Corriere del Mezzogiorno (Campania)
FINCANTIERI ANCORA TROPPE NUBI
Meglio poco che niente. L’esultanza del presidente De Luca e dell’assessore regionale Lepore per l’accordo sottoscritto alla Regione con la Fincantieri per il cantiere navale di Castellammare si spiega ma si può condividere solo se si vuole ostinatamente vedere la bottiglia mezza piena. Nella bottiglia, per capirci, ci sono «nell’immediato le commesse di due ulteriori tronconi di navi da crociera». Un po’ di ossigeno per i dipendenti, la certezza del lavoro per qualche tempo, ma sul futuro strategico del cantiere non si diradano le nubi. Vediamo nel dettaglio il protocollo che, con ottimismo interessato, fa dire ai due amministratori che ora «si può aprire una prospettiva di sviluppo per l’intera area territoriale». Delle due commesse, che quasi sembrano, come quelle precedenti, un’offesa per la storica industria stabiese, si è detto. Seguono impegni per il futuro. La Fincantieri intende «mantenere la missione polifunzionale del sito, dedicato alla costruzione di supporti per unità navali militari e per la realizzazione di traghetti, oltre alla costruzione di intere parti di navi da crociera e militari»: cosa, come e quando sono, pertanto, da valutare e decidere. La società si propone di «verificare nuove commesse in fase di assegnazione da destinare interamente allo stabilimento di Castellammare»: un proposito importante e augurabile, ma un proposito.
Infine il gruppo cantieristico pensa di «valutare iniziative nel campo della ricerca» e di «promuovere una Academy Fincantieri in accordo con Università e Istituti Professionali per formare i giovani verso figure professionali e competenze richieste dall’azienda»: ottima intenzione da sottoscrivere con convinzione, benché finora si siano lasciati emigrare molti laureati – chi scrive ha potuto ascoltare almeno due tesi in una seduta – nella magnifica facoltà di Ingegneria di Fuorigrotta dopo stage formativi nel cantiere di Castellammare. C’è da sperare che ora si cambi e che almeno si trattengano in loco i giovani che sono già formati con tanto di certificazione.
Dunque, di concreto al momento ci sono due tronconi di navi da crociera, nudi contenitori di lamiera che prenderanno il largo per dirigersi verso gli accorsati porti di Genova o Monfalcone. Ben altro destino per il porto ligure: mentre sottoscriveva «intenzioni» per Castellammare l’amministratore delegato di Fincantieri, Giuseppe Bono, era al lavoro al «progetto che dovrebbe dotare lo stabilimento genovese di un nuovo bacino e un doppio accosto, per permettere la costruzione di navi da crociera di grandi dimensioni».
La sensazione è che, sia per il fatto che la Fincantieri è una grande azienda pubblica sia alla luce delle elezioni che hanno sancito l’opposizione del Mezzogiorno alle politiche nazionali, Bono abbia dovuto elargire un contentino alla Regione (il Comune di Castellammare per le note vicende amministrative conta come il due di coppe) e che De Luca stia giocando le sue carte per invertire l’orientamento prevalente del gruppo. Gliene va dato atto, ma i risultati non sono esaltanti e si spiegano anche con gli errori dei suoi predecessori. Ricordiamone alcuni.
Tra il 2011 e il 2012 il Rina, il Registro Navale, fece uno studio di fattibilità per la realizzazione a Castellammare di due bacini, uno piccolo all’interno del porto e uno grande all’esterno: un’opera fondamentale per poter aumentare la capacità produttiva dello stabilimento. Fincantieri era interessata ma la Regione fece ed ha fatto praticamente nulla.
Nel 2013 fu sottoscritto un accordo tra Regione e Fincantieri per un investimento combinato (70 milioni per l’azienda) per creare un’officina tubisti in grado di fornire i tubi a tutta la Fincantieri: risultato zero, i tubi ora sono prodotti in provincia di Modena.
Intanto Fincantieri, vanto industriale italiano nel mondo, si muove a livello planetario con risultati straordinari in Nord Europa, in Francia, in America e auspicabilmente in Australia, e sta facendo ricerche in Romania dove il costo lavoro è più basso. A quest’ultimo proposito tra i lavoratori di Castellammare e di Palermo c’è viva preoccupazione per la proposta di Bono di un gemellaggio tra i cantieri che potrebbe consentire il trasferimento dei dipendenti da un cantiere all’altro (presumibilmente più dal Sud verso il Nord) senza l’aggravio della trasferta.
Castellammare, quindi, è una partita persa? Il campionato è lungo e, pur sapendo che i fasti dell’Amerigo Vespucci appartengono a una storia gloriosa e non più ripetibile, si spera sempre in un miracolo. Il protocollo dell’altro giorno a Santa Lucia non sembra navigare in quel verso.