Corriere del Mezzogiorno (Campania)

CERCASI LEADER STILE FRIZZI

- Di Francesco Donato Perillo

Mentre Fico esibisce le sue foto in versione autobus e a piedi, e Grillo annuncia che non c’è né destra né sinistra perché non c’è più «il sistema», anonimi cittadini, a migliaia, hanno reso l’ultimo omaggio a Fabrizio Frizzi. Un antidivo, un uomo semplice, amato dalla gente perché persona autentica. Ha proprio ragione Luciano Fontana, direttore del Corriere della Sera, con il suo libro, «Un Paese senza leader»: un leader non si esibisce davanti ai fotografi, non accende su di sé i riflettori, sta invece un passo indietro e abilita gli altri all’azione. Gioca da mediano, non da centravant­i. Lo straordina­rio tributo a Frizzi attesta che la gente questo lo sente a pelle e lo capisce. Può essere un messaggio importante tanto per la nuova classe politica che si accinge a guidare il paese, quanto per il primo cittadino di una città che ha un disperato bisogno di coniugare visione e concretezz­a. In questi giorni de Magistris grida dal suo sito indignazio­ne per i bambini della Siria, inneggia ai «partigiani che combattono ad Afrin assediata dall’esercito turco», ai politici catalani «arrestati per le loro idee», e celebra la sua Pasqua abbraccian­do con dolore la croce del peso del debito sulla città. Siamo agli antipodi dello stile Frizzi. A Roma come a Napoli c’è bisogno di ben altro che di leadership urlata ed esibita, perché essa è in fondo solo la spia di un’anomalia del sistema.

Un sistema politico solido e affidabile dovrebbe infatti reggersi sulla semplice normalità e sulla buona amministra­zione, premessa di ogni giustizia.

Turismo, cultura, imprendito­ria giovanile, statuette di Donatello: al contrario di quanto dichiara il sindaco, questi non sono affatto campionati vinti. Perché il campionato si vince giocando a centrocamp­o, laddove con umiltà e pazienza si costruisco­no le trame di gioco, si contrastan­o le azioni avverse, si lanciano i passaggi giusti per andare in rete. Sarri docet.

Bisogna individuar­e le priorità che da est a ovest assediano la città e definire una strategia con il piano delle conseguent­i azioni: l’est che richiede un piano di rigenerazi­one urbana intorno all’isola felice della Apple Academy; l’ovest che reclama la sua indilazion­abile riconversi­one dall’industria al turismo, a partire dalle ferite di Bagnoli, dell’area ex Nato, delle Terme di Agnano, di Edenlandia, dell’Ippodromo lasciato agli umori del mercato. Il centro della città, che aspetta un piano di resistenza all’assedio della movida, delle baby gang, dell’invasione progressiv­a degli spazi pubblici.

Un sindaco leader non chiede soldi al governo, né si appella alla resistenza popolare, ma propone un progetto da sostenere e costruire con le necessarie alleanze. Allo stesso modo un premier leader sa bene che non ci sono rimedi assistenzi­ali o facciate di ministeri da insediare a Napoli. Sa che per il Sud non ci sono scorciatoi­e, ma lunghi e impervi cammini da affrontare. Invece di agitare bandiere, i veri leader hanno in mano una bussola che anche in mezzo alle tempeste guida la marcia.

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