Corriere del Mezzogiorno (Campania)
«Mio figlio è autistico, vado in classe anche per cambiargli il pannolino»
L’odissea di una madre a causa di un’assistenza che non c’è La preside: «Ci stiamo attivando». Nocchetti: punizioni severe
Il piccolo F. ha 4 anni e un disturbo dello spettro autistico. Il piccolo vive insieme alla sua famiglia in provincia di Napoli dove frequenta l’ Istituto comprensivo “Amanzio-Ranucci–Alfieri”. «Francesco ha una forma di autismo molto grave — spiega la mamma Francesca —, ma non è violento o autolesionista, anzi è dolcissimo. Il piccolo ha difficoltà a parlare e non riesce a controllare lo sfintere, per questo motivo il bambino porta il pannolino».
Nella sua scuolaF.ès upportato da un’ insegnate di sostegno, male difficoltà arrivanon el momento in cui il piccolo va in bagno .« A scuola si rifiutano di cambiargli il pannolino — spiega la mamma — e praticamente tutti i giorni mi chiamano per andare lì. E’ diventata una situazione insostenibile. F. frequenta la scuola solo per 2 ore, dalle 9 alle 11 perché fino a poco fa aveva anche problemi a deglutire, quindi la sua frequenza è limitata, se a questo aggiungiamo che io sono praticamente lì tutti i giorni, che tipo di attività riesce a svolgere il mio piccolo?». Va chiarito che a F. dovrebbe essere assicurata, perlegge,l’ assistenza materiale. Un addetto indivi- duato dalla scuola e formato
ad hoc, dovrebbe poter aiutare i bambini più fragili. «Io e la mia famiglia non abbiamo scelto di affrontare la disabilità — racconta la mamma — ma se non abbiamo il supporto delle istituzioni, della scuola, dell’Asl, sicuramente non ci riusciremo da soli». La storia di F. è, purtroppo, simile a tante altre già raccontate e viste. «Dobbiamo smetterla di triangolare e di fare lo scaricabarile — ammonisce Antonio Nocchetti dell’associazione “Tutti a Scuola onlus —. Qui bisogna iniziare a punire severamente chi nega ai nostri figli di frequentare la scuola pubblica. Dall’ufficio scolastico regionale devono avere il coraggio di alzarsi e dire che i bambini e i ragazzi disabili non possono frequentare la scuola, perché loro non sono capaci di assicurare l’assistenza minima».
Dalla scuola di F. arrivano un’ammissione e una spiegazione sulla mancata assistenza al piccolo. «È un bimbo straordinario che abbiamo accolto con grande affetto — spiega il dirigente scolastico Antonietta Guadagno —. Purtroppo esiste questo problema, che quando il bimbo va di corpo siamo costretti a chiamare la mamma per cambiargli il pannolino. Io non posso costringere i nostri collaboratori, in gran parte ultra sessantenni a occuparsi del cambio del bambino. Vede — prosegue la preside — così come esistono leggi che tutelano gli alunni disabili, ne esistono altre che tutelano i lavoratori. In ogni caso io mi sto attivando per un progetto di supporto e per individuare una persona che si dedichi a queste situazioni, magari con Garanzia giovani. Vedremo».
Tra le altre cose F. è in attesa di un Glh (gruppo di lavoro per l’integrazione scolastica) da parte dell’Asl di competenza che faciliti l’inserimento e lo sviluppo del piccolo. «Non chiedo la luna — conclude Francesca — ma solo che mio figlio non venga discriminato per il suo handicap e che gli siano garantiti tutti i diritti». In certi casi, forse, sarebbe più facile se si chiedesse la luna.