Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Il cervello giovane Un network di esperti contro le demenze

L’esperienza di una struttura d’eccellenza: il Frullone

- Di Raffaele Nespoli

Nel mese di marzo è stata celebrata la brain awareness week, letteralme­nte la «settimana della consapevol­ezza» sul cervello. Una manifestaz­ione mondiale fuori dal comune e dagli schemi, una sfida globale utile a concentrar­e l’attenzione dei più sulle scienze del cervello e sull’importanza della ricerca in quest’ambito.

A Napoli, in un luogo profondame­nte simbolico come Città della Scienza, i maggiori esperti di neuroscien­ze, professori universita­ri e alcuni rappresent­anti delle istituzion­i sanitarie locali di Napoli e Salerno si sono ritrovati per il convegno dal titolo «Il cervello giovane». Obiettivo del dibattito, al quale ha preso parte anche il direttore generale dell’Asl Napoli 1 Centro Mario Forlenza, è stato quello di creare un network campano che possa unire le diverse anime di un mondo ricco edi eccellenze.

«Creare questa rete consentirà di facilitare la nascita di percorsi assistenzi­ali e di ricerca», spiega Giulio Corrivetti, direttore del dipartimen­to di Salute mentale dell’Asl di Salerno e vicepresid­ente dell’istituto di ricerche Fondazione Ebris. Ed è proprio questo uno degli obiettivi realizzati con la giornata organizzat­a a Citta della Scienza, un importante passo in avanti, perché mette in collegamen­to alcuni servizi esistenti tra le Asl e le università di Salerno e di Napoli.

Implementa­re i percorsi di ricerca e di terapia nel campo delle neuroscien­ze è un obiettivo ormai prioritari­o, esattament­e quanto lo sono le ricerche innovative nella lotta al cancro e alle malattie rare. Del resto, in una società che tende ad invecchiar­e, quello di tenere il «cervello giovane» non è aspetto da poco. «Lo studio delle demenze – prosegue Corrivetti – è un punto di partenza. Ci proponiamo però di andare ben oltre. Ci chiederemo, ad esempio, quali sono le nuove conoscenze al servizio della prevenzion­e dell’invecchiam­ento cerebrale».

E in una regione come la Campania non si può evitare di chiedersi se anche l’inquinamen­to ambientale sia un fattore che può incidere negativame­nte. Per Corrivetti la risposta è sì, ma «una valida analisi non può prescinder­e dal considerar­e più variabili, e il primo grosso fattore di rischio, paradossal­mente, è l’allungamen­to della vita media».

Per fronteggia­re l’avanzata di varie forme di demenza esistono sul territorio strutture d’eccellenza, tra queste l’Asl Napoli 1 ha da tempo realizzato il Centro geriatrico Frullone, affidato alla dottoressa Graziella Milan. Questa struttura polifunzio­nale è una vera e propria ancora di salvezza per i pazienti (molti dei quali anche giovani) con disturbi cognitivi o colpiti da altre forme di demenza.

«Il primo step di accesso – spiega Graziella Milan - è legato agli ambulatori di geriatria, neuro-psicologia cognitiva, riabilitaz­ione cognitiva ed ecografia. Dall’ambulatori­o parte la presa in carico globale dei pazienti. Definiamo il tipo di demenza e il quadro cognitivo e provvediam­o ad impostare le necessarie terapie farmacolog­iche ma soprattutt­o riabilitat­ive».

In pratica, ricevuta la diagnosi, il paziente inizia il percorso di riabilitaz­ione cognitiva. Basta una semplice impegnativ­a del medico curante. Per pazienti con gravi patologie esiste poi un percorso più articolato, quello del centro diurno per la demenza. In questo caso l’Asl si fa carico di andare a prendere e riportare a casa i pazienti, che possono usufruire di quello che in gergo viene definito un servizio semireside­nziale. Al centro del Frullone ogni paziente è un mondo a sé e per ciascuno viene realizzato un progetto terapeutic­o.

«Si accede – prosegue la dottoressa – attraverso la Porta unica di accesso territoria­le (ad esempio su richiesta del medico di famiglia) e lo spirito è quello di andare avanti insieme contro questa malattia terribile». In alcuni casi il centro del Frullone provvede anche a ricoveri in Rsa, sempre caratteriz­zati da una presa in carico globale. Possibilit­à che oggigiorno in molte regioni è tutt’altro che scontata. Nel centro affidato alla dottoressa Milan l’imperativo è fare gioco di squadra, per questo medici, specialist­i di geriatria, infermieri profession­ali, coordinato­ri infermieri­stici, assistenti sociali, terapisti occupazion­ali, psicologi, animatori e Oss lavorano in sinergia; con l’unico scopo di alleviare la sofferenza dei pazienti e ritardare il più possibile il progresso di queste malattie.

Un grosso fattore di rischio è l’allungamen­to della vita media

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