Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Cercasi mecenate per l’orto di Paladino
Benevento, danni e abbandono. L’appello di Mastella: qualche privato ci aiuti
L’Hortus Conclusus di Mimmo Paladino a Benevento è un luogo dell’anima. Peccato che l’anima sia finita in Purgatorio per l’usura, l’abbandono, i vandalismi e ora, come diceva Mimì Rea, bisogna fare del bene alle anime del Purgatorio per sospingerle in Paradiso con cure, preghiere e offerte. Soprattutto offerte perché, come dice il detto comune, senza soldi non si cantano messe.
Clemente Mastella, sindaco della città del maestoso Arco di Traiano, del glorioso Teatro Romano e del magico Chiostro di Santa Sofia, tiene molto al Giardino Chiuso ma come ci dice e come ha detto allo stesso Paladino proprio stamane (ieri, ndr) - «non ci sono soldi e auspico che un signor mecenate o uno o più privati generosi ci aiutino a conservare quest’opera d’arte che ha portato Benevento nella modernità con i simboli della sua storia». L’intervento dei privati sarebbe, forse, il modo migliore per ripulire, risistemare, curare quello che un tempo era uno degli orti del Convento di San Domenico e che oggi è dominato dallo sguardo del Cavallo dagli occhi di bronzo che lì in alto, sulle mura di cinta del giardino o della città o dell’universo, con la maschera d’oro simile a quella di Agamennone evoca con naturalezza il mitico cavallo di Troia. Ma oggi quel Cavallo domina soprattutto le scritte che mani insieme romantiche e balorde hanno scarabocchiato sul muro sottostante per dire «Barbara ti amo» e subito dopo per ricordare che troia non è solo l’antica Ilio.
«Lo so - dice il sindaco che dopo l’incidente d’auto sulla Telesina dal quale è uscito miracolosamente vivo, “lassù qualcuno mi ama”, è a riposo nella casa romana - lo so, conosco bene quelle scritte perché quando quasi due anni fa fui eletto sindaco, la prima cosa che feci fu andare nell’Hortus Conclusus con Paladino e mi trovai innanzi quelle scritte e così per superare l’imbarazzo gli dissi: ‘Il mondo è proprio pieno d’artisti’. Si fece una risata liberatoria. Ma, battute a parte, il vero problema dell’Hortus è rappresentato dal tempo e necessita di una manutenzione quasi costante che garantisco ma ancora non siamo riusciti a intervenire sull’incuria storica».
Sembra che questa sia un’abitudine di Clemente Mastella ossia andare, appena può, senza fare pubblicità, nel Giardino per ritrovare un po’ di pace prima di rituffarsi nelle lotte del mondo. Il modo più sicuro per custodire l’opera di Paladino è usarla. Potrà sembrare paradossale ma vale per l’Hortus ciò che vale per i molti teatri di Benevento, dal Comunale al Romano, vanno usati, vissuti e, quindi, capovolgendo il nome del Conclusus è bene che il Giardino sia il più aperto possibile affinché sia la città stessa a conservarlo e salvaguardarlo guardandolo.
Se i beneventani guardassero quasi quotidianamente il loro bel giardino, forse, non sarebbe stata tagliata la testa al busto in pietra che c’è sulla sommità della terrazza superiore, terrazza a sua volta chiusa e inaccessibile perché non agibile. Si aggira a Benevento un pericoloso «tagliatore di teste» di opere d’arte che fa vittime nell’Hortus come sul travertino dell’Arco di Traiano? O il «tagliateste» è il Tempo? Se fosse vera la seconda ipotesi, allora, non ci sarebbe altra ricetta che la operosa tutela. «L’uso dell’orto e del giardino il più possibile è il mio obiettivo - dice Mastella - e ora che andiamo verso il bel tempo vi saranno più occasioni teatrali e culturali in senso lato per ritrovarsi intorno allo Scudo sannita come a casa nostra». In verità, a frequentare nottetempo l’Hortus non è solo il sindaco ma anche il suo autore. Mimmo Paladino sembra che per la sua creatura - ma l’opera, se è tale, quasi sempre è superiore all’artista - abbia un debole particolare e quando, già da tempo, l’ha vista così acciaccata e malandata è stato anche duro con l’amministrazione comunale, fino ad ipotizzare in modo provocatorio di potersi riprendere le statue, gli elmi, la fontana per salire a cavallo e andar via come un antico guerriero. Oggi il rapporto con Mastella è ottimo, ma il «tagliatore di teste» - chiunque sia - va trovato e l’opera va restituita integra alla città affinché la custodisca.