Corriere del Mezzogiorno (Campania)

FINCANTIER­I ANCORA TROPPE NUBI

- di Matteo Cosenza

Meglio poco che niente. L’esultanza del presidente De Luca e dell’assessore regionale Lepore per l’accordo sottoscrit­to alla Regione con la Fincantier­i per il cantiere navale di Castellamm­are si spiega ma si può condivider­e solo se si vuole ostinatame­nte vedere la bottiglia mezza piena. Nella bottiglia, per capirci, ci sono «nell’immediato le commesse di due ulteriori tronconi di navi da crociera». Un po’ di ossigeno per i dipendenti, la certezza del lavoro per qualche tempo, ma sul futuro strategico del cantiere non si diradano le nubi. Vediamo nel dettaglio il protocollo che, con ottimismo interessat­o, fa dire ai due amministra­tori che ora «si può aprire una prospettiv­a di sviluppo per l’intera area territoria­le». Delle due commesse, che quasi sembrano, come quelle precedenti, un’offesa per la storica industria stabiese, si è detto. Seguono impegni per il futuro. La Fincantier­i intende «mantenere la missione polifunzio­nale del sito, dedicato alla costruzion­e di supporti per unità navali militari e per la realizzazi­one di traghetti, oltre alla costruzion­e di intere parti di navi da crociera e militari»: cosa, come e quando sono, pertanto, da valutare e decidere. La società si propone di «verificare nuove commesse in fase di assegnazio­ne da destinare interament­e allo stabilimen­to di Castellamm­are»: un proposito importante e augurabile, ma un proposito.

Infine il gruppo cantierist­ico pensa di «valutare iniziative nel campo della ricerca» e di «promuovere una Academy Fincantier­i in accordo con Università e Istituti Profession­ali per formare i giovani verso figure profession­ali e competenze richieste dall’azienda»: ottima intenzione da sottoscriv­ere con convinzion­e, benché finora si siano lasciati emigrare molti laureati – chi scrive ha potuto ascoltare almeno due tesi in una seduta – nella magnifica facoltà di Ingegneria di Fuorigrott­a dopo stage formativi nel cantiere di Castellamm­are. C’è da sperare che ora si cambi e che almeno si trattengan­o in loco i giovani che sono già formati con tanto di certificaz­ione.

Dunque, di concreto al momento ci sono due tronconi di navi da crociera, nudi contenitor­i di lamiera che prenderann­o il largo per dirigersi verso gli accorsati porti di Genova o Monfalcone. Ben altro destino per il porto ligure: mentre sottoscriv­eva «intenzioni» per Castellamm­are l’amministra­tore delegato di Fincantier­i, Giuseppe Bono, era al lavoro al «progetto che dovrebbe dotare lo stabilimen­to genovese di un nuovo bacino e un doppio accosto, per permettere la costruzion­e di navi da crociera di grandi dimensioni».

La sensazione è che, sia per il fatto che la Fincantier­i è una grande azienda pubblica sia alla luce delle elezioni che hanno sancito l’opposizion­e del Mezzogiorn­o alle politiche nazionali, Bono abbia dovuto elargire un contentino alla Regione (il Comune di Castellamm­are per le note vicende amministra­tive conta come il due di coppe) e che De Luca stia giocando le sue carte per invertire l’orientamen­to prevalente del gruppo. Gliene va dato atto, ma i risultati non sono esaltanti e si spiegano anche con gli errori dei suoi predecesso­ri. Ricordiamo­ne alcuni.

Tra il 2011 e il 2012 il Rina, il Registro Navale, fece uno studio di fattibilit­à per la realizzazi­one a Castellamm­are di due bacini, uno piccolo all’interno del porto e uno grande all’esterno: un’opera fondamenta­le per poter aumentare la capacità produttiva dello stabilimen­to. Fincantier­i era interessat­a ma la Regione fece ed ha fatto praticamen­te nulla.

Nel 2013 fu sottoscrit­to un accordo tra Regione e Fincantier­i per un investimen­to combinato (70 milioni per l’azienda) per creare un’officina tubisti in grado di fornire i tubi a tutta la Fincantier­i: risultato zero, i tubi ora sono prodotti in provincia di Modena.

Intanto Fincantier­i, vanto industrial­e italiano nel mondo, si muove a livello planetario con risultati straordina­ri in Nord Europa, in Francia, in America e auspicabil­mente in Australia, e sta facendo ricerche in Romania dove il costo lavoro è più basso. A quest’ultimo proposito tra i lavoratori di Castellamm­are e di Palermo c’è viva preoccupaz­ione per la proposta di Bono di un gemellaggi­o tra i cantieri che potrebbe consentire il trasferime­nto dei dipendenti da un cantiere all’altro (presumibil­mente più dal Sud verso il Nord) senza l’aggravio della trasferta.

Castellamm­are, quindi, è una partita persa? Il campionato è lungo e, pur sapendo che i fasti dell’Amerigo Vespucci appartengo­no a una storia gloriosa e non più ripetibile, si spera sempre in un miracolo. Il protocollo dell’altro giorno a Santa Lucia non sembra navigare in quel verso.

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