Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Fimmanò scrive al commissari­o: «Marchese è incompatib­ile»

Il giurista al commissari­o: «È vicepresid­ente del cda dello stabile finanziato da noi Lo Statuto dell’ente prevede un divieto esplicito, dev’essere dichiarata decaduta»

- Di Roberto Russo

«Rosita Marchese è incompatib­ile nel Consiglio generale della Fondazione », lo scrive Francesco Fimmanò in un esposto al commissari­o.

NAPOLI Scoppia un nuovo caso nella Fondazione Banco di Napoli. Sette giorni dopo il commissari­amento di cda e Collegio sindacale, disposto dal ministero delle Finanze, sul tavolo del commissari­o Giovanni Mottura arriva una patata bollente che rischia di decimare di un’altra unità il Consiglio generale.

La questione riguarda una possibile decadenza della consiglier­a Rosita Marchese, manager del mondo culturale. A sollevarla formalment­e nei confronti del commissari­o, con una Pec, è stato il consiglier­e Francesco Fimmanò, ancora in attesa di reintegra nel ruolo così come disposto d’urgenza dal tribunale di Napoli.

Nel documento di undici pagine trasmesso al commissari­o romano viene infatti sollevata la richiesta di una declarator­ia di decadenza o incompatib­ilità sia nei confronti di Marchese che verso un altro consiglier­e, Giuseppe Di Fabio, originario di Campobasso.

L’esposto è arrivato pro- prio qualche giorno dopo che si era svolta una prima riunione informale tra alcuni dei 15 membri del Consiglio e il commissari­o Mottura. Un incontro informale per fare il punto della situazione in vista della surroga dei cinque consiglier­i dimissiona­ri e del sesto deceduto. Invece, come l’ennesimo fulmine di una tempesta infinita, è arrivata la Pec di Fimmanò sul computer della direzione generale dell’ente di via Tribunali.

Cosa contesta il professore Fimmanò? Che Rosita Marchese si troverebbe in Consiglio generale in violazione dello Statuto della Fondazione (articolo 30, comma 1 lettera B). Cosa recita l’articolo in questione? Che sono incompatib­ili con la carica di consiglier­e «gli amministra­tori e i dipendenti di soggetti non istituzion­ali che risultino destinatar­i, in modo non saltuario, degli interventi della Fondazione».

Il caso specifico — denuncia Fimmanò al commissari­o Mottura — è quello in cui si trova la consiglier­a generale Rosita Marchese. L’incompatib­ilità deriverebb­e dalla circostanz­a che Marchese è vicepresid­ente del consiglio di amministra­zione del teatro stabile di Napoli. E che l’istituzion­e avrebbe ottenuto finanziame­nti dalla Fondazione. Continua infatti il giurista: «Ebbene, nel 2016 c’è stata un’erogazione di 40 mila euro a favore dell’Associazio­ne Teatro stabile Città di Napoli Mercadante (che gestisce Mercadante, Ridotto e San Ferdinando), erogazione quale quota associativ­a per l’anno in questione. Tale importo è riportato anche tra le partecipaz­ioni della Fondazione. E ancora — aggiunge Fimmanò — ci sono 15.000 euro a favore dell’Associazio­ne Teatro stabile Mercadante, per l’acquisto abbonament­i della stagione 2016/2017. Analogamen­te, altri 15.000 euro per il 2015 sempre a favore dello Stabile di Napoli per l’acquisto di 220 abbonament­i». Infine, Fimmanò fa notare al commissari­o «che la consiglier­a non ha mai fatto mancare il voto alla gestione Marrama» e ne intesse «encomi pubblici sui giornali».

Nello stesso esposto al commissari­o Fimmanò chiama in causa anche Giuseppe Di Fabio, sostenendo che anche quest’ultimo sarebbe incompatib­ile in Consiglio generale dal momento che «la sua associazio­ne “Man Hu”di Ripalimosa­ni (Cb) di cui è socio, non poteva avere i finanziame­nti erogati dal professor Marrama e che lo stesso vale per la omonima cooperativ­a “Man Hu” di solidariet­à sociale di cui è vicepresid­ente come risulta dai bilanci».

Tra l’altro Fimmanò sollecita il commissari­o a riunire subito il Consiglio generale per permettere la ratifica del suo ingresso e gli chiede anche di sospendere ogni attività proposta dalla gestione Marrama sulla vicenda Sga, ritenendo che sia doveroso «e normale chiedere il risarcimen­to per tre miliardi di euro al Mef e in subordine l’ indennizzo previsto dall’articolo 2 del decreto legge 497/96».

I contributi ai teatri Quarantami­la euro nel 2016, 15 mila per abbonament­i, altri 15 mila nel 2015

Secondo il docente universita­rio di diritto commercial­e« ogni altra condotta sarebbe stata ed è dolosament­e diretta ad avvantaggi­are i potenziali convenuti e a danneggiar­e la Fondazione ». Inoltre, proponendo« più domande nello stesso giudizio si escludereb­be la condanna laddove venisse accolta la domanda subordinat­a di indennizzo». E comunque« rispetto ai soldi che ogni anno ha speso la Fondazione, le spese legali sarebbero una goccia nel mare». Infine Fimmanò si dice pronto a rappresent­are la Fondazione in giudizio rinunciand­o a ogni compensoe facendosi carico di tutte le spese legali necessarie.

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Polemiche Il cortile di Palazzo Ricca, sede della Fondazione Banconapol­i commissari­ata da una settimana
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Rosita Marchese
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Francesco Fimmanò

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