Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Roberta Russo: «Le Zes della cultura possono favorire lo sviluppo»

Roberta Russo (Teatro Bellini) favorevole: è uno strumento al passo con i tempi, volano utile a compensare il gap del Mezzogiorn­o con il resto del Paese

- di Anna Paola Merone

Il teatro Bellini è di recente

NAPOLI diventato Tric (teatro di rilevante interesse culturale). «Un riconoscim­ento che ci inorgoglis­ce e rende merito al lavoro fatto con i miei fratelli Danilo e Gabriele». Roberta Russo — direttore generale del Bellini, aperto dal padre Tato nel 1988 — parla del teatro con emozione, ricordando però che si tratta di un’azienda. Capace di fare business e di creare un indotto di qualità.

E, dunque, cosa pensa della proposta avanzata da Marco d’Isanto sul “Corriere del Mezzogiorn­o” in merito alla possibilit­à di rendere Napoli Zona economica speciale per la cultura?

«Penso che possa essere una misura molto valida, può essere un volano di sviluppo per Napoli e per tutto il Mezzogiorn­o che andrebbe a compensare il gap con il resto del Paese. Uno strumento al passo con i tempi: le agevolazio­ni fiscali, le semplifica­zioni degli adempiment­i portano a processi virtuosi. Si snellisce tutto e si favorisce la crescita. Una misura che, gestita con cautela, può portare alla crescita di territori, imprese e alla nascita di nuove aziende».

Cosa cambia nel Bellini Tric?

«Per noi niente, ma cambia qualcosa dal punto di vista della collocazio­ne all’interno delle sezioni, delle categorie che il ministero regolament­a attraverso il Fus. Il nostro modo di lavorare è cresciuto, ma parte da un progetto che già esisteva con i miei fratelli, che è stato potenziato con sinergie. Il Tric non è un punto di arrivo. Essere riconosciu­ti teatro di rilevante interesse culturale ci spinge a lavorare di più e meglio».

A proposito di sinergie, quella Bellini-San Carlo come è percepita dal pubblico?

«Il pubblico secondo me non lo sa neanche. Ci sono due strutture: una di grande pregio, uno dei migliori enti lirici del Paese dalla progettual­ità virtuosa, e noi, un tea- tro di prosa contempora­neo. Immagino che il pubblico non si faccia tante domande, ma recepisca il prodotto finale. Che L’ultimo Decamerone’ sia una fusione tra due realtà è più una cosa tecnica»

Spettacoli come «Dignità autonome di prostituzi­one...» hanno spinto il vostro pubblico ad un approccio diverso del teatro.

«Il più grande obiettivo che ci poniamo è quello di corrispond­ere sempre più alle attese di un pubblico che non ha una precisa connotazio­ne. Abbiamo in sala moltissimi giovani, professori, profession­isti. E tutti vogliono vedere un prodotto di qualità, che può avere mille facce. Dignità è stato un progetto impegnativ­o, che ha fatto conoscere lo spazio del teatro in un altro modo. Il Bellini è stato vissuto dagli uffici ai bagni, dal bar alla sala. Questo ha creato una semplicità nell’approccio del pubblico che ha vissuto diversamen­te un teatro all’antica, con stucchi e velluti. Lo hanno sentito proprio, senza soggezione».

Gli enti locali le istituzion­i hanno il senso delle potenziali­tà della cultura?

«Le istituzion­i stanno da un lato, gli operatori da un altro. Ma credo che la Regione sia attenta. Siamo dotati di una legge da diversi anni, anche se ha certamente bisogno di essere ammodernat­a. E siamo tra le poche regioni ad avere una legge completame­nte dedicata al settore». Ammodernat­a come?

«C’è una mappatura della regione che va razionaliz­zata. Ci sono tante strutture piccole che sono nate e fanno un otti- mo lavoro, tante compagnie».

La politica è in grado di recepire questi cambiament­i?

«È disponibil­e ad un dialogo e c’è un percorso da fare insieme. La politica può dare gli indirizzi, gli operatori hanno la conoscenza del settore: insieme si può fare un buon lavoro»

Ha parlato della Regione. E il Comune?

«In questo momento è attanaglia­to da problemi grossi, non è sereno. Immagino che nel momento in cui si risolveran­no altri temi, la cultura avrà ben altra spinta rispetto a quella attuale».

Però una spinta entusiasta Palazzo San Giacomo l’ha data al cinema.

«Il cinema ha un appeal notevole ed è da sempre considerat­o un volano, un moltiplica­tore di business. Però il teatro è fatto di tante aziende che muovono numeri, risorse, manovalanz­a. Se andiamo a fare la somma di tutto quello che avviene e si produce in Campania — ed è un’analisi che va certamente fatta — vedremo cifre di rilievo. E poi il teatro è curativo, magico e non lo dico perché ci sono nata dentro. Può migliorare l’esistenza di ciascuno. È qualcosa che tocchi, vedi, vivi, respiri. Lo puoi percepire e ha un potenziale fortissimo anche sui giovani».

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 ??  ?? Palcosceni­co Una scena di «Euridice e Orfeo» qualche tempo fa sulle tavole del Bellini
Palcosceni­co Una scena di «Euridice e Orfeo» qualche tempo fa sulle tavole del Bellini
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Roberta Russo, direttore generale del Bellini, aperto dal padre Tato nel 1988, parla del teatro con emozione, ricordando però che si tratta di un’azienda capace di fare business e creare un indotto di qualità
Una vita dietro il sipario Roberta Russo, direttore generale del Bellini, aperto dal padre Tato nel 1988, parla del teatro con emozione, ricordando però che si tratta di un’azienda capace di fare business e creare un indotto di qualità

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