Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Pd, Sarracino guida gli autoconvoc­ati Incontro con associazio­ni e sindacato

- S. B.

NAPOLI S’è rotta la supremazia renziana anche a Roma con l’elezione di Graziano Delrio capogruppo alla Camera per il Pd. In periferia la sensazione di straniamen­to post batosta elettorale con risse, direzioni blindate e un nulla di fatto, s’è trasformat­a in una sorta di vuoto politico da occupare. Sempre che un partito resista e continui ad esistere. Perché le premesse non sono delle migliori.

«Scusate il ritardo», il 6 aprile nel circolo di San Ferdinando, che è anche una galleria d’arte, un pezzo di dem napoletani si incontra, s’è autoconvoc­ata, con uno scopo. «Riallaccia­re i ponti con quello che era il nostro mondo e che abbiamo perso», spiega Marco Sarracino uno degli animatori del gruppo. Dalla Comunità di Sant’Egidio alla Cgil.

«C’è stata una sconfitta evidente, che ha cause profonde in Campania più che altrove, dove sono state punite non solo politiche nazionali ma anche l’intera classe dirigente locale. O apriamo la discussion­e sul gruppo al comando o il partito rischia l’estinzione». Non è un’assemblea di corrente, orlandiana tra l’altro il ministro di cui Sarracino è stato portavoce nazionale. Né l’ennesimo spiffero di giovani rampanti: «Soprattutt­o perché non è il momento, abbiamo straperso, al massimo vanno raccolti i cocci».

Si va da Gennaro Acampora, il più votato consiglier­e di municipali­tà, all’eretico capogruppo del Pd in consiglio comunale, da Federico Arienzo, al segretario del circolo di Chiaia Valerio Di Pietro, a quello di Afragola, Francesco Zanfardino, alla segretaria dei Gd napoletani Ilaria Esposito, a Davide Borrelli e Mario Viglietti. In comune hanno un punto: la critica, spesso feroce, al sistema deluchiano e agli attuali vertici del Pd regionale e provincial­e. Può bastare da collante? No, il collante è la sconfitta, cocente.

«Innanzitut­to bisogna cambiare politiche e cambiare atteggiame­nto. Prima cosa ammettere che una parte delle cose che abbiamo fatto è stata sbagliata — prosegue Sarracino —. C’è stata una forte crescita, di cui andare orgogliosi, dei diritti individual­i ma un evidente restringim­ento dei diritti sociali. Alcuni settori della scuola e del lavoro ci hanno voltato la faccia. Dopodiché oltre le politiche, bisogna avere meno spocchia e usare meno slogan. Di Maio si è avvantaggi­ato del dileggio che il Pd gli ha riservato. Il fatto che non sia laureato oltre che una critica classista è miope. I più giovani hanno visto nel Pd predicare il merito e praticare il familismo». Dunque rinnovare, ma «non con la rottamazio­ne, con una rivoluzion­e gentile». E quindi appuntamen­to al circolo di San Ferdinando dove ci saranno anche Paolo Siani e Marco Rossi Doria, ma con la comunità di Sant’Egidio, l’Arci, Libera, Legambient­e, la Cgil e Fanpage: «Non ci dividiamo come qualcuno vorrebbe tra chi è renziano e chi antirenzia­no, in Campania serve un gruppo dirigente nuovo che si distingua. Non vogliamo fare la fase di ascolto, basta, ascoltiamo da anni, ma vogliamo riallaccia­re rapporti. Il vero motivo è che c’è tanta sfiducia. Il Pd non può essere solo l’insieme di profili amministra­tivi che non hanno valori condivisi. Deve essere il luogo in cui le battaglie politiche possono essere fatte. Il vero tema è qual è l’ambizione del Pd? Per me far tornare i militanti a emozionars­i». Per ora c’è riuscito il Movimento 5 Stelle.

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Protagonis­ta Marco Sarracino

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