Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Così Intesa Sanpaolo sostiene il Mezzogiorno
Intesa Sanpaolo ha ritenuto di sostenere il provvedimento Resto al Sud in modo sostanziale, andando oltre la semplice adesione formale. Per primi abbiamo indicato infatti uno spread sui finanziamenti del 2%, ma soprattutto per primi diffonderemo la conoscenza del provvedimento attraverso specifici incontri in tutte le provincie del Sud ogni sabato, a partire da questo, sino al 19 maggio.
Anche questa scelta si inquadra nel nostro obiettivo di finalizzare in modo concreto la nostra dimensione e la nostra attività di intermediazione al reale sostegno della crescita economica del Mezzogiorno, non in termini astratti ma concreti, offrendo soluzioni molto puntuali per il superamento dei problemi della nostra economia, sulla base di una precisa diagnosi.
La storica dipendenza del Sud dagli interventi straordinari ha generato infatti l’assuefazione a riconoscere l’impiego nel settore privato o, peggio ancora, in quello pubblico come la chiave prevalente di soluzione del problema occupazionale. Non è un caso infatti che la disoccupazione al Sud abbia iniziato ad
acuirsi con la fine di quella fase per esplodere in tutta la sua virulenza con la recessione degli anni dieci. I tassi di disoccupazione complessivi restano elevati e in particolare quelli dei giovani e delle donne, spesso anche sottostimati per rinuncia intervenuta alla ricerca del lavoro. È ovviamente semplicistico pensare che la creazione intensiva di micro imprese possa rappresentare una soluzione strutturale e definitiva, ma certamente consente di sviluppare un tessuto di impresa e, soprattutto, sollecita un cambio culturale. Non possiamo più permetterci infatti di pensare che il problema dello sviluppo sia affidato alla quantità di denaro riversato dalle casse pubbliche o che gli investimenti privati siano comunque positivi a prescindere da dove vengono orientati. Non dobbiamo continuare a pensare che le case si costruiscano cominciando dal tetto e non dalle fondamenta.
Il provvedimento Resto al Sud contiene in buona parte elementi che possono essere inquadrati proprio in questo bisogno di fondamenta, ed è per questo
che lo sosteniamo con convinzione.
Ma da solo non basta. Occorrono anche altre condizioni: che queste iniziative sappiano orientarsi sui settori economici che già oggi esprimono maggiori potenziali e maggiore tradizione di eccellenza; che sappiano irrobustirsi con adeguati percorsi di alta formazione per affrontare le sfide di internazionalizzazione, digitalizzazione e management; che sappiano incorporare le avanguardie tecnologiche; che sappiano mantenere attenzione altissima ai contributi della consulenza strategica non appena le dimensioni lo consentiranno; che sappiano curare le interconnessioni di filiera.
Il terreno è più fertile di quanto generalmente si ritenga. Un recente studio di Srm sull’economia del Mezzogiorno ci dice che questa nel 2017 ha consolidato la sua ripresa e che prosegue il processo di crescita avviato nel 2015 e che dovrebbe proseguire nel 2018. Nel Mezzogiorno, in particolare, cresce l’export (+9,8%; in Italia +7,4%) e si consolida la struttura imprenditoriale (+0,5% contro Italia +0,1%). Questo grazie in particolare ai suoi settori di punta. Il manifatturiero che somma un valore aggiunto di circa 29 mld di euro pari al 12,3% dell’Italia ma che è confrontabile con alcuni paesi europei (Finlandia 31,4 mld, Ungheria 22,6 mln). Il turismo con un valore aggiunto dei servizi alloggio e ristorazione di 12,9 miliardi di € pari al 24% dell’Italia.
E per venire al tema vediamo che sono proprio i giovani imprenditori a presentare una maggiore vitalità. Il Mezzogiorno si caratterizza per il maggior numero di imprese giovanili: 210.834 pari al 40,6% delle imprese giovanili nazionali. In particolare la Campania è seconda in Italia per numero di imprese giovanili. Il peso delle imprese giovanili sul totale imprese del Mezzogiorno in media è del 11,9%, superiore al dato nazionale (9,7%) e nel Mezzogiorno c’è una domanda crescente di «impresa innovativa» con ben il 24% (2.153) di sturt up innovative nate nel Mezzogiorno. È stato stimato che un aumento dell’10% della quota dei giovani imprenditori produrrebbe un aumento della produttività del lavoro (il Pil per lavoratore) dello 0.2%. Ciò è uno stimolo in più per la nostra Banca. Intesa Sanpaolo per favorire ogni possibile sviluppo mette in campo soluzioni mirate e una precisa visione di evoluzione possibile: corsi di alta formazione, i due Innovation Hub di Napoli e Bari, il programma filiere, le partnership con le società di consulenza più accreditate, gli accordi con le università, gli accordi con le Zes.
È per questo motivo che abbiamo deciso di parlarne a tutti, capillarmente, nel Sud. Perché questa opportunità, da sola certamente non risolutrice, possa essere colta e, una volta sviluppata, continuare a guardare avanti con intelligenza affinché le facili scorciatoie che nel passato si è pensato di poter percorrere non siano più ricercate. In questo duro lavoro, puntando sulle fasce di popolazione più giovani della società, Intesa Sanpaolo ed il Banco di Napoli ribadiscono il proprio impegno di banca del territorio.
Direttore generale Banco di Napoli e direttore regionale Intesa San Paolo Sud