Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Lo chef, il pizzaiolo e il pasticcier­e La pop art si è trasferita in cucina

L’enogastron­omia come cultura, attrattore turistico e simbolo d’eccellenza Del Vecchio, Vitiello e Merola: ecco la nuova frontiera dell’alta ristorazio­ne

- Rosaria Castaldo

Caserta come Versailles. Luigi XIV di Borbone, il noto Re Sole, durante il suo regno richiamò i migliori artisti, musicisti, letterati francesi e stranieri, trasforman­do la Reggia di Versailles in centro di cultura ma anche di divertimen­to. Lo scorso anno Mauro Felicori, le Directeur soleil della Reggia di Caserta, ha riaperto il parco al pubblico nel giorno di Pasquetta (senza registrare vandalismi).

Non è un caso che oggi la mozzarella di bufala campana dop, simbolo dell’eccellenza gastronomi­ca campana nel mondo, abbia la sede del Consorzio di Tutela proprio nelle ex Reali scuderie. Aumentano gli eventi gastronomi­ci nei reali giardini del Palazzo vanvitelli­ano. La cucina è la nuova pop art. È cultura. È attrattore turistico. È potere mediatico. E finalmente i casertani lo hanno capito.

Franco Pepe è stato il primo: migliore pizzaiolo del mondo secondo la guida internazio­nale Where to eat Pizza di Daniel Young. Ai già noti oggi si affiancano nuovi nomi di profession­isti under forty che, attraverso attività appena rodate, si divertono a superare le regole sfidando i critici più schizzinos­i.

A proposito di pizza si distingue il ventiseien­ne Ciccio Vitiello, studioso di impasti ed abbinament­i originali e salutistic­i. La sua “Casa Vitiello”, va oltre la tradizione: il cliente può scegliere tra sette impasti (tradiziona­le, canapa, grano arso, multicerea­li, finocchiet­to, curcuma e cacao), frutto di sperimenta­zioni e lente maturazion­i. Le ricette sono realizzate con ingredient­i anche insoliti e concepite con gli stessi principi dell’alta cucina. Come la sua “Mela conciata”: fior di latte, pancetta chips di alga”, ne sono un esempio.

A pochi metri da “Corso Trieste Restaurant” c’è “Hackert”, un moderno spazio gourmet multifunzi­onale (pasticceri­a-bar, bistrot, ristorante), attivo dalla colazione alla cena. A condurre le brigate di pasticceri­a e ristorante (ma anche panetteria e la scuola di cucina I Cook) è il jolly della nouvelle cuisine casertana: Marco Merola, classe ’79, allievo dei maestri pasticcier­i Ugo Alciati e Luca Montersino mentre, in cucina, vanta esperienze con gli chef Cristina Bowerman, Massimo Bottura e Gennaro Esposito. Ma è l’America, dove ha vissuto per anni, a dargli l’imprinting per una cucina no-limits basata su contaminaz­ioni ed equilibris­mi.

Le sue due anime, di pasticcier­e e chef, si affrontano generando un’esperienza polisensor­iale unica, esaltata dall’uso calibrato di spezie e frutti. Qualche esempio? Un

«Under firty»

I nuovi profession­isti del cibo si divertono a superare le regole sfidando i critici

I piatti

Dalla «Mela conciata» all’«India» lo stile gourmet domina su pizza e dolci

piatto “semplice” come l’“Insalata 13 erbe” (misticanza di erbe di campo con cuore di sorbetto al peperone e caprino). E poi c’è il “Purple Rain”: ravioli del plin di anatra , burro acido, barbabieto­la e anguilla affumicata.

Tra i dolci più interessan­ti l’”India” (cremoso al mango, composta di mango e zenzero, un biscotto al garam masala, coriandolo, caramello al peperoncin­o e gelato cocco e curry).

L’unica concession­e di Merola al modernismo, si riscontra durante la colazione, al banco pasticceri­a dove, croissants e brioches al burro rivelano conoscenza e rispetto per la più tradiziona­le pasticceri­a francese.

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