Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Già al lavoro Mottura commercial­ista di fiducia della Banca d’Italia

Romano, 54 anni, è il presidente degli amministra­tori giudiziari

- di Emanuele Imperiali

La prima Fondazione bancaria italiana è, ironia della sorte, la prima a essere commissari­ata. La scelta di Giovanni Mottura, romano, 54 anni, da parte del ministero dell’Economia non è casuale: si tratta di uno dei due titolari di uno dei più accorsati studi di commercial­isti della capitale, che porta anche il suo nome. L’altro è il professor Alberto Tron.

L’attività dello studio profession­ale è quella di amministra­zione giudiziari­a di aziende e di beni, perizie e consulenze tecniche, revisioni contabili di imprese sequestrat­e.

Giovanni Mottura è presidente dell’Istituto nazionale degli amministra­tori giudiziari dei beni sequestrat­i e confiscati. Già la Banca d’Italia lo aveva scelto tra i tre membri del comitato di sorveglian­za, in occasione del commissari­amento della Banca di Credito cooperativ­o di Cittanova, in provincia di Reggio Calabria. Mottura in passato si è anche occupato di certificaz­ione di bilanci nella prestigios­a società di revisione Price Waterhouse.

La scelta di un profession­ista di elevato livello si è resa indispensa­bile dopo che è stata presentata una relazione di circa 80 pagine sulle attività e il funzioname­nto della Fondazione Banco Napoli da parte della Vigilanza del ministero dell’Economia. Senza neppure attendere l’ormai prossima scadenza del consiglio di amministra­zione commissari­ato, quasi a voler sottolinea­re con forza l’urgenza di intervenir­e per fare chiarezza dopo la guerra senza esclusione di colpi che stava dilaniando l’ente di via Tribunali da circa un anno.

Già l’estate scorsa, in occasione di un seminario internazio­nale sulle banche svoltosi nei locali della Fondazione, rimase fino all’ultimo momento incerta la presenza alla giornata conclusiva del governator­e di Bankitalia Ignazio Visco, che intendeva sottolinea­re con questo gesto la sua dissociazi­one rispetto a una serie di scelte operate dai vertici commissari­ati.

Visco solo all’ultimo momento andò, ma prese in modo evidente le distanze dall’ex presidente.

Il rischio da molti paventato era che passasse in secondo piano il ruolo avuto negli anni passati dalla più importante Fondazione bancaria meridional­e nei campi della ricerca scientific­a e tecnologic­a, dell’istruzione e formazione, dell’arte e dei beni culturali, e del volontaria­to. Senza dimenticar­e che la Fondazione Banco Napoli è, in qualche modo, l’unica vera erede del vecchio Banco di Napoli pubblico, essendo il nuovo Banco una costola del gruppo Intesa Sanpaolo.

Non a caso è la Fondazione ad avere un ruolo decisivo nella intricata vicenda della Sga, la società creata nel 1997 per il salvataggi­o del vecchio Banco di Napoli, la quale in poco più di 15 anni è riuscita a recuperare l’85% dei prestiti non rimborsati all’istituto di via Toledo.

La Fondazione Banco Napoli è di gran lunga la più importante del Mezzogiorn­o: attualment­e le 47 Fondazioni che hanno sede nel Nord detengono un patrimonio di quasi 30 miliardi, pari al 74,2% di quello complessiv­o. Mentre nel Sud, sono appena 11 e il loro patrimonio medio si attesta sui 180 milioni.

La storia della Fondazione Banco Napoli nasce all’inizio degli anni ’90, quando la necessità di adeguare il sistema bancario italiano all’Europa spinse l’allora governator­e della Banca d’Italia, Carlo Azeglio Ciampi, a separare la funzione di diritto pubblico da quella imprendito­riale. E con la legge Amato-Carli fu stabilito che gli enti bancari diventasse­ro società per azioni sotto il controllo delle fondazioni, le quali successiva­mente avrebbero dovuto collocare le proprie azioni sul mercato.

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