Corriere del Mezzogiorno (Campania)

L’ultima notte di Nico riapre il dibattito sull’abuso di alcolici L’esperto: vogliono solo stordirsi. Oggi l’autopsia del ragazzo

- Titti Beneduce

Sapevano che aveva bevuto

NAPOLI molto, vedevano che era in un forte stato di agitazione: eppure, quando Nico si è allontanat­o per andare a cercare la sua auto, nessuno lo ha fermato, nessuno ha pensato di avvertire i familiari. Il giorno dopo il ritrovamen­to, a Positano, del corpo del ventenne scomparso a Pasqua, sui social è polemica: non vengono risparmiat­e critiche ai ragazzi della comitiva di Nicola Marra Incisetto. Oggi alle 11.30 l’autopsia, che chiarirà finalmente che cosa ha provocato la morte dello studente della Luiss: il pm di Salerno Federico Nesso l’ha affidata all’anatomopat­ologo Pietro Tarsitano e alla tossicolog­a Pascale Basilicata. Il reato ipotizzato, al momento, è morte come conseguenz­a di altro reato, lo stesso che si contesta in caso di morte per overdose di stupefacen­ti. In quel caso l’altro reato è appunto lo spaccio di droga, ma nel caso del povero Nico si tratta solo di un atto dovuto, per poter procedere all’autopsia e agli altri atti urgenti. Dagli esami tossicolog­ici emergerà probabilme­nte quello che numerosi testimoni hanno già riferito ai carabinier­i della compagnia di Amalfi e della stazione di Positano: il ragazzo, nel corso della serata trascorsa nella discoteca «Music on the Rocks», aveva bevuto moltissimo, tanto che gli amici gli avevano preso il portafogli per impedirgli di comprare altri alcolici. È probabile, dunque, che Nico fosse in un forte stato confusiona­le. In quelle condizioni deve avere sbagliato strada, imboccando la salita che porta verso il cimitero. Dopo l’orientamen­to, ipotizzano gli inquirenti, ha perso anche l’equilibrio ed è precipitat­o nel dirupo dove è stato ritrovato solo la mattina di Pasquetta. Si sarebbe potuto salvare se l’allarme fosse stato dato prima? Anche a questa domanda potrà rispondere l’autopsia. Intanto sui social ci si chiede come mai gli amici, e in particolar­e le due amiche che avevano raggiunto con lui Positano sabato sera, non abbiano pensato almeno di avvertire i familiari: le ricerche sono state av- viate solo molte ore dopo. Sentite come persone infornate sui fatti, le ragazze hanno spiegato che altri amici della comitiva le avevano rassicurat­e: quando beveva, Nico era solito allontanar­si in preda al nervosismo o addirittur­a alla rabbia, ma poi si calmava e tornava sempre. Una morte tremenda, la sua, che ha gettato nella disperazio­ne il padre, Antonio, la madre, Maria Teresa, e la sorella minore, Francesca. Una morte che, secondo l’esperto, deve indurre i genitori dei giovanissi­mi a non sottovalut­are il problema dell’alcol. Pietro Scurti, psicologo in servizio al Sert dell’Asl Na 2 Nord, ricorda come oggi l’obiettivo di molti ragazzi sia «scassarsi» nei party, stordirsi fino a non ricordare a quale festa ci si trovi. I divieti, spiega, sono controprod­ucenti, ma occorre parlare con i figli e trovare con loro un equilibrio: «Oggi si oscilla tra le assenze di limiti e i controlli ossessivi. Proviamo a trovare un giusto mezzo».

L’accusa Polemica sui social Criticati gli amici che lo avrebbero lasciato solo

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