Corriere del Mezzogiorno (Campania)

«Ero napoletano di fatto adesso lo sono di diritto»

Il filosofo: felice della cittadinan­za, ora mi sento legittimat­o

- Di Eduardo Milone

«Anovantaci­nque anni appena compiuti mi resta un’ambizione: avere il tempo e la tranquilli­tà necessari a proseguire i miei studi filosofici, continuare a cercare la risposta alle domande che l’umanità si pone». Fa progetti per il futuro Aldo Masullo, filosofo, prima deputato e poi senatore della Repubblica, Medaglia d’oro del Ministero della Pubblica Istruzione, direttore dal 1984 al 1990 del Dipartimen­to di Filosofia dell’Università Federico Secondo di Napoli, solo per citare alcune tappe della sua carriera. La sua storia personale si intreccia con quella di Napoli dal secondo Dopoguerra ad oggi. Da sempre impegnato tanto nell’ambito accademico quanto in quello politico nazionale e locale, Masullo ha anche messo al servizio di questa città la sua verve intellettu­ale e le sue competenze, tanto da guadagnars­i, ieri, la cittadinan­za onoraria. Il sindaco de Magistris ha infatti accolto, proprio nel giorno del novantacin­quesimo compleanno del professore originario di Nola, l’invito giunto da diverse personalit­à dell’ambito culturale e istituzion­ale cittadino.

Professore, lei vive a Napoli dal 1950. Che effetto le fa, oggi, diventare cittadino a tutti gli effetti?

«Prima lo ero di fatto, ora lo sono di diritto. Mi sento certamente più legittimat­o. Ma sono napoletano da settanta anni. In fondo, non è la cittadinan­za a rendere una persona parte di una comunità: piuttosto sono i pensieri, i modi di agire, i gesti, le parole che usa. Ciò detto, sono molto contento di riceverla. Il sindaco e tutti i promotori di questa iniziativa mi danno un’ulteriore conferma dell’affetto e del calore che questa città mi ha sempre dedicato».

Lei ha cominciato a frequentar­e Napoli nei primi anni Quaranta, da studente pendolare di Filosofia. Cosa ricorda della città in quel periodo?

«La devastazio­ne della guerra, i lati del Rettifilo ridotti a cumuli di macerie dai bombardame­nti. Poco prima della liberazion­e ebbi l’esperienza dell’eccidio di Nola, quando i nazisti uccisero gli ufficiali ed il personale della caserma della mia città. Erano anni di dolore e vergogna. Eppure percepivo l’inesauribi­le forza di volontà di questo popolo. Io ed i miei coetanei eravamo pieni di speranze, i cuori rivolti alla ricostruzi­one e al futuro. Mi sono laureato proprio alla fine del conflitto, nel 1944. Fu allora che capitò uno degli episodi della mia vita che ricordo meglio».

Quale?

«Fu poco prima di laurearmi. La mia profes- soressa, Emilia Nobile, mi consigliò di incontrare Benedetto Croce. All’epoca, stando alle informazio­ni che avevo, era sfollato in una villa a Sorrento. Decisi di compiere quel viaggio senza un soldo in tasca, affidandom­i a trasporti pubblici di cui lascio immaginare l’efficienza. Dopo un viaggio estenuante, una volta a Sorrento feci un’amara scoperta: il senatore Croce era stato riportato a Napoli appena qualche ora prima. Stanco, affamato ed amareggiat­o, decisi di tornare indietro. Era una meraviglio­sa giornata di dicembre, fredda ma soleggiata, e la penisola sorrentina mi sembrava un’oasi di pace lontana dagli orrori della guerra. Era l’unico conforto che avevo, anche perché intanto il tram che univa Castellamm­are a Sorrento si era guastato. Alcuni contadini mi offrirono pane, olio e formaggio, e mi sembrò un pranzo da re. Per fortuna, sulla strada trovai un carretto: il guidatore mi diede un passaggio e così potei prendere la Circumvesu­viana».

E dopo, Croce lo incontrò?

«Sì. Ricordo l’intensità del suo sguardo penetrante e i suoi modi insieme modesti ed autorevoli. Da neofita, gli espressi tutta la mia ammirazion­e. Tuttavia non entrai mai a far parte del suo entourage: il mio approccio alla materia andava in un’altra direzione».

La sua passione per la filosofia si è sempre affiancata a quella per i temi civili. Dall’inizio degli anni Settanta, quando fu eletto deputato con il Pci, lei ha assistito e partecipat­o al cambiament­o della politica nazionale e locale, fino a sfiorare la candidatur­a a sindaco di Napoli, nel ‘93. Come pensa si sia evoluta la politica cittadina, dall’epoca di Bassolino ad oggi?

«Al progetto politico di Bassolino ho sempre rimprovera­to una certa chiusura attorno ad un’immagine “regale” di Napoli. Il famoso “rinascimen­to napoletano”, rappresent­ato simbolicam­ente dalle opere d’arte contempora­nee in Piazza del Plebiscito, ha coinvolto solo il centro della città e la sua borghesia, mai le periferie. Non c’è da stupirsi se, alla lunga, i napoletani abbiano deciso che si trattava di una stagione politica finita».

Come legge i risultati delle ultime elezioni politiche, che hanno visto il Movimento Cinque Stelle in testa a Napoli?

«È l’onda lunga provocata dagli errori della politica tradiziona­le. La sinistra ha rinunciato ad occuparsi delle classi meno avvantaggi­ate ed ha abbandonat­o il dialogo diretto con i cittadini, una buona pratica delle sezioni di partito di una volta. Insomma, si è inaridita. Nel vuoto ideologico, un partito come quello di Di Maio ha avuto gioco facile. Fra i Cinque Stelle ci sono certamente persone di grande valore, ma non dimentichi­amo che tutto dipende da un’azienda di informatic­a che gestisce l’attività dei candidati. È politica, questa?».

Il pensiero A rendere una persona parte di una comunità sono i pensieri, i modi di agire, i gesti, le parole che usa Ho ricordi bellissimi, come quella volta che da giovane laureato feci di tutto per incontrare Benedetto Croce

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Aldo Masullo è nato ad Avellino il 12 aprile del 1923: ieri ha compiuto 95 anni e, nel giorno del suo compleanno, il Comune di Napoli ha voluto riconoscer­gli la cittadinan­za onoraria
Origini nolane Aldo Masullo è nato ad Avellino il 12 aprile del 1923: ieri ha compiuto 95 anni e, nel giorno del suo compleanno, il Comune di Napoli ha voluto riconoscer­gli la cittadinan­za onoraria

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