno si riesca a dimettere — o trasferire dal pronto soccorso ai reparti — un numero di pazienti che basterebbero a riempire un piccolo ospedale di provincia, la pressione non accenna a diminuire. Sino ad oggi l’analisi degli addetti ai lavori è sempre stata la stessa: «Non esiste un’unica causa di questo sovraffollamento».
I documenti in possesso del Corriere del Mezzogiorno dicono che negli ultimi giorni una causa ben precisa esiste, e dipinge il quadro desolante di una sanità che per l’Asl Napoli 1 centro sembra essere in disarmo. Nelle carte trasmesse dai principali ospedali di Napoli alla centrale operativa territoriale del 118 si leggono messaggi molto chiari, che la dicono lunga sull’ondata di accessi che sta mettendo a dura prova la tenuta del Dea, il dipartimento di emergenza e accettazione, del Cardarelli.
Sono le 8 e 13 minuti quando il fax della Centrale operativa del 118 di Napoli inizia a ricevere il primo messaggio di allerta dal territorio. Si tratta dell’ospedale San Giovanni Bosco, l’oggetto della comunicazione è da far tremare le gambe. È scritto infatti, «dell’impossibilità di accogliere altri pazienti in emergenza». Nel messaggio viene chiaramente segnalata la «totale saturazione della capacità ricettiva ordinaria e straordinaria» del reparto del pronto soccorso e quindi si fa riferimento all’esigenza di evitare (ove possibile) che pazienti trasportati dal 118 vengano indirizzati al San Giovanni Bosco. Non a caso la nota si chiude con la richiesta della massima collaborazione affinché i pazienti vengano trasportati direttamente presso altre strutture.
Nel corso della giornata la direzione sanitaria aprirà uno spiraglio alla ricezione dei pazienti, precisando però che a causa dell’irreparabile rottura del tavolo operatorio ortopedico, una volta stabilizzati i pazienti con fratture da operare andranno comunque trasferiti in altri ospedali. Già questo sarebbe un bel problema, la situazione precipita quando note simili iniziano ad arrivare anche da altri nosocomi che dovrebbero far parte della rete cittadina dell’emergenza: vale a dire dall’ospedale San Paolo di Fuorigrotta e dal Loreto Mare di via Amerigo Vespucci.
Andiamo con ordine. L’allarme rosso dall’ospedale San Paolo risale addirittura alle 21,16 di venerdì 23. E quello l’orario al quale il fax della Centrale operativa del 118 di Napoli si attiva per segnalare la «mancanza di posti letto in rianimazione». L’ospedale non può accettare altri pazienti in un reparto evidentemente vitale, perché i posti letto sono tutti occupati. La richiesta è ancora una volta quella di «dirottare i pazienti che necessitano di rianimazione presso gli altri presidi cittadini». Stona con questo messaggio di allerta il fatto che, al di là della rianimazione, l’ospedale San Paolo appaia quasi vuoto.
Un camice bianco commenta ironico: «Siamo talmente in basso che i pazienti, se possono, si dirigono direttamente verso altre strutture. Alle 19 nessun affollamento neanche in pronto soccorso. Il Loreto Mare invece di pazienti ne ha, e le cose non vanno certo per il meglio. In una nota si segnala «l’assoluta mancanza di posti letto nei vari reparti» e anche «la presenza di numerose barelle». In quest’ultimo caso l’allerta è scattata l’ultima volta alle 9.30 di ieri. Intanto, anche al Vecchio Pellegrini nel fine settimana si sono verificati accessi in numero spropositato tali da rendere complicatissimo il lavoro.
Come in una tempesta perfetta, diversi reparti di diversi ospedali, per le ragioni più disparate, sono arrivati al limite. Sembra non esserci comunicazione tra i vari reparti e spesso anche tra le direzioni sanitarie dei presìdi, né tantomeno nei confronti della direzione generale dell’Asl. Si crea così un corto circuito impossibile da governare e di conseguenza un super afflusso verso l’unico pronto soccorso capace di reggere all’impatto: il Cardarelli.
Tempesta perfetta Complicata anche la comunicazione tra i vari uffici per coordinarsi
I numeri dell’ospedale del Vomero definiscono come una cartina di tornasole questa crisi dei presidi ospedalieri di Napoli. Negli ulti 10 giorni la media è stata di 240 accessi di pronto soccorso al giorno, con punte anche di 270. In questo lasso di tempo sono circa 2.400 i pazienti ai quali è stato prestato soccorso. I camici bianchi del Cardarelli definiscono la giornata di ieri come una delle più dure in assoluto, alle 13 già erano stati trasferiti dal pronto soccorso ai reparti ben 30 pazienti.
Ogni giorno si affronta l’inferno nel tentativo di riportare la situazione alla normalità. La direzione strategica dell’ospedale ha anche varato un protocollo grazie al quale si è riusciti, e tuttora si riesce, a sopperire a questo super afflusso. E’ tuttavia impensabile che Napoli possa contare quasi esclusivamente sul Cardarelli. Non è dignitoso per i cittadini, né per i medici che dal Loreto Mare al San Giovanni Bosco, passando per il San Paolo e tutti gli altri presidi non si tirano indietro nonostante le difficoltà.