Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Già al lavoro Mottura commercialista di fiducia della Banca d’Italia
Romano, 54 anni, è il presidente degli amministratori giudiziari
La prima Fondazione bancaria italiana è, ironia della sorte, la prima a essere commissariata. La scelta di Giovanni Mottura, romano, 54 anni, da parte del ministero dell’Economia non è casuale: si tratta di uno dei due titolari di uno dei più accorsati studi di commercialisti della capitale, che porta anche il suo nome. L’altro è il professor Alberto Tron.
L’attività dello studio professionale è quella di amministrazione giudiziaria di aziende e di beni, perizie e consulenze tecniche, revisioni contabili di imprese sequestrate.
Giovanni Mottura è presidente dell’Istituto nazionale degli amministratori giudiziari dei beni sequestrati e confiscati. Già la Banca d’Italia lo aveva scelto tra i tre membri del comitato di sorveglianza, in occasione del commissariamento della Banca di Credito cooperativo di Cittanova, in provincia di Reggio Calabria. Mottura in passato si è anche occupato di certificazione di bilanci nella prestigiosa società di revisione Price Waterhouse.
La scelta di un professionista di elevato livello si è resa indispensabile dopo che è stata presentata una relazione di circa 80 pagine sulle attività e il funzionamento della Fondazione Banco Napoli da parte della Vigilanza del ministero dell’Economia. Senza neppure attendere l’ormai prossima scadenza del consiglio di amministrazione commissariato, quasi a voler sottolineare con forza l’urgenza di intervenire per fare chiarezza dopo la guerra senza esclusione di colpi che stava dilaniando l’ente di via Tribunali da circa un anno.
Già l’estate scorsa, in occasione di un seminario internazionale sulle banche svoltosi nei locali della Fondazione, rimase fino all’ultimo momento incerta la presenza alla giornata conclusiva del governatore di Bankitalia Ignazio Visco, che intendeva sottolineare con questo gesto la sua dissociazione rispetto a una serie di scelte operate dai vertici commissariati.
Visco solo all’ultimo momento andò, ma prese in modo evidente le distanze dall’ex presidente.
Il rischio da molti paventato era che passasse in secondo piano il ruolo avuto negli anni passati dalla più importante Fondazione bancaria meridionale nei campi della ricerca scientifica e tecnologica, dell’istruzione e formazione, dell’arte e dei beni culturali, e del volontariato. Senza dimenticare che la Fondazione Banco Napoli è, in qualche modo, l’unica vera erede del vecchio Banco di Napoli pubblico, essendo il nuovo Banco una costola del gruppo Intesa Sanpaolo.
Non a caso è la Fondazione ad avere un ruolo decisivo nella intricata vicenda della Sga, la società creata nel 1997 per il salvataggio del vecchio Banco di Napoli, la quale in poco più di 15 anni è riuscita a recuperare l’85% dei prestiti non rimborsati all’istituto di via Toledo.
La Fondazione Banco Napoli è di gran lunga la più importante del Mezzogiorno: attualmente le 47 Fondazioni che hanno sede nel Nord detengono un patrimonio di quasi 30 miliardi, pari al 74,2% di quello complessivo. Mentre nel Sud, sono appena 11 e il loro patrimonio medio si attesta sui 180 milioni.
La storia della Fondazione Banco Napoli nasce all’inizio degli anni ’90, quando la necessità di adeguare il sistema bancario italiano all’Europa spinse l’allora governatore della Banca d’Italia, Carlo Azeglio Ciampi, a separare la funzione di diritto pubblico da quella imprenditoriale. E con la legge Amato-Carli fu stabilito che gli enti bancari diventassero società per azioni sotto il controllo delle fondazioni, le quali successivamente avrebbero dovuto collocare le proprie azioni sul mercato.