Corriere del Mezzogiorno (Campania)

«Mio figlio è autistico, vado in classe anche per cambiargli il pannolino»

L’odissea di una madre a causa di un’assistenza che non c’è La preside: «Ci stiamo attivando». Nocchetti: punizioni severe

- Walter Medolla

Il piccolo F. ha 4 anni e un disturbo dello spettro autistico. Il piccolo vive insieme alla sua famiglia in provincia di Napoli dove frequenta l’ Istituto comprensiv­o “Amanzio-Ranucci–Alfieri”. «Francesco ha una forma di autismo molto grave — spiega la mamma Francesca —, ma non è violento o autolesion­ista, anzi è dolcissimo. Il piccolo ha difficoltà a parlare e non riesce a controllar­e lo sfintere, per questo motivo il bambino porta il pannolino».

Nella sua scuolaF.ès upportato da un’ insegnate di sostegno, male difficoltà arrivanon el momento in cui il piccolo va in bagno .« A scuola si rifiutano di cambiargli il pannolino — spiega la mamma — e praticamen­te tutti i giorni mi chiamano per andare lì. E’ diventata una situazione insostenib­ile. F. frequenta la scuola solo per 2 ore, dalle 9 alle 11 perché fino a poco fa aveva anche problemi a deglutire, quindi la sua frequenza è limitata, se a questo aggiungiam­o che io sono praticamen­te lì tutti i giorni, che tipo di attività riesce a svolgere il mio piccolo?». Va chiarito che a F. dovrebbe essere assicurata, perlegge,l’ assistenza materiale. Un addetto indivi- duato dalla scuola e formato

ad hoc, dovrebbe poter aiutare i bambini più fragili. «Io e la mia famiglia non abbiamo scelto di affrontare la disabilità — racconta la mamma — ma se non abbiamo il supporto delle istituzion­i, della scuola, dell’Asl, sicurament­e non ci riusciremo da soli». La storia di F. è, purtroppo, simile a tante altre già raccontate e viste. «Dobbiamo smetterla di triangolar­e e di fare lo scaricabar­ile — ammonisce Antonio Nocchetti dell’associazio­ne “Tutti a Scuola onlus —. Qui bisogna iniziare a punire severament­e chi nega ai nostri figli di frequentar­e la scuola pubblica. Dall’ufficio scolastico regionale devono avere il coraggio di alzarsi e dire che i bambini e i ragazzi disabili non possono frequentar­e la scuola, perché loro non sono capaci di assicurare l’assistenza minima».

Dalla scuola di F. arrivano un’ammissione e una spiegazion­e sulla mancata assistenza al piccolo. «È un bimbo straordina­rio che abbiamo accolto con grande affetto — spiega il dirigente scolastico Antonietta Guadagno —. Purtroppo esiste questo problema, che quando il bimbo va di corpo siamo costretti a chiamare la mamma per cambiargli il pannolino. Io non posso costringer­e i nostri collaborat­ori, in gran parte ultra sessantenn­i a occuparsi del cambio del bambino. Vede — prosegue la preside — così come esistono leggi che tutelano gli alunni disabili, ne esistono altre che tutelano i lavoratori. In ogni caso io mi sto attivando per un progetto di supporto e per individuar­e una persona che si dedichi a queste situazioni, magari con Garanzia giovani. Vedremo».

Tra le altre cose F. è in attesa di un Glh (gruppo di lavoro per l’integrazio­ne scolastica) da parte dell’Asl di competenza che faciliti l’inseriment­o e lo sviluppo del piccolo. «Non chiedo la luna — conclude Francesca — ma solo che mio figlio non venga discrimina­to per il suo handicap e che gli siano garantiti tutti i diritti». In certi casi, forse, sarebbe più facile se si chiedesse la luna.

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Felici insieme Una immagine del piccolo F. tra le braccia della mamma, Francesca. La donna conduce una battaglia per assicurare tutta l’assistenza possibile a scuola per il suo bambino

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