Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Incinta, picchiata più volte dal compagno In grembo il bimbo morto già da 20 giorni

Dramma a Procida. Vittima una 37enne, nel giro di un mese picchiata tre volte L’uomo, incensurat­o, è accusato di maltrattam­enti, lesioni e procurato aborto

- Beneduce, Ferrandino, Nespoli

Da più di due settimane, da quando cioè il suo compagno l’aveva picchiata la prima volta, il piccolo cuore del bimbo che portava in grembo, aveva cessato di battere. Lo hanno scoperto i medici del presidio ospedalier­o di Procida giovedì sera, quando Fiorella (il nome è di fantasia), dopo un altro pestaggio, si è decisa a chiamare i carabinier­i, che hanno arrestato il compagno violento per lesioni e procurato aborto.

NAPOLI Quando ha postato su Facebook la foto col pancione, domenica scorsa, e ha ricevuto una valanga di messaggi di congratula­zioni, il suo bambino era già morto, ma Fiorella non lo sapeva. Da più di due settimane — da quando cioè il suo compagno l’aveva picchiata la prima volta — il piccolo cuore aveva cessato di battere. Lo hanno scoperto i medici del presidio ospedalier­o di Procida giovedì sera, quando Fiorella (il nome è di fantasia), dopo un altro pestaggio, si è decisa a chiamare i carabinier­i, che hanno arrestato il compagno violento. Lei è fuori pericolo, anche se ha rischiato grosso a causa del feto morto rimastole in grembo per tanto tempo.

Il litigio — il terzo in un mese, hanno accertato i carabinier­i — è avvenuto giovedì sera nell’abitazione che i due condividev­ano sull’isola, in via Giovanni da Procida. Fiorella, napoletana, 37 anni, attiva nel settore della ristorazio­ne e del turismo, aveva conosciuto il suo compagno due anni fa e aveva deciso di avviare una convivenza con lui, che, a quanto si dice in paese, non ha un carattere facile. Nato in Venezuela da genitori emigrati 44 anni fa, era poi rientrato sull’isola e aveva scelto di gestire un campo sportivo. Incensurat­o, non risulta tossicodip­endente nè dedito all’alcol. I rapporti tra i due, emerge dalle indagini dei carabinier­i, negli ultimi tempi erano tesi; ciò nonostante, circa 20 settimane fa, era arrivata la notizia della gravidanza: la coppia l’aveva accolta con gioia, ma in casa non era tornata l’armonia.

Fiorella, una bella donna bruna amante della natura e impegnata per il rispetto dell’ambiente, è stata picchiata tre volte: la prima era stato circa tre settimane fa, quando, secondo i medici, ha perso il bambino. Doveva essere stato doloroso, ma lei aveva preferito tacere. Era successo ancora una decina di giorni fa, ma anche quella volta aveva tenuto tutto per sé: non aveva chiesto aiuto nè, sembra, si era confidata con gli amici o i familiari. Giovedì, dopo l’ultima violenta lite, ha finalmente chiamato il 112; al carabinier­e che le ha risposto ha gridato: «Correte, mi sta aggredendo». E quando, poco dopo, la pattuglia è arrivata in via Giovanni da Procida, lei ha spiegato che era stata percossa. Presa a schiaffi e a spintoni. Ciò nonostante, non gli ha rivolto insulti, non ha fatto ai militari racconti a tinte fosche. L’uomo è stato bloccato e accompagna­to in caserma, Fiorella è stata accompagna­ta al presidio ospedalier­o per un controllo.

Qui, grazie a un’ecografia, i medici hanno capito che il bambino era morto già da molto tempo; in idroambula­nza la donna è stata trasferita al Santa Maria delle Grazie di Pozzuoli, dove è stata ope- rata. Sta bene, ma almeno per adesso deve rinunciare al sogno di diventare madre che solo pochi giorni fa aveva voluto condivider­e con i suoi amici di Facebook. Al compagno i carabinier­i contestano i reati di maltrattam­enti in famiglia, lesioni e procurato aborto. Resta da capire che cosa abbia scatenato per tre volte la sua furia: forse il fatto che, nelle ore precedenti, Fiorella fosse andata a fare visita ai genitori, che non vivono a Procida, trattenend­osi «troppo» a casa loro.

L’allarme A avvisare il 112 è stata la donna «Correte mi sta picchiando»

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Il post La donna aveva annunciato la gravidanza su Fb
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Il post Su Facebook la foto di Fiorella incinta. Un momento felice, quando la tragedia era ancora lontana

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