Corriere del Mezzogiorno (Campania)
«La pallonata che ha spezzato il braccio all’angelo»
«Galleria Umberto I di Napoli, ecco che succede quando si gioca a pallone in un monumento»: è la didascalia del Comitato per la Vivibilità Cittadina in calce alla foto di decorazioni danneggiate.
«A Napoli c’è l’aspirazione di campare di turismo, di questo passo sarà difficile, Comune e Soprintendenza sono incapaci di assolvere i loro compiti» è la conclusione del Comitato affidata ai social. La foto che mostra un angelo dalle mani spezzate è stata scattata da un professionista, Riccardo Pierantoni, che abita nella Galleria tutt’altro che somigliante a quella di Milano o alla Sordi di Roma. La Umberto I si presenta oggi come un patchwork con almeno quattro colori, uno per coppia di facciate, impalcature e infiltrazioni, pavimentazioni lesionate coperte disordinatamente da ogni sorta di tavolini e sono vent’anni che è in restauro. Soltanto l’Isis avrebbe saputo fare di peggio. Ultimamente le cronache si sono concentrate su Tiziana ed altri senza fissa dimora seviziati o sprangati dalle baby gang. E’ successo anche questo in Galleria. E i ragazzi dei Quartieri Spagnoli non avranno un posto per giocare a pallone, ma le violenze sono tutt’altra storia.
«Ogni notte qui è terra di nessuno» ripete Pierantoni, «ci sono problemi di sicurezza enormi che non vengono considerati dalle polizie e dal sindaco, non c’è una volante o una pattuglia dei vigili che si fermi anche soltanto per guardare cosa succede all’interno della Galleria dal tramonto, il minimo sono selvagge partite di calcio che partono alle 23 e terminano dalle tre di notte, energumeni che si divertono a tirare pallonate contro le saracinesche e gli stucchi e la foto di stamane è emblematica, ma da tempo nell’androne abbiamo tutti i lampadari rotti». «Per noi che dobbiamo guadagnare l’ingresso di casa», prosegue il medico, «di sera è un problema, prendiamo pallonate o veniamo minacciati perché col solo passaggio interrompiamo le partite di calcio, guai a soffermarci al centro della Galleria». Con le impalcature poi gli stessi ragazzi rischiano di ammazzarsi, «si arrampicano, adesso sono cantierati il palazzo della Banca d’Italia e ancora l’angolo di via Roma dove è morto il povero giovane investito da calcinacci», il 14enne Salvatore Giordano, è ancora in corso il giudizio che coinvolge proprietari degli appartamenti e Comune che, in prima battuta, ha escluso ogni responsabilità del sindaco de Magistris. Intanto in Galleria i calcinacci cascano ancora «anche per le pallonate», continua Pierantoni . Ed il “patchwork”: «La Soprintendenza non vigila sui colori anzi capita che fornisca prescrizioni diverse, lo stesso architetto che lavora sulla Banca d’Italia ha dovuto usare un’altra tinta per Santa Brigida, più scura rispetto alle facciate su via San Carlo mentre la parte che riguarda via Toledo è addirittura color crema. Qui la Soprintendenza ha mancato di coordinamento, i lavori vengono affidati ai singoli condominii. Ma con noi, dal 2016, il Comune pure diffidato dalle Belle Arti si rifiuta di approntare i lavori sulla copertura in ferro-vetro della cupola, ci sono problemi con l’ acqua piovana che si infiltra sulle facciate che abbiamo comunque messo in sicurezza, lavori inutili, perché gli intonaci si ammaloreranno. La previsione di spesa per il restauro è invece di 500mila euro, ma chi ce lo fa fare se gli stucchi imbarcano acqua o sono demoliti a pallonate?». Questo Natale le baby-gang hanno rubato l’abete della Galleria Umberto I cinque volte, detta così sembrerebbe anche una goliardata, ma «l’ultima volta lo hanno depositato davanti al commissariato. Allora, che vogliamo fare?».