Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Nel paese dei «fantasmi» dove un volo porta ad Arak
Nella cittadina vesuviana gli islamici fanno vita a parte
ATerzigno ora si diffonde il timore che il giovane algerino potesse avere dei complici che si nascondono. «Gli islamici — dicono alcuni residenti — fanno una vita a parte e non sono socievoli, sembrano fantasmi, non sono come gli altri stranieri che si sono integrati». Intanto sul web un’importante agenzia di viaggi internazionale offre pacchetti scontati di volo a 230 euro per collegamenti tra Terzigno e Arak, fino a poco tempo fa roccaforte delle milizie dell’Isis.
Fantasmi. A Terzigno li chiamano così. «Quelli là in giro non li vedi mai, escono solo di sera, ti sbucano davanti all’improvviso, proprio come spettri». Un avventore del bar Ferraro, nella piazza principale del paesino ai piedi del monte Somma, ha le idee chiare.
«Quelli là» sono gli algerini, i connazionali di Othman Jridi, il giovane che, secondo gli investigatori, voleva compiere una strage investendo le persone davanti al santuario di Pompei. Più in generale sono gli islamici. Nel bar scuotono la testa: «Incredibile — dicono in coro — ora siamo di nuovo sui giornali dopo pochi giorni dalla storiaccia di Pasquale Vitiello che ha ucciso la moglie e poi s’e ammazzato».
Stavolta però è diverso. Perché Terzigno deve fare i conti con i «fantasmi», gli estremisti islamici invisibili. E allora si torna a ripetere che «gli algerini e gli altri mediorientali non fanno gruppo, ma se ne stanno sempre in disparte. Non sappiamo quali luoghi frequentino, non ne conosciamo le abitudini. Al contrario ad esempio dei cinesi e dei bengalesi». Gli orientali sono fin troppo inseriti nella vita economica della cittadina vesuviana. Prima hanno iniziato lavorando nelle aziende tessili, poi ne hanno rilevate a decine da molti imprenditori locali che avvertivano i morsi della crisi. Ora hanno un ruolo importante nella produzione e vendita import-export delle «pezze», mercato milionario. E così le vie del centro di Terzigno si trasformano in piccole Chinatown, con tanto di Tir che arrivano dal porto di Napoli e mettono a dura prova il basolato vesuviano.
E i bengalesi? «Gioviali, tranquilli, lavorano come badanti, danno una mano alle famiglie, oppure aprono negozietti di cianfrusaglie». C’è n’è giusto uno che cammina, dando la mano alla figlioletta, davanti alla chiesa dell’Immacolata concezione mentre un vento ancora freddino si diverte a far garrire i tricolori appesi in verticale nella piazza.
Un quadretto pacifico che si nutre anche del rito del grano pasquale da consegnare in parrocchia. Don Antonio, il sacerdote, non è ancor arrivato, ma la sagrestia è aperta e le auto dei fedeli si alternano nella donazione delle vaschette con i primi fili verdi che poi verranno benedetti domenica prossima.
E allora è inevitabile chiedersi: ma dove sono «quelli là»? Chi sono i fantasmi che nel chiuso di qualche garage avevano progettato di insanguinare la Pasqua?
Perché un fatto è certo: nessuno è così ingenuo da credere che Othman Jridi sia una scheggia impazzita. Terzigno e altri paesini del Vesuviano sono da tempo segnalati dagli investigatori antiterrorismo come possibili luoghi di rifugio per estremisti o convertiti di altri paesi.
Nell’area vesuviana sono sorti molti siti di culto islamici anche non ufficiali. Moschee «camuffate», aree di preghiera e non solo e che hanno allarmato i servizi segreti dei Ros. Le sedi sarebbero proprio a Terzigno, Poggiomarino e Somma Vesuviana. Nei mesi scorsi ne aveva già scritto «Il Giornale», negli ambienti nazionali dei carabinieri del Ros si parlerebbe di 12 luoghi sensibili tra Napoli e provincia.
Altra circostanza apparentemente marginale ma non meno inquietante: tra i pacchetti di viaggi di una nota agenzia specializzata nel lowcost sul web, figura tra le prime offerte «come andare da Terzigno a Arak». È scritto: «Raggiungi Arak da Terzigno e scopri questa città di 500mila abitanti che si trova in Iran. Il tuo viaggio durerà in media circa 14 ore; il costo del biglietto del volo è in media di 280 €».
Insomma, se un’agenzia di viaggio (del tutto estranea a qualsiasi coinvolgimento nelle indagini sul terrorismo islamico) sente il bisogno di offrire questo tipo di collegamento Terzigno-Arak è evidente che c’è una clientela a richiederlo. Fino alla primavera dell’anno scorso Arak era ancora una delle roccaforti dello Stato islamico. Poi il 4 agosto 2017, secondo fonti militari siriane, l’esercito si è attestato alla periferia della cittadina e, nel giro di appena 48 ore, è stato in grado di riportare la bandiera siriana nei palazzi governativi a più di due anni dalla ritirata sotto i colpi dell’Isis.
È possibile che alcuni esponenti di Daesh, magari di provenienza algerina, abbiano trovato riparo a Terzigno arrivando direttamente da Arak. Chi può escluderlo? Soprattutto adesso che Othman Jridi è in carcere e davanti al giudice di Torre Annunziata ha detto senza mezzi termini di aver preso delle pillole e poi aver lanciato l’auto contro le fioriere del santuario di Pompei per sentirsi «più vicino ad Allah». Quanti altri Othman potrebbero nascondersi a Terzigno? Tutte domande che stridono con la tranquillità di quello che un tempo era un paesino agricolo, dove i terreni resi fertili dalla cenere vesuviana regalavano grappoli d’uva buoni da farci un ottimo vino o ancora squisite albicocche. Ma era tanto tempo fa e non c’erano i «fantasmi».