Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Protesi robotiche low cost Se il cinema dà una mano
«Mimic. Ha», il sogno di 5 giovani campani sta diventando realtà Entro il 2020 gli effetti speciali aiuteranno chi ha perso un arto
Il cinema dà una mano alla medicina, una mano artificiale che, con estrema naturalezza, afferra gli oggetti, li riconosce al tatto e soprattutto, dal punto di vista estetico, è terribilmente uguale alla vera mano umana. La nuova frontiera della robotica sta nascendo a San Valentino Torio (Salerno): è qui infatti che cinque trentenni campani, autofinanziandosi, hanno messo a punto un progetto molto ambizioso che troverà piena attuazione entro il 2020: la prima mano animatronica realizzata per il cinema con una pelle sintetica in silicone medicale per protesi ortopediche.
Gli ingegneri che fecero l’impresa sono tre fratelli: Mauro, Marco e Donato D’Ambrosi. Il primo è laureato in ingegneria elettronica, gli altri due stanno per laurearsi in ingegneria meccanica. Insieme all’ingegnere elettronico Alessandro Pauciulo e alla napoletana Sveva Germana Viesti, che si occupa per il cinema di riproduzioni di parti anatomiche, hanno dato vita alla D.A.M. Bros Robotics, un’associazione di promozione sociale che si prefigge la ricerca, lo sviluppo e la divulgazione nei campi della robotica, dell’elettronica, dell’informatica, della meccanica, dell’automazione e della prototipazione rapida.
La Mimic. Ha, così si chiama la mano iper-realistica che può essere adattata perfettamente alla fisionomia di chi la riceve grazie alla struttura interna stampata in 3D, ha già un primo prototipo: la mano di un bambino controllata via smartphone o tramite un controller dedicato. «Il prossimo passo - spiega Donato D’Ambrosi - sarà fornire un sensing ovvero la capacità di captare la presa attraverso sensori tattili. Poi lavoreremo sulla scalabità, cioè sul dimensionare la mano in base a chi deve riceverla. Per finire ci concentreremo sul perfezionamento del sistema per intercettare gli stimoli nervosi per muovere la mano che partono dal cervello anche nelle persone che hanno perso un arto».
E sarà allora che la realizzazione del progetto (con colorazione e innesto delle unghie) lascerà gli sconfinati spazi della finzione cinematografica per addentrarsi in quelli della medicina con finalità umanitarie.
«I nostri progetti - aggiun- ge Donato - mirano sempre ad aiutare il prossimo, dando la possibilità a chi non è ricco di potersi permettere una protesi molto realistica». Per questo motivo la mano robotica sarà a basso costo: intorno ai mille euro a fronte dei circa 10mila occorrenti per le protesi oggi in circolazione. È ovvio che un’innovazione simile comincia a fare gola alle multinazionali del settore. «I finanziatori non ci mancano conclude D’Ambrosi - ma stiamo valutando con attenzione, preferiamo non banalizzare il lavoro che abbiamo fatto».