Corriere del Mezzogiorno (Campania)
«Basta apatia Grande Caserta, ora il referendum»
Il presidente di Confindustria, Gianluigi Traettino: «C’è bisogno di fare sinergia e sistema sul territorio adoperando tutti gli strumenti a nostra disposizione Le Zone economiche speciali? Ottima occasione»
Anovembre scorso, in una intervista al
Corriere del Mezzogiorno, il presidente di Confindustria Caserta, Gianluigi Traettino, aveva espresso un auspicio che poi si è avverato: «Viviamo in un ambiente negletto — disse — potremmo tutti assieme investire su una esigenza comune trasformandola in opportunità: impiegare gli immigrati regolari in lavori di manutenzione urbana. E Confindustria sarebbe pronta a fornire il suo contributo come ha fatto e fa operando oltre il suo diretto core business». Un gruppo di profughi africani, nei giorni scorsi, è stato impiegato nel Parco della Reggia di Caserta per lavori di manutenzione e di risistemazione dei giardini. Un esempio di come sia possibile tirar fuori dal gorgo della marginalità le migliaia di migranti ospiti nel nostro paese.
Traettino, come si fa a trasformare una esigenza in opportunità, tenendo presente le potenzialità di Terra di Lavoro?
«Se sul Corriere del Mezzogiorno Demarco ha definito le nostre principali città una anoressica e l’altra bulimica, Terra di Lavoro potrebbe definirla in astenia. L’unica chance per riprendere vigore è cogliere la più visibile delle nostre opportunità: siamo l’area industriale più estesa della Campania e probabilmente dell’intero Sud, ma dobbiamo essere noi i primi a saperla sviluppare. Le nascenti Zone economiche speciali vanno in questa direzione e c’è, da parte degli imprenditori, grande apprezzamento per la metodologia fin da ora utilizzata. Una grande occasione non può essere affrontata che con la forza sinergica di un territorio dove tutti cooperano allo stesso scopo prendendosi le proprie responsabilità. Un esempio, in tal senso, è rappresentato dalla Fondazione San Leucio che, unitamente agli impegni assunti di recente dalla Regione in materia di formazione professionale degli operatori serici, può rappresentare una buona pratica di partnership pubblico-privato in un settore, il turismo culturale, dove Caserta ha incredibili margini di crescita».
C’è chi si limita a guardare senza osservare, come si dice, perché si avverte l’assenza di un’idea di sviluppo per il territorio, di una ricetta politica su cui confrontarsi e, quindi, di una
evoluta classe dirigente?
«Vero, l’attività preferita, talvolta, è far finta di esibire un movimento in surplace per dare l’impressione di fare qualcosa senza mai realizzare nulla. Un atteggiamento di immaturità sempre pronto ad attribuire agli altri le colpe».
Perché non si riesce a fare sistema?
«Basti pensare alle mille difficoltà di azione che si incontrano ogni qual volta si ha a che fare con le istituzioni pubbliche. E anche qui si preferisce non decidere malgrado le esigenze che potrebbero agevolmente essere trasformate in opportunità, grazie alla disponibilità di strumenti ad hoc per esercitare una azione politico-istituzionale strategica da parte dei Comuni con le Unioni o fusioni tra Comuni».
Quale modello immagina?
«Penso alla Grande Caserta. Ad un governo del-
Imprenditori e politica «Avremmo bisogno di persone in grado di influenzare con le proprie scelte lo sviluppo locale, fornendo le condizioni minime per le imprese»
la conurbazione che, adoperando gli strumenti a disposizione e unendo capacità strategica e interessi del territorio, si sviluppi intorno al capoluogo. Mi auguro che una mossa simile nasca anche grazie alla legittimazione popolare di un referendum».
In assenza di una proposta elaborata dalle forze politiche?
«Dobbiamo stare ai fatti e purtroppo la realtà — a cominciare dal dato elettorale dello scorso 4 marzo — ci restituisce un solo e inequivocabile riscontro: l’assenza dei partiti e una classe dirigente lontana dalle esigenze dei cittadini e delle imprese. Ricordo che, in occasione delle recenti elezioni politiche in cui il sistema imprenditoriale si è confrontato con i programmi e i candidati, sono stato anche forse l’unico presidente di Confindustria territoriale ad ospitare una delegazione 5Stelle nella sede della nostra associazione. E questo lo dico perché è palese l’esigenza di trovare un’interlocuzione possibile per tentare di risolvere le grandi questioni da anni sul tappeto».
Salva solo gli industriali?
«Non si tratta di salvare qualcuno a scapito di altri; è ovvio che chi fa impresa ha chiari obiettivi ed impellenti necessità: avverte sulla sua pelle l’urgenza di produrre ricchezza e sviluppo, quindi lavoro per i dipendenti, ma in un contesto territoriale sicuro e modernamente infrastrutturato».
Invece?
«Avremmo bisogno di persone in grado di influenzare con le proprie scelte lo sviluppo locale, fornendo le condizioni minime per le imprese chiamate ad investire sul territorio e a creare benessere economico per la collettività locale».