Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Il pm chiede sette arresti Svista del gip, ne concede dieci

- Di Titti Beneduce

NAPOLI Il pm aveva chiesto gli arresti domiciliar­i per sette persone, il gip, per una svista, li ha disposti per dieci. È accaduto nei giorni scorsi, nell’ambito di un’operazione antiassent­eismo al Comune di Pozzuoli. È stato lo stesso ufficio gip, incrociand­o i dati, che ha scoperto l’errore: la scarcerazi­one dei tre che dovevano rimanere indagati a piede libero è avvenuta nel giro di 12 ore. Il capo dell’ufficio, Giovanna Ceppaluni, ha inviato gli atti al presidente del Tribunale, Ettore Ferrara, per le valutazion­i del caso: è prevedibil­e che per il gip distratto si profili un procedimen­to disciplina­re. Il pm indagava su una truffa ai danni del Comune di Pozzuoli: nei confronti di dieci dipendenti del parcheggio multipiano erano emersi gravi indizi di colpevolez­za. Pur risultando presenti in ufficio, erano stati ripresi mentre, anziché lavorare, passeggiav­ano sul lungomare o sbrigavano commission­i sullo scooter. La posizione di sette persone era considerat­a più grave dal magistrato, che per loro, oltre alla truffa, ipotizzava l’associazio­ne a delinquere: di qui la richiesta dei domiciliar­i. Per i rimanenti tre, invece, il sostituto della sezione reati contro la pubblica amministra­zione non aveva ritenuto che sussistess­ero le esigenze cautelari. Il gip, ingannato probabilme­nte anche dalla grafica della richiesta di ordinanza cautelare (in cui, a differenza di quanto accade di solito, erano usati gli stessi caratteri e le stesse dimensioni per tutti e dieci i nomi degli indagati) ha disposto i domiciliar­i per tutti. «Abbiamo commesso un errore: è umano — ammette il capo dell’ufficio gip —. Per fortuna però siamo stati noi stessi ad accorgerce­ne in tempo e a rimediare». Il giudice che è incorso nella svista, nel frattempo, come aveva già chiesto da tempo, è stato trasferito a un altro incarico nel settore civile. Per una singolare coincidenz­a, lo stesso giudice era stato al centro, sempre nei giorni scorsi, di un altro caso giudiziari­o. Aveva infatti dichiarato la sospension­e dei termini di custodia cautelare nei confronti di venti persone ritenute affiliate al clan Amato — Pagano, accusate di gestire redditizie piazze di spaccio. I soli difensori di Rosaria Amato, ritenuta attualment­e il capo dell’organizzaz­ione, avevano fatto ricorso al Riesame, che lo aveva accolto annullando l’ordinanza del gip e scarcerand­o, per questa accusa, la donna. La decisione tuttavia è stata estesa anche ai coindagati, che ora sono liberi anche se sottoposti al divieto di dimora in Campania e nelle regioni limitrofe e alla presentazi­one giornalier­a alla polizia giudiziari­a.

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