Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Il sindaco: «Il San Paolo vale almeno 50 milioni Se c’è un’offerta seria faccio un referendum»
Il sindaco: «Sono contrario, ma se è una cosa seria ci penso. Vale almeno 50 milioni»
Il Comune ha messo in vendita molti beni immobili per coprire le perdite di bilancio. Tra questi, come ha sottolineato il Corriere del Mezzogiorno, è stato escluso lo stadio San Paolo. De Magistris, però, ieri ha precisato: «Se arrivasse un’offerta valida la prenderemmo in considerazione e probabilmente farei un referendum in città: se la maggioranza dovesse essere favorevole alla cessione potrei anche pensarci».
Il Comune ha messo in vendita molti beni immobili per coprire le perdite di bilancio. Tra questi, come ha sottolineato il Corriere del Mezzogiorno, è stato escluso lo stadio San Paolo che, secondo molti, avrebbe avuto un senso vendere piuttosto che mettere sul mercato interi pezzi di città.
De Magistris ha raccontato però che, tra le quattro ipotesi che gli sono state prospettate, quella di vendere lo stadio l’ha esclusa. Ventiquattr’ore dopo, però, forse dopo una riflessione più approfondita — e considerato che in Municipio sono in molti a ritenere che il San Paolo rappresenti solo un costo per il Comune — ha fatto sì che il primo cittadino napoletano non si irrigidisse su questa decisione. «Se arrivasse un’offerta valida la prenderemmo in considerazione e probabilmente farei un referendum consultivo in città: se la maggioranza dei napoletani dovesse essere favorevole alla cessione ad un prezzo dignitoso potrei anche pensarci». Dai microfoni di Mattina 9, trasmissione in onda sull’emittente Canale 9 – 7 Gold, il sindaco aggiusta il tiro: «Personalmente, credo che lo stadio vada riqualificato e ristrutturato così come già stiamo facendo e che una struttura come il San Paolo non valga meno di 50 milioni di euro. Se dovesse venire De Laurentiis o qualcun altro con una cifra congrua non la riterremmo una follia, non è certo il Maschio Angioino o Castel dell’Ovo per i quali direi certamente di no. Resto contrario, perché vogliamo sia lo stadio della città, ma non è impensabile».
Parole che hanno una certa rilevanza. Perché a pronunciarle è de Magistris, che proprio sul San Paolo, e sul suo utilizzo anche per i concerti, ha avuto un lunghissimo braccio di ferro con Aurelio de Laurentiis, presidente del Napoli, che ha in concessione esclusiva il terreno di gioco ma che ha dovuto accettare che, a campionato fermo, i concerti allo stadio si potranno eventualmente tenere. Ma non solo. Perché la giunta de Magistris ha anche bocciato l’ipotesi progettuale depositata dal club azzurro in Comune per un affidamento in concessione per 90 anni, come prevedono le norme sugli stadi affidati alle squadre cittadine, con il Napoli che avrebbe realizzato un impianto con molti meno posti di quelli attuali (41.400), senza la pista d’atletica, investendo 13 milioni e rotti per la manutenzione straordinaria e 7 per la realizzazione delle tribune mobili estensibili. Il Comune disse no: l’investimento fu ritenuto troppo esiguo e i posti a sedere troppo pochi per una città come Napoli. Fu così che il Comune decise di fare tutto da solo accendendo un mutuo da 25 milioni col Credito sportivo per rifare lo stadio in vista delle Universiadi, con il rifacimento dei servizi, con spogliatori e bagni nuovi, facendo la manutenzione alla copertura, una nuova sala stampa e la sostituzione totale dei 60 mila sediolini.
Venerdì scorso, quando c’è stata una riunione in Municipio con i tecnici della Napoli Servizi in vista del voto sul bilancio, la vendita dello stadio San Paolo era una delle ipotesi prospettate dal management della società che gestisce il patrimonio immobiliare comunale. Era stata anche atta una valutazione di massima che si aggirava sugli 80 milioni di euro. Ma era una stima fatta tenendo conto delle dimensioni dello stadio, quindi del valore espresso in metri quadrati e del valore del canone di concessione attuale al Calcio Napoli, che si aggira tra i 700 e gli 800mila euro annui. «Nono si teneva conto, invece, della redditività dello stadio», spiega l’assessore Ciro Borriello che, comunque, si chiede poi «chi lo comprerebbe? Finora, infatti, mai Aurelio De Laurentiis ha parlato di acquisto. Scherzando, Aurelio ha sempre e soltanto detto che, se glielo diamo, è disposto a pagarlo un euro». Borriello sottolinea poi una questione politica: «Abbiamo sempre detto che lo stadio è di tutti, per questo non abbiamo considerato, tra le quattro ipotesi, quella della cessione del San Paolo». Questione superata comunque dalle parole del sindaco, che senza giri di parole ha detto con chiarezza che in presenza di un’offerta, pur dopo un referendum, non sarebbe contrario alla vendita di una struttura che, tra manutenzione e personale, rappresenta comunque n costo importante per il Comune di Napoli.
Ma se lo stadio è di tutti poi il ragionamento che fanno in molti — anche il palazzo di via Verdi, dove ha sede addirittura il Consiglio comunale di Napoli, è assolutamente della collettività. In questo caso, però, Borriello, che oltre ad avere la delega allo Sport ha quella al Patrimonio, non ha dubbi: «Per noi — dice — quel palazzo è surdimensionato: fu acquistato quando i gruppi consiliari erano molti di più e quando i consiglieri comunali erano sessanta e non quaranta come oggi. E siccome si tratta di un immobile di pregio che ha una buona redditività, non si esclude che il Comune possa ricavarne una buona plusvalenza».