Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Otto anni in meno Il Sud d’Italia maglia nera in tutt’Europa
Nefrologi e infermieri in campo per progetti di prevenzione
Un’aspettativa di vita ridotta di 8 anni tra chi vive a Napoli e qualsiasi altro cittadino europeo. Questo impressionante dato è stato ricordato da Walter Ricciardi, presidente dell’Istituto superiore di sanità, che non a caso ha parlato del Meridione come «fanalino di coda in Europa per gli indicatori di aspettativa di vita».
Nella sua disamina, Ricciardi ha parlato di un’Italia spaccata in due, giacché al Nord si vive in media 4 anni in più rispetto al Sud. Una situazione che «non può essere risolta con l’attuale governance, cioè con l’attuale assetto. Il gap è talmente forte – osserva Ricciardi - che queste regioni in sofferenza, praticamente tutto il Centro Sud, non ce la potranno fare da sole».
Ma quali sono le ragioni per cui il Sud Italia conquista la maglia nera in aspettativa di vita non solo rispetto alle regioni settentrionali ma anche rispetto all’Europa? Quattro, secondo l’ultima edizione del rapporto «Osservasalute», i fattori cruciali: la scarsa prevenzione, a partire dalla minore risposta agli screening oncologici. Diagnosi più tardive; una minore disponibilità di farmaci innovativi e una minore efficacia ed efficienza delle strutture sanitarie.
Ma a pesare sono anche gli stili di vita, che proprio al Sud fanno registrare più alti tassi di obesità e mancanza di attività fisica. In questo contesto meritano di essere menzionate le iniziative di prevenzione che nascono sul territorio partenopeo, affidate talvolta alla buona volontà di camici bianchi che appartengono a strutture o gruppi privati accreditati con il servizio sanitario nazionale.
Marzo, ad esempio, è stato il mese della prevenzione della malattia renale cronica. Prendendo spunto dalla Giornata mondiale del rene, NephroCare ha messo in campo nefrologi e infermieri per dare corpo a questo progetto di prevenzione basato su informazione capillare a tutti i medici di medicina generale e a tutti i cittadini. Un impegno che il gruppo porta avanti da anni.
«Nel mondo - spiega Attilio Di Benedetto, direttore medico NephroCare Italia - una persona su 10 ha un danno renale e in Italia vivono più di 5 milioni di persone che non sanno di essere affette da malattia renale cronica». Il 7 marzo la prevenzione è «andata» con un progetto dal titolo «Io non sono la dialisi, io faccio la dialisi», coordinato dalla dottoressa Roberta d’Amato, il giorno seguente è stata la volta, a Pozzuoli, del progetto «Farmacia dei servizi al cittadino», con la dottoressa Annalisa Ciotola. Oggi, invece, l’appuntamento è all’Ipercoop Quarto Nuovo con il progetto «Una mela al giorno 5.0... prevenire è meglio che curare».«Fare prevenzione e arrivare ad una diagnosi precoce – aggiunge il nefrologo - consente di prevenire le complicanze che possono insorgere anche dopo l’inizio del trattamento dialitico. Inoltre, la malattia renale cronica nei pazienti diabetici o ipertesi ha una diversa prevalenza a seconda dell’età dei pazienti. Aumenta mano a mano che l’età dei pazienti aumenta».
«Soprattutto in tempi di minori disponibilità economiche – sottolinea Fabrizio Cerino, general manager di NephroCare Italia - la stretta collaborazione tra i medici di medicina generale e i nefrologi è cruciale. Questa collaborazione consente infatti di migliorare la gestione dei pazienti e di razionalizzare la spesa. In definitiva, sono certo che questo approccio sia essenziale per poter continuare a garantire in futuro la cura a tutti i pazienti colpiti da questa malattia».
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