Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Dal Napo alla «criptovaluta», la finanza creativa del Comune
Non sono i Bitcoin ma gli Ico. Il Comune di Napoli, alle prese con il rischio dissesto, si rivolge anche al mercato emergente della cosiddetta criptovaluta. Ci crede, palazzo San Giacomo, al secondo tentativo sul fronte della nuova finanza dopo il «Napo», banconota pensata da de Magistris anni addietro, una sorta di ticket da spendere nei negozi convenzionati di cui però non si è mai più saputo nulla. Il Comune pensa ora di sostituire il pagamento per l’accesso al Maschio Angioino oppure ad altri servizi cittadini con la criptovaluta.
Un’idea, quindi, prevalentemente indirizzata ai turisti che, in città, stanno facendo registrare presenza record. E che se provenienti da realtà come gli Stati Uniti oppure il Giappone, hanno già dimestichezza con l’utilizzo della criptovaluta.
Rispetto al «Napo», dunque, il Comune cambia orizzonte e chiede alla città di redigere un progetto tramite quella che in una nota definisce «chiamata pubblica per istituire gruppo di studio su blockchain e criptovalute all’interno delle attività amministrative, pagamento musei cittadini e trasparenza», che è comunque il fine della cosiddetta valuta da spendere via internet. O, come viene definita da Wikipedia, una valuta paritaria, decentralizzata e digitale la cui implementazione si basa sui principi della crittografia per convalidare le transazioni e la generazione di moneta in sé».
Stamattina Palazzo San Giacomo pubblicherà sul proprio sito web le modalità per aderire ad una chiamata pubblica «per istituire — si legge nel comunicato diffusa dal Municipio — un gruppo di lavoro su base volontaria che avrà il compito di elaborare ed eventualmente attuare obiettivi legati alla tecnologia blockchain ed in particolare perseguire i seguenti obiettivi: «L’utilizzo di una blockchain in uno dei processi amministrativi della macchina comunale», cioè una sorta di Internet delle Transazioni o, come viene definita dal mondo finanziario, l’Internet del Valore.
In realtà, la Blockchain è la rappresentazione digitale di quattro concetti: «La decentralizzazione, la trasparenza, la sicurezza e l’immutabilità», spiegano gli esperti del settore. Palazzo San Giacomo punta quindi — scrive nella nota — ad ottenere un piano che consenta, in futuro, di «accettare pagamenti in criptovalute, ad esempio per l’accesso al Maschio Angioino o per pagamenti servizi».
Al gruppo di lavoro verrà chiesto anche un progetto su come «attuare una raccolta fondi basata su criptovalute» oltre che a «generare, distribuire e utilizzare una nuova criptovaluta (ICO) legata all’economia della città».
Al tal fine le associazioni, università, centri di ricerca, studiosi, cultori della materia che intendono manifestare la propria disponibilità ad aderire a tale gruppo di lavoro, possono inviare richiesta compilando da domani il form online all’indirizzo: www.comune.napoli.it/ blockchain.
Sarà interessante vedere come andrà a finire.