Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Il Comune: Terme di Agnano in vendita
Pubblicato il Bilancio: non solo Ippodromo, decise altre dismissioni
Era solo un’ipotesi, ora spunta nel Bilancio approvato il 31 marzo: dopo l’Ippodromo e il palazzo del Consiglio, il Comune vende le Terme di Agnano. «Il prezzo? Aspettiamo la stima», spiega l’assessore Panini.
NAPOLI Napoli in vendita. I beni preziosi del Comune di Napoli, i cosiddetti «gioielli di famiglia», messi sul mercato per far cassa. È il caso delle Terme di Agnano, che, alla luce dell’ultimo Bilancio approvato il 31 marzo scorso dalla giunta, saranno alienate.
Il 13 febbraio scorso l’assessore Panini aveva «ipotizzato» la vendita delle Terme nell’ambito del Piano di rientro imposto dalla Corte dei conti. Emerge invece ora che quella che era un’ipotesi è diventata una partita inserita nel Bilancio pubblicato ieri, dove viene spiegato che Palazzo San Giacomo ha deciso di cedere la società Terme di Agnano in liquidazione di cui detiene il 100% della quote. A pagina 542 dell’allegato numero 7 del Dup (il Documento unico di programmazione 2018-2020) ,si legge infatti che« è stata deliberata l’ alienazione della partecipazione, in quanto non più detenibile» ai sensi del decreto-Madia sulla dismissione delle partecipazioni non strategiche. E poi perché nel mese di gennaio 2018 il contratto di fitto d’azienda è stato rescisso per inadempienze contrattuali del conduttore», è scritto nel documento e confermato dallo stesso Panini. Che spiega: «Siamo nella fase della valutazione del bene. Occorrerà almeno un mese e mezzo prima che le perizie stabiliscano che valore hanno le Terme di Agnano, poi procederemo alla vendita».
Un altro pezzo pregiato che finisce sul mercato. Un bene che si aggiunge all’elenco di 10 immobili già individuati e messi a copertura degli 85 milioni di euro di minori trasferimenti per il Comune di Napoli alla luce della sentenza della Corte de conti che hanno stabilito lo sforamento del Patto di stabilità da parte del Municipio, dagli ultimi quattro mesi del 2015 al 31 ottobre del 2016. Un elenco che comprende l’Ippodromo di Agnano; l’ex edificio comunale di via Giovanni Falcone, a Marano; gli uffici comunali di via Santa Margherita a Fonseca; l’edificio per abitazioni di via Santi Giovanni e Paolo; l’edificio di via Amato da Montecassino; l’ex mercato ittico di via Duca degli Abruzzi; l’ex Centrale del Latte in Napoli, al corso Malta; l’ex Fonderia Corradini di Via Boccaperti; l’ex castello di Lamont Young alle rampe di Pizzofalcone (inserito nelle vendite già dal 2011); e la sede del Consiglio comunale di via Verdi 35. Eccolo, dunque, l’elenco completo degli immobili che al Comune di Napoli vogliono vendere. Beni che si aggiungono ai 13 per i quali è già stato pubblicato sul sito del Comune il bando, per una dismissione che viene stimata in 63 milioni di euro.
Spicca ovviamente che, oltre alle Terme di Agna no, nella stessa area, pochi metri più avanti, Palazzo San Giacomo intenda vendere anche l’Ippodromo, dando la sensazione di volersi «liberare» di qualsiasi interesse in quell’area.
Non fa salti di gioia per questa decisione Nino Simeone, presidente della commissiona Infrastrutture: «Sento — dice — strane voci in giro e leggo cose strane. Nessuno si illuda, Napoli non è in vendita e soprattutto i beni della città sono dei napoletani ed hanno un valore storico enorme. Mettere in vendita strutture comunali che producono soltanto costi è una cosa, svenderli è tutt’altro. Napoli è in grande difficoltà finanziarie ma non è al tubo del gas. Gli speculatori sono avvisati».
Sempre nel Bilancio viene stabilito poi «di procedere all’alienazione della partecipazione in Ceinge biotecnologie Scarl, dando mandato alla sottoscrizione del relativo protocollo di intesa promosso dalla Regione Campania, volto ariconfigurare la compagine societaria attraverso il subentro della “Fondazione Pascale”». Mentre vine stabilito che «Caan (il Centro agroalimentare di Volla, n.d.r.) e Mostra d’ Oltremare saranno interessate da misure di razionalizzazione legate al contenimento dei costi, individuate in rispettivi pianidi risanamento, una volta approvati dagli organi amministrativi delle stesse ». Insomma, il Comune ha deciso dimetter mano alle Partecipate che, da sempre, sono un tallone d’Achille. E lo fa con questo bilancio che arriva sui tavoli dei Consiglieri comunali a pochi giorni dalla manifestazione «contro il debito ingiusto», come l’ha battezzata de Magistris, prevista sabato alle 10 in piazza Municipio. Intanto, Cgil, Cisl e Uil lavorano per avere un incontro con i capigruppo al Comune, «in vista della discussione in aula sul Bilancio 2019 e un confronto con i parlamentari neo eletti sulla situazione finanziaria del Comune di Napoli». È la richiesta dei segretari generali di Napoli, Walter Schiavella, Gianpiero Tip al di e Giovanni Sgambati in due lettere indirizzate ai capigruppo nelle quali sottolineano «la necessità di interventi capaci di neutralizzare gli effetti della sentenza della Corte dei Conti che appaiono paradossali, ingiusti e forieri di effetti negativi per i napoletani». Fermo restando, dicono, «i limiti delle scelte compiute dal Comune nella redazione della delibera di bilancio».
Documento È stata deliberata l’alienazione della partecipazione, in quanto non più detenibile e in quanto non è un bene strategico
10 beni nell’elenco Per recuperare 85 milioni si cedono l’ex Centrale del latte e l’ex Corradini
Mostra, costi tagliati Prevista anche la razionalizzazione delle spese per Caan e Mostra d’Oltremare