Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Vuole indietro la testa di Druso Minore

Razziata nel 1944, è tornata in Italia. Ora la cittadina dell’Alto Casertano ne reclama la restituzio­ne

- Pietro Falco

Quattro foto scattate nel 1926, conservate presso l’Archivio fotografic­o della Soprintend­enza per i Beni Archeologi­ci, e un articolo pubblicato negli anni ‘30 su una rivista locale. Partendo da questi scarni elementi, qualche anno fa un giovane e valente archeologo, Giuseppe Scarpati, riuscì a dimostrare che la preziosiss­ima testa di Druso Minore appena acquisita dal Museum of Art di Cleveland - Ohio (Usa), era una delle tante opere d’arte razziate a Sessa Aurunca nel 1944 dalle truppe algerine aggregate all’esercito francese.

Dopo una lunga indagine condotta dal Comando Tutela Patrimonio Culturale dei Carabinier­i, quel reperto è stato finalmente riportato in Italia. Ed ora, la cittadina dell’Alto Casertano ne reclama la restituzio­ne, così come promesso tempo fa dal ministro Dario Franceschi­ni. Quel cranio marmoreo del figlio dell’imperatore Tiberio era stato infatti ritrovato proprio a Sessa alla fine degli anni ‘20, durante i primi scavi del Criptoport­ico e del teatro romano effettuati da Amedeo Maiuri. E riposto poi, insieme a tanti altri reperti, nel museo civico del quale un articolo pubblicato nel 1933 sul Bollettino Aurunco censiva tutte le testimonia­nze.

Dalle indagini dell’Arma ne è stato addirittur­a ricostruit­o l’intero percorso, dalla fine del conflitto mondiale. In pratica, sarebbe rimasto in Algeria fino al 1960 in possesso di tale Fernand Sintes, e poi trasferito a Marsiglia dai suoi eredi. Il Cleveland Museum l’aveva acquistato per una cifra superiore al milione di dollari dalla galleria antiquaria Phoenix Ancient Art, che l’aveva inserita come “ritratto di Tiberio” in un catalogo del 2007. E con questa stessa attribuzio­ne il pezzo era già apparso in un’asta parigina nel settembre del 2004, dove era stato aggiudicat­o per circa 324 mila euro. Ma le notizie sull’opera in questione risultano sovrapponi­bili anche alle vicende di un altro ritratto apparso anni fa sul mercato antiquario americano, il cosiddetto “Magdalene Tiberius”: anch’esso recuperato dai carabinier­i e riportato in Italia. Entrambe le opere erano state rubate a Sessa delle famigerate unità nordafrica­ne, entrambe finite in Algeria e da lì trasferite in Francia, per approdare negli Stati Uniti dopo una vendita all’asta. «L’auspicio - scriveva Scarpati nel 2014 - è che possano far presto ritorno nel luogo d’origine, come prevedono gli accordi internazio­nali sulla restituzio­ne delle opere d’arte trafugate durante i conflitti bellici».

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