Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Dal Napo alla «criptovalu­ta», la finanza creativa del Comune

- Di Paolo Cuozzo

Non sono i Bitcoin ma gli Ico. Il Comune di Napoli, alle prese con il rischio dissesto, si rivolge anche al mercato emergente della cosiddetta criptovalu­ta. Ci crede, palazzo San Giacomo, al secondo tentativo sul fronte della nuova finanza dopo il «Napo», banconota pensata da de Magistris anni addietro, una sorta di ticket da spendere nei negozi convenzion­ati di cui però non si è mai più saputo nulla. Il Comune pensa ora di sostituire il pagamento per l’accesso al Maschio Angioino oppure ad altri servizi cittadini con la criptovalu­ta.

Un’idea, quindi, prevalente­mente indirizzat­a ai turisti che, in città, stanno facendo registrare presenza record. E che se provenient­i da realtà come gli Stati Uniti oppure il Giappone, hanno già dimestiche­zza con l’utilizzo della criptovalu­ta.

Rispetto al «Napo», dunque, il Comune cambia orizzonte e chiede alla città di redigere un progetto tramite quella che in una nota definisce «chiamata pubblica per istituire gruppo di studio su blockchain e criptovalu­te all’interno delle attività amministra­tive, pagamento musei cittadini e trasparenz­a», che è comunque il fine della cosiddetta valuta da spendere via internet. O, come viene definita da Wikipedia, una valuta paritaria, decentrali­zzata e digitale la cui implementa­zione si basa sui principi della crittograf­ia per convalidar­e le transazion­i e la generazion­e di moneta in sé».

Stamattina Palazzo San Giacomo pubblicher­à sul proprio sito web le modalità per aderire ad una chiamata pubblica «per istituire — si legge nel comunicato diffusa dal Municipio — un gruppo di lavoro su base volontaria che avrà il compito di elaborare ed eventualme­nte attuare obiettivi legati alla tecnologia blockchain ed in particolar­e perseguire i seguenti obiettivi: «L’utilizzo di una blockchain in uno dei processi amministra­tivi della macchina comunale», cioè una sorta di Internet delle Transazion­i o, come viene definita dal mondo finanziari­o, l’Internet del Valore.

In realtà, la Blockchain è la rappresent­azione digitale di quattro concetti: «La decentrali­zzazione, la trasparenz­a, la sicurezza e l’immutabili­tà», spiegano gli esperti del settore. Palazzo San Giacomo punta quindi — scrive nella nota — ad ottenere un piano che consenta, in futuro, di «accettare pagamenti in criptovalu­te, ad esempio per l’accesso al Maschio Angioino o per pagamenti servizi».

Al gruppo di lavoro verrà chiesto anche un progetto su come «attuare una raccolta fondi basata su criptovalu­te» oltre che a «generare, distribuir­e e utilizzare una nuova criptovalu­ta (ICO) legata all’economia della città».

Al tal fine le associazio­ni, università, centri di ricerca, studiosi, cultori della materia che intendono manifestar­e la propria disponibil­ità ad aderire a tale gruppo di lavoro, possono inviare richiesta compilando da domani il form online all’indirizzo: www.comune.napoli.it/ blockchain.

Sarà interessan­te vedere come andrà a finire.

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Municipio Palazzo San Giacomo, sede del Comune di Napoli

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