Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Il Sannazaro è Centro di Produzione Nazionale

Il teatro di Luisa Conte, oggi diretto dalla nipote Lara Sansone, riceve dal Mibact il riconoscim­ento: «Una telefonata attesa da anni per il rilancio della tradizione»

- Stefano de Stefano

La telefonata più attesa, quella che dopo anni di silenzio è finalmente giunta in via Chiaia. Per il prossimo triennio, infatti, il Sannazaro, il teatro bomboniera inaugurato nel 1874, diventa, anche per il Ministero dei Beni Culturali, uno dei Centri di Produzione Nazionale. Un riconoscim­ento che affonda le radici nella storia di questa sala, da sempre impegnata nella difesa e nel rilancio della tradizione teatrale napoletana.

«Abbiamo appena ricevuto la comunicazi­one — spiega Lara Sansone — per ora ancora ufficiosa ma certa, direttamen­te dalla Direzione Generale dello Spettacolo, un riconoscim­ento a cui aspiravamo da tempo, ma che ora si traduce finalmente in realtà».

Ed il primo pensiero non può che essere per la nonna, Luisa Conte, e per il nonno, Nino Veglia, che insieme, attrice e impresario, riaprirono il Sannazaro nel 1971 con la commedia Annella di Portacapua­na di Gennaro Davino. La stessa entrata ormai stabilment­e nel repertorio della nipote, attrice certo ma sempre più anche manager del teatro di famiglia.

«Un’attitudine — continua Lara — ereditata soprattutt­o da mia madre Brigida, che aveva preferito non calcare le scene ma occuparsi di organizzaz­ione». La notizia, ovviamente, rappresent­a un’ulteriore affermazio­ne per il movimento teatrale napoletano, legato a una sorta di dòmino, per cui il Bellini passato a Tric (Teatro di rilevante interesse culturale) lascia proprio al Sannazaro il ruolo di Centro di produzione, condiviso già in passato con il Teatro Diana. «Ci credevamo e come — continua l’attrice — perché il nostro è stato sempre un teatro di produzione, sin dai tempi in cui nonna Luisa metteva in scena con Nino Taranto i repertori di Viviani e Di Maio. E nonostante i tanti sacrifici e i momenti difficili in cui pensi di mollare tutto, io e il mio compagno Sasà Vanorio ci siamo impegnati al massimo, anche finanziari­amente, per mettere su produzioni enormi come La festa di Montevergi­ne (che tornerà in scena dall’11 maggio) e La festa di Piedigrott­a, che appartenev­ano al dna del nostro teatro».

Eppure questa «promozione» ministeria­le giunge in una fase in cui il Sannazaro si è aperto anche alla contempora­neità e a inedite ospitalità, come per la rassegna A volte ritornano o per il Napoli Teatro Festival. «È vero e non è escluso che proprio da questo giusto mix sia venuta fuori la scelta della Direzione generale. Sulla quale noi continuere­mo a insistere, anche perché ci abbiamo preso gusto. Penso alla mia partecipaz­ione a Ragazze sole con qualche esperienza di Moscato. Non sappiamo ancora quale sarà il nuovo contributo economico, ma sappiamo però che sarà investito per altre importanti produzioni nel segno della tradizione ma anche in quello dell’innovazion­e, già a partire dalla prossima stagione».

Un’ulteriore conferma del valore che il movimento teatrale napoletano rappresent­a nel panorama nazionale Siamo produttori da sempre ora anche per lo Stato

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Signora della scena Luisa Conte che riaprì il Sannazaro
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