Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Il cervello giovane Un network di esperti contro le demenze
L’esperienza di una struttura d’eccellenza: il Frullone
Nel mese di marzo è stata celebrata la brain awareness week, letteralmente la «settimana della consapevolezza» sul cervello. Una manifestazione mondiale fuori dal comune e dagli schemi, una sfida globale utile a concentrare l’attenzione dei più sulle scienze del cervello e sull’importanza della ricerca in quest’ambito.
A Napoli, in un luogo profondamente simbolico come Città della Scienza, i maggiori esperti di neuroscienze, professori universitari e alcuni rappresentanti delle istituzioni sanitarie locali di Napoli e Salerno si sono ritrovati per il convegno dal titolo «Il cervello giovane». Obiettivo del dibattito, al quale ha preso parte anche il direttore generale dell’Asl Napoli 1 Centro Mario Forlenza, è stato quello di creare un network campano che possa unire le diverse anime di un mondo ricco edi eccellenze.
«Creare questa rete consentirà di facilitare la nascita di percorsi assistenziali e di ricerca», spiega Giulio Corrivetti, direttore del dipartimento di Salute mentale dell’Asl di Salerno e vicepresidente dell’istituto di ricerche Fondazione Ebris. Ed è proprio questo uno degli obiettivi realizzati con la giornata organizzata a Citta della Scienza, un importante passo in avanti, perché mette in collegamento alcuni servizi esistenti tra le Asl e le università di Salerno e di Napoli.
Implementare i percorsi di ricerca e di terapia nel campo delle neuroscienze è un obiettivo ormai prioritario, esattamente quanto lo sono le ricerche innovative nella lotta al cancro e alle malattie rare. Del resto, in una società che tende ad invecchiare, quello di tenere il «cervello giovane» non è aspetto da poco. «Lo studio delle demenze – prosegue Corrivetti – è un punto di partenza. Ci proponiamo però di andare ben oltre. Ci chiederemo, ad esempio, quali sono le nuove conoscenze al servizio della prevenzione dell’invecchiamento cerebrale».
E in una regione come la Campania non si può evitare di chiedersi se anche l’inquinamento ambientale sia un fattore che può incidere negativamente. Per Corrivetti la risposta è sì, ma «una valida analisi non può prescindere dal considerare più variabili, e il primo grosso fattore di rischio, paradossalmente, è l’allungamento della vita media».
Per fronteggiare l’avanzata di varie forme di demenza esistono sul territorio strutture d’eccellenza, tra queste l’Asl Napoli 1 ha da tempo realizzato il Centro geriatrico Frullone, affidato alla dottoressa Graziella Milan. Questa struttura polifunzionale è una vera e propria ancora di salvezza per i pazienti (molti dei quali anche giovani) con disturbi cognitivi o colpiti da altre forme di demenza.
«Il primo step di accesso – spiega Graziella Milan - è legato agli ambulatori di geriatria, neuro-psicologia cognitiva, riabilitazione cognitiva ed ecografia. Dall’ambulatorio parte la presa in carico globale dei pazienti. Definiamo il tipo di demenza e il quadro cognitivo e provvediamo ad impostare le necessarie terapie farmacologiche ma soprattutto riabilitative».
In pratica, ricevuta la diagnosi, il paziente inizia il percorso di riabilitazione cognitiva. Basta una semplice impegnativa del medico curante. Per pazienti con gravi patologie esiste poi un percorso più articolato, quello del centro diurno per la demenza. In questo caso l’Asl si fa carico di andare a prendere e riportare a casa i pazienti, che possono usufruire di quello che in gergo viene definito un servizio semiresidenziale. Al centro del Frullone ogni paziente è un mondo a sé e per ciascuno viene realizzato un progetto terapeutico.
«Si accede – prosegue la dottoressa – attraverso la Porta unica di accesso territoriale (ad esempio su richiesta del medico di famiglia) e lo spirito è quello di andare avanti insieme contro questa malattia terribile». In alcuni casi il centro del Frullone provvede anche a ricoveri in Rsa, sempre caratterizzati da una presa in carico globale. Possibilità che oggigiorno in molte regioni è tutt’altro che scontata. Nel centro affidato alla dottoressa Milan l’imperativo è fare gioco di squadra, per questo medici, specialisti di geriatria, infermieri professionali, coordinatori infermieristici, assistenti sociali, terapisti occupazionali, psicologi, animatori e Oss lavorano in sinergia; con l’unico scopo di alleviare la sofferenza dei pazienti e ritardare il più possibile il progresso di queste malattie.
Un grosso fattore di rischio è l’allungamento della vita media