Corriere del Mezzogiorno (Campania)
«Un affresco del pensiero comune di oggi»
Sono i luoghi comuni del nostro tempo su cui ironizza Diego De Silva nel suo nuovo «Superficie» edito da Einaudi. Non c’è una trama, né un filo conduttore narrativo, solo un affresco della contemporaneità per aforismi fulminanti, dall’umorismo tagliente.
De Silva, come le è venuta questa idea? Lei usa a piene mani la corda della comicità nei suoi romanzi, ma sta volta non c’ è alcun intreccio narrativo.
«Stavo scrivendo un articolo, imitando le frasi fatte dei talk show dei politici e mi è venuto un pezzo molto breve ma molto comico. Così ho pensato di fare un piccolo libro sulla stessa falsariga. Si tratta di un affresco del pensiero comune di oggi, sgangherato, fintamente acculturato».
Eppure nel libro c’è un filo conduttore.
«Sì, nel montaggio, che non è stato facile. Dare un senso alle diverse frasi, riprendendo dei temi in sequenza, è stata anzi la parte più difficile. Direi che nel testo c’è come un disordine pensato».
Gli aforismi lasciano intravedere la fisionomia di un individuo di sinistra, colto, frequentatore di mostre e di presentazioni di libri.
«In realtà siamo tutti noi, portatori di luoghi comuni impastati di falsi approfondimenti, di un’intelligenza recitata che non va mai in profon- dità nelle cose».
Ci sono tanti illustri autori di aforismi, basti pensare a Karl Kraus. Ha avuto modelli?
«Non direi. Non ho riferimenti precisi, ma in qualche modo mi viene in mente Kurt Vonnegut con la sua intelligenza ironica, dalla cui scrittura vengono fuori chicche improvvise che mettono in luce la nostra condizione ridicola».
Con l’umorismo però ha già lunga consuetudine, non è così?
«Sì, l’avvocato Malinconico, personaggio dei miei romanzi, è pieno di questo humour, ma all’interno di un’impalcatura narrativa. Stavolta ho abbandonato la trama, diciamo che quello che ho scritto assomiglia più a un saggio».
Difficile però portare a cinema questo nuovo libro, come è invece accaduto ad altri suoi lavori.
«Ma potrebbe essere oggetto di reading a teatro. Del resto già ne ho tenuti alcuni con amici jazzisti. Con questo testo potrebbe funzionare anche di più».