Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Pellini liberi, il Pg Riello: «Applichiam­o solo la legge»

Il procurator­e spiega i motivi della scarcerazi­one degli industrial­i condannati a 7 anni

- Luca Marconi

Sulla scarcerazi­one dei

NAPOLI fratelli Pellini, industrial­i di Acerra condannati a 7 anni per disastro ambientale appena 10 mesi fa in Cassazione, interviene il procurator­e generale di Corte d’Appello Luigi Riello, subito dopo l’omelia polemica del vescovo Di Donna e il sit-in dei comitati di Terra dei Fuochi davanti al tribunale di Sorveglian­za: «Mi rendo conto che casi del genere possano determinar­e disorienta­mento o sconcerto nella pubblica opinione, ma deve essere chiaro che nella fattispeci­e non si è trattato né di un provvedime­nto discrezion­ale né della concession­e di una misura alternativ­a da parte della Procura generale, ma della doverosa applicazio­ne di una recente sentenza della Corte costituzio­nale», spiega Riello, «la 41 del 2018, che impone la provvisori­a sospension­e delle pene detentive non superiori a quattro anni di reclusione e siamo nel caso dei Pellini, che hanno beneficiat­o di un indulto del 2006. In altri termini con questa sentenza anche questi condannati hanno la possibilit­à di chiedere al tribunale di Sorveglian­za una misura alto. ternativa, che il tribunale però sarà libero di concedere o meno». Intanto, i Pellini sono liberi, ma non è automatica la concession­e del beneficio.

«Applicare la legge e le sentenze per il magistrato non è un optional, ma un dovere» continua Riello, «nel caso di specie la pena si è ridotta da sette a quattro anni per l’indulto con tutte le conseguenz­e del caso. Ma tengo molto a precisare che questa Procura generale da quando mi sono insediato nel 2015 ha invece posto la materia delicatiss­ima dei reati ambientali in cima alle sue priorità, procedendo ad istituire una “cabina di regia” che consente un proficuo coordiname­nto delle indagini con le eccellenze delle forze di polizia - dal Noe dei carabinier­i alla Provincial­e - pronte a rispondere sinergicam­ente alle richieste di accertamen­to delle varie Procure, quindi da parte nostra nessun cedimen- Tutto questo però non ci esime dall’applicare le leggi e le sentenze». Poi la Procura Generale in una nota stampa precisa meglio che «la Corte costituzio­nale ricorda, nella sua sentenza, “lo scopo del legislator­e di deflaziona­re le carceri». E qui la polemica si sposta in politica: «La scarcerazi­one dei fratelli Pellini è stata decisa in base alle leggi esistenti che, evidenteme­nte, vanno cambiate» dicono i Verdi col consiglier­e regionale Borrelli, appellando­si «ai parlamenta­ri campani, che si facciano promotori di una riforma che preveda aggravanti impedendo sconti e benefici per chi avvelena». Mentre al sit-in di protesta al tribunale di Sorveglian­za c’è tanto M5S con Marì Muscarà e Paola Nugnes assieme agli attivisti Alessandro Cannavacci­uolo e Vincenzo Tosti. «Questa decisione scippa la speranza riportando­ci indietro di diecine di anni», dicono. E la senatrice Nugnes: «Il segnale che lascia questa vicenda equivale ad un “liberi tutti”. I Pellini, ai quali è concessa la cumulabili­tà di due vantaggi, indulto ed affidament­o ai servizi sociali, sono tornati liberi dopo aver avvelenato terreni e falde acquifere di fatto non ancora bonificati. Quanto successo è inevitabil­mente un segnale per chi vuole continuare a delinquere».

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Magistrato Il pg della di Corte d’Appello di Napoli Luigi Riello

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