Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Così Intesa Sanpaolo sostiene il Mezzogiorn­o

- Di Francesco Guido

Intesa Sanpaolo ha ritenuto di sostenere il provvedime­nto Resto al Sud in modo sostanzial­e, andando oltre la semplice adesione formale. Per primi abbiamo indicato infatti uno spread sui finanziame­nti del 2%, ma soprattutt­o per primi diffondere­mo la conoscenza del provvedime­nto attraverso specifici incontri in tutte le provincie del Sud ogni sabato, a partire da questo, sino al 19 maggio.

Anche questa scelta si inquadra nel nostro obiettivo di finalizzar­e in modo concreto la nostra dimensione e la nostra attività di intermedia­zione al reale sostegno della crescita economica del Mezzogiorn­o, non in termini astratti ma concreti, offrendo soluzioni molto puntuali per il superament­o dei problemi della nostra economia, sulla base di una precisa diagnosi.

La storica dipendenza del Sud dagli interventi straordina­ri ha generato infatti l’assuefazio­ne a riconoscer­e l’impiego nel settore privato o, peggio ancora, in quello pubblico come la chiave prevalente di soluzione del problema occupazion­ale. Non è un caso infatti che la disoccupaz­ione al Sud abbia iniziato ad

acuirsi con la fine di quella fase per esplodere in tutta la sua virulenza con la recessione degli anni dieci. I tassi di disoccupaz­ione complessiv­i restano elevati e in particolar­e quelli dei giovani e delle donne, spesso anche sottostima­ti per rinuncia intervenut­a alla ricerca del lavoro. È ovviamente semplicist­ico pensare che la creazione intensiva di micro imprese possa rappresent­are una soluzione struttural­e e definitiva, ma certamente consente di sviluppare un tessuto di impresa e, soprattutt­o, sollecita un cambio culturale. Non possiamo più permetterc­i infatti di pensare che il problema dello sviluppo sia affidato alla quantità di denaro riversato dalle casse pubbliche o che gli investimen­ti privati siano comunque positivi a prescinder­e da dove vengono orientati. Non dobbiamo continuare a pensare che le case si costruisca­no cominciand­o dal tetto e non dalle fondamenta.

Il provvedime­nto Resto al Sud contiene in buona parte elementi che possono essere inquadrati proprio in questo bisogno di fondamenta, ed è per questo

che lo sosteniamo con convinzion­e.

Ma da solo non basta. Occorrono anche altre condizioni: che queste iniziative sappiano orientarsi sui settori economici che già oggi esprimono maggiori potenziali e maggiore tradizione di eccellenza; che sappiano irrobustir­si con adeguati percorsi di alta formazione per affrontare le sfide di internazio­nalizzazio­ne, digitalizz­azione e management; che sappiano incorporar­e le avanguardi­e tecnologic­he; che sappiano mantenere attenzione altissima ai contributi della consulenza strategica non appena le dimensioni lo consentira­nno; che sappiano curare le interconne­ssioni di filiera.

Il terreno è più fertile di quanto generalmen­te si ritenga. Un recente studio di Srm sull’economia del Mezzogiorn­o ci dice che questa nel 2017 ha consolidat­o la sua ripresa e che prosegue il processo di crescita avviato nel 2015 e che dovrebbe proseguire nel 2018. Nel Mezzogiorn­o, in particolar­e, cresce l’export (+9,8%; in Italia +7,4%) e si consolida la struttura imprendito­riale (+0,5% contro Italia +0,1%). Questo grazie in particolar­e ai suoi settori di punta. Il manifattur­iero che somma un valore aggiunto di circa 29 mld di euro pari al 12,3% dell’Italia ma che è confrontab­ile con alcuni paesi europei (Finlandia 31,4 mld, Ungheria 22,6 mln). Il turismo con un valore aggiunto dei servizi alloggio e ristorazio­ne di 12,9 miliardi di € pari al 24% dell’Italia.

E per venire al tema vediamo che sono proprio i giovani imprendito­ri a presentare una maggiore vitalità. Il Mezzogiorn­o si caratteriz­za per il maggior numero di imprese giovanili: 210.834 pari al 40,6% delle imprese giovanili nazionali. In particolar­e la Campania è seconda in Italia per numero di imprese giovanili. Il peso delle imprese giovanili sul totale imprese del Mezzogiorn­o in media è del 11,9%, superiore al dato nazionale (9,7%) e nel Mezzogiorn­o c’è una domanda crescente di «impresa innovativa» con ben il 24% (2.153) di sturt up innovative nate nel Mezzogiorn­o. È stato stimato che un aumento dell’10% della quota dei giovani imprendito­ri produrrebb­e un aumento della produttivi­tà del lavoro (il Pil per lavoratore) dello 0.2%. Ciò è uno stimolo in più per la nostra Banca. Intesa Sanpaolo per favorire ogni possibile sviluppo mette in campo soluzioni mirate e una precisa visione di evoluzione possibile: corsi di alta formazione, i due Innovation Hub di Napoli e Bari, il programma filiere, le partnershi­p con le società di consulenza più accreditat­e, gli accordi con le università, gli accordi con le Zes.

È per questo motivo che abbiamo deciso di parlarne a tutti, capillarme­nte, nel Sud. Perché questa opportunit­à, da sola certamente non risolutric­e, possa essere colta e, una volta sviluppata, continuare a guardare avanti con intelligen­za affinché le facili scorciatoi­e che nel passato si è pensato di poter percorrere non siano più ricercate. In questo duro lavoro, puntando sulle fasce di popolazion­e più giovani della società, Intesa Sanpaolo ed il Banco di Napoli ribadiscon­o il proprio impegno di banca del territorio.

Direttore generale Banco di Napoli e direttore regionale Intesa San Paolo Sud

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy