Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Assessori e consiglieri regionali, nessun contributo volontario al fondo per le politiche sociali
Ignorata la «disposizione» De Luca. Il question time dei 5 Stelle
Neanche un euro è stato
NAPOLI versato volontariamente al fondo per le politiche sociali da parte dei consiglieri e della giunta regionale. Eppure, la sfida del presidente Vincenzo De Luca alle «trovate demagogiche dei 5 stelle» era stata salutata con un impetuoso rullo di tamburi e un poderoso squillo di tromba un anno e mezzo fa, quando lo stesso governatore volle far approvare dalla maggioranza un emendamento alla legge di stabilità per rispondere per le rime alla contribuzione volontaria dei grillini finalizzata a sostenere iniziative di solidarietà.
Rinunciare volontariamente ad una parte della propria indennità di carica e di funzione per incrementare il fondo a sostegno delle politiche sociali poteva essere una straordinaria trovata. Ma così non è stata. Anzi, neanche il suo promotore, il presidente della Regione, risulta che abbia mai donato un solo cent. E tutto questo avviene benché i consiglieri regionali dei 5 stelle continuino a far registrare un sospetto ritardo nella rendicontazione dei contributi che periodicamente versano per finalità sociali (ma grazie alla donazione volontaria di oltre 33 mila euro sono riusciti ad acquistare apparecchiature sanitarie per il Loreto Mare e destinato più di 106 mila euro all’istituto tecnico Rampone di Benevento). Tuttavia, manca all’appello ancora un residuo di destinazione di 366 mila 303 euro.
«Abbiamo ottenuto conferma dei nostri timori — ha accusato Valeria Ciarambino, dopo aver interrogato al question time l’assessore regionale al Bilancio, Lidia D’Alessio —. Nessun consigliere, né assessore, né tantomeno lo stesso presidente della giunta hanno mai versato un solo euro dal taglio volontario delle proprie indennità, istituito con la Finanziaria 2017 su iniziativa dello stesso De Luca e votato in maniera compatta dalla sua maggioranza, per destinarlo al capitolo di bilancio per le politiche sociali».
I 5 stelle hanno fatto, ovviamente, riferimento alla loro di rendicontazione: «Noi sette consiglieri abbiamo scelto di creare un nostro fondo e non di destinare i soldi alle pessime politiche sociali di De Luca, ma oggi ci troviamo di fronte al più emblematico dei paradossi. Ovvero, che neppure De Luca crede in quel provvedimento che ha proposto. Questa si chiama incoerenza. Da quando è in vigore la legge bluff di De Luca sono trascorsi 15 mesi. Se da quel giorno 43 membri di questo consiglio, esclusi i consiglieri M5S, e i dieci componenti della giunta avessero destinato appena mille euro dal taglio volontario della propria indennità, avrebbero messo da parte 795 mila euro da destinare alle politiche per la famiglia e per il sociale. Comprendiamo perché non è mai stata accolta la nostra proposta di un taglio obbligatorio e non volon- tario delle indennità».
L’assessore D’Alessio, chiamata in causa, ha incalzato: «La norma in questione è stata introdotta proprio per consentire, specialmente a quei consiglieri che si vantavano di rinunciare ai propri compensi, di versare una quota dei loro stipendi a favore delle politiche per il sociale. Dagli uffici — ha continuato — risulta che nessuno abbia rinunciato né in parte né in toto alla propria indennità di funzione o di carica. La scelta di donare parte del proprio compenso è una scelta individuale. Se voi 5 Stelle lo fate, chi vi dice che altri non lo facciano?».
Infine, D’Alessio ha tenuto a sottolineare il fatto che «non sono giunte rinunce nemmeno dai consiglieri che sostengono la battaglia per ridurre le indennità, mentre ha ricordato «l’aumento del 333 % in due anni dei fondi destinati alle politiche sociali e per la famiglia». Ma resta l’interrogativo di fondo: perché approvare un provvedimento se poi nessuno lo rispetta? La guerra tra populismi contrapposti provoca polvere e macerie, senza ristorare nessuno.
Donazioni
Ma anche ai grillini mancano all’appello 366 mila 303 euro di tagli agli indennizzi