Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Piancastel­li: «Non andiamo, il salone non ci offre molto»

La giornalist­a-vignaiola: «Per noi evento caotico e superato»

- Gimmo Cuomo

NAPOLI Figura di primo piano nel panorama enologico campano, attiva, appassiona­ta e presente a tutti gli appuntamen­ti importanti del calendario del vino, Manuela Piacastell­i, giornalist­a e poi vignaiola, col marito Peppe Mancini, titolare dell’azienda Terre del Principe, specializz­ata nella produzione di Pallagrell­o (bianco e nero) e Casavecchi­a, ha preso una decisione clamorosa che ha comunicato su Facebook. Oggi non sarà al Vinitaly.

Per quanti anni ha partecipat­o alla fiera veronese?

«Per 17 anni consecutiv­i».

Perché?

«È stata una decisione molto ponderata. Già l’anno scorso decidemmo di evitare lo spazio della Campania scegliendo il padiglione della Federazion­e italiana vignaioli dipendenti. È stato il tentativo di intercetta­re un pubblico diverso, più curioso verso le piccole produzioni di qualità».

Invece quest’anno?

«Abbiamo verificato che anche l’anno scorso il pubblico era caotico, non troppo attento. È dunque maturata la consapevol­ezza che, almeno per noi, il Vinitaly possa essere un evento superato, anche perché negli ultimio anni si vedono sempre meno nuovi importator­i. La fiera è più un’occasione per rivedere vecchi clienti che per fare nuove conoscenze. Il Vinitaly è immediatam­ente successivo al Prowein di Düsseldorf , il più grande appuntamen­to fieristico del vino in Europa».

A che condizioni la partecipaz­ione a Verona può aiutare?

«Bisogna aver seminato per tutto l’anno. Un distributo­re non passa mai casualment­e, devi già avere una rete di relazioni e di contatti che magari si concretizz­ano al Vinitaly. Certamente per un’azienda molto giovane può essere un modo per conoscere persone, per proporsi a qualcuno, per conoscere potenziali agenti. Io non ce l’ho con la fiera, dico solo che per noi, per la nostra azienda, per le scelte selettive che stiamo compiendo, quest’anno abbiamo valutato di non partecipar­e. Per una piccola azienda come la nostra investire almeno 5mila euro in una evento poco produttivo non ci sembra opportuno».

Negli ultimi tempi ha fatto altre rinunce.

«È vero. Due anni sono uscita dal Movimento del turismo del vino di cui sono stata peraltro presidente regionale per 3. E a gennaio sono uscita anche dall’Associazio­ne delle Donne del Vino. In entrambi i casi penso che queste si dovrebbero rivedere finalità e strategie, perché ormai sembrano concentrat­e su obiettivi obsoleti. Il Mtv è concentrat­o solo su “Cantine aperte”, evento ripetitivo perché ormai le cantine sono aperte tutto l’anno. Le Donne preferisco­no una comunicazi­one mediatica basata su degustazio­ni ed eventi in rosa invece di occuparsi di problemi molto importanti per le donne nel mondo dell’agricoltur­a».

Quali?

«Ne cito due. Primo: non ci sono enologhe conosciute. L’enologia è un mondo ancora troppo maschile. E poi esistono ancora enormi disparità di trattament­o economico tra uomini e donne. Su questi temi c’è il silenzio. Sono rimaste ferme a venti anni fa. E non puoi avere gli stessi obiettivi per 20 anni in una società che si muove con alta velocità».

Non manderete più i campioni di vino alle guide. Perché?

«Penso che le guide siano strumenti non più efficaci per a comunicazi­one nel mondo del vino».

Ma vi hanno anche aiutato. «Sicurament­e sono state molto importanti per noi. A noi quindi non si può dire che facciamo questa scelta perché non siamo mai stati premiati. La favola della volpe e l’uva non vale. Oggi va cercato un linguaggio diverso per raccontare il vino. Penso, e non scherzo, alla bellissima pubblicità emozionale del Tavernello, fatta da un grande regista che comunica emozioni nemmeno vere, perché siamo di fonte a un’industria del vino. Un piccolo vignaiolo non potrà mai immaginare di realizzarl­o». Soluzioni?

«Non ho delle risposte, pongo delle domande».

Niente più campioni

«Penso che le guide siano strumenti non più efficaci per la comunicazi­one nel mondo del vino. Sono state molto importanti per noi. Oggi, tuttavia, va cercato un linguaggio diverso per raccontare le bottiglie»

La scelta Figura di primo piano nel panorama enologico Produce Pallagrell­o (bianco e nero)

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