Corriere del Mezzogiorno (Campania)

«Dovevi uccidere quello con la maglia verde Ma hai sbagliato colore»

La moglie del boss rimproverò il killer di Ciro Colonna: «Hai sparato a un innocente che era vestito di rosso»

- di Fabio Postiglion­e

«C’era uno con la maglietta rossa, quello innocente, poi uno con la maglietta bianca che era ’o limone, e uno con la maglietta verde che era Cepparulo. E tu che fai? Entri improvvisa­mente e spari a quello con la maglietta rossa? Avevano tutti e due la barba e non è che si è sbagliato: ha proprio sparato. Con la pistola in mano tremava tutto, lo ha scostato e gli ha sparato».

Si può morire così in terra di camorra, perché il killer che era stato avvisato su chi doveva uccidere si è confuso con i colori di una maglietta: rossa invece che verde. Un solo proiettile al centro del petto che ha trafitto il cuore di Ciro Colonna, un ragazzo di 19 anni, che il 7 giugno di due anni fa era in un circolo ricreativo a Ponticelli e si è trovato accanto a Raffaele Cepparulo, l’obiettivo dei sicari, un boss nemico di tre gruppi criminali il cui destino era praticamen­te segnato. Ma quel maledetto pomeriggio il killer, Antonio Rivieccio detto «cucù», sbagliò persona e uccise «quello buono». Morì anche Cepparulo, ma ci pensò Antonio Minichini che si era accorto dell’agitazione del complice e prima di entrare gli disse che non avrebbe dovuto fare fuoco: «Tu entra e fai girare a tutti quanti faccia al muro, poi ci penso io». Fu lui a scaricare tutto il caricatore contro Cepparulo soprannomi­nato «Ultimo», il quale morì sul colpo. L’innocente Ciro fu trasportat­o in ospedale, ma il proiettile gli aveva perforato il cuore.

Per i due omicidi, due giorni fa i carabinier­i hanno arrestato otto persone, quattro delle quali sono donne. Hanno avuto tutte un ruolo e in particolar­e una, Anna De Luca Bossa: è stata colei la quale ha indicato ai killer come era vestita la vittima predestina­ta: «La maglietta rossa». Ma dopo che «il guaio era stato fatto» lei era inviperita, non tanto per la morte di Ciro («È andata così») quanto piuttosto per il rischio che poteva correre suo nipote Umberto, il titolare del circolo dove avvenne l’agguato: «Ma se invece di colpire a quello colpivano a mio nipote? Tu che fai? Improvvisa­mente entri e fai fuoco? Fino alla fine credevamo che l’altra vittima fosse mio nipote». Lei, ex moglie di un boss di Pianura, convivente del boss di Ponticelli, vittima di un agguato due anni fa e con un figlio, Antonio, ammazzato a 20 anni, era lì quel pomeriggio e aveva il compito di dare il via all’azione di fuoco che era stata organizzat­a nei minimi dettagli. Cepparulo era solito frequentar­e quel circolo e anche il giorno prima era lì. Fu proprio Anna a mandare il messaggio ai killer, ma loro non si fecero trovare pronti. «Io ho il telefono in mano, ma se poi faccio il messaggio e voi non ci state è inutile», diceva nervosa al telefono. Come quando si lamentò del fatto che nonostante avesse procurato la pistola per ammazzare «Ultimo» si perdeva tempo: «Se domani non si fa nulla io mi tolgo di mezzo e la riporto indietro». Con lei c’erano altre tre fedelissim­e, Cira Cipollaro, Luisa De Stefano e Vincenza Maione: mogli e mamme di camorristi, che hanno fondato un nuovo clan «le pazzignane», in grado di scendere a patti con boss del calibro di Ciro Rinaldi «mauè», considerat­o assieme a Minichini, il mandante dell’omicidio costato la vita a Cepparuolo e al povero Colonna.

Le indicazion­i

Anna De Luca Bossa aveva procurato l’arma e dato le dritte ai sicari del circolo di Ponticelli

” C’era uno con la maglietta rossa, che era quello innocente, uno con la maglietta bianca, che era “Limone”, e uno con la maglietta verde, che era Cepparulo. E tu che fai? Spari a quello con la maglietta rossa?

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(da Facebook) Arrestata Anna De Luca Bossa in uno scatto recente

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