Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Fondo per la riduzione dei ticket «Al Nord il 70%, qui soltanto il 12»
Allarme di Cittadinanzattiva e della Federazione dei medici chirurghi
Cittadinanzattiva lancia l’allarme: dal fondo di 60 milioni di euro, relativo al biennio 2018/2020, previsto per ridurre il peso del ticket, in Campania arriveranno briciole. Appena il 12,5 per cento. Sebbene secondo Enrico Coscioni, consigliere per la sanità del presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca, la denuncia di Cittadinanzattiva non terrebbe conto di una «precisa indicazione normativa secondo la quale la ripartizione del fondo nazionale per la riduzione del ticket si basa sul numero dei cittadini non esenti».
NAPOLI Corriamo davvero il rischio di rimanere impiccati alla crisi della sanità campana se non si mette subito mano alla modifica dei criteri di riparto dei fondi nazionali.
Ora è Cittadinanzattiva a lanciare l’allarme: dal fondo di 60 milioni di euro, relativo al biennio 2018/2020, previsto per ridurre il peso del ticket, in Campania arriveranno briciole. Appena il 12,5 per cento. Sebbene secondo Enrico Coscioni, consigliere per la sanità del presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca, la denuncia di Cittadinanzattiva non terrebbe conto di una «precisa indicazione normativa secondo la quale la ripartizione del fondo nazionale per la riduzione del ticket si basa sul numero dei cittadini non esenti. Vale a dire — spiega Coscioni — che la Campania, presentando all’incirca una quota del 91 per cento di ricette specialistiche per esenti ticket, inevitabilmente accede ad una parte minima del fondo. Anzi — conclude — a noi toccherebbe addirittura il 9 per cento, ma in virtù di un accordo tra Regioni adesso ci spetta il 12,5 per cento».
Tuttavia, sembra che piova sempre sul bagnato. La Campania resta sottoposta al piano di rientro dal debito sanitario. Ha perso, in una decina di anni, circa 14 mila unità lavorative nelle strutture sanitarie regionali. Vive un profondo allarme per la lentezza con la quale si procede al turn over negli ospedali. Nel fondo di riparto nazionale è penalizzata perché i parametri distributivi prediligono soprattutto l’anzianità anagrafica dei residenti (mentre la Campania è la regione più giovane d’Italia). Ed ora sconta pure gli effetti di una redistribuzione per quote del fondo per la riduzione del ticket che la vede fra le ultime beneficiarie.
Il decreto di riparto del Fondo di 60 milioni di euro per il 2018\2020, previsto nell’ultima legge di bilancio per ridurre il peso dei ticket in sanità, sarà oggetto stamane di un confronto tecnico tra Stato e Regioni, ma Cittadinanzattiva, in base alle anticipazioni ottenute sulla bozza di decreto, ha espresso viva preoccupazione, spiegando in particolare che andrebbe a penalizzare soprattutto il Sud e per questo ha chiesto un incontro urgente al ministero della Salute. «Oltre a giungere con due mesi di ritardo e senza alcun confronto con le organizzazioni di cittadini — evidenzia infatti Tonino Aceti, coordinatore nazionale del Tribunale per i diritti del malato di Cittadinanzattiva — il decreto contiene misure inique che penalizzano ancora una volta il centro sud, più in difficoltà nell’erogazione dei Lea e con il più alto tasso di rinuncia alle cure. Il decreto — sottolinea Cittadinanzattiva — infatti ripartisce il 90% del fondo attraverso un unico criterio: il volume di ricette di specialistiche ambulatoriali. Il restante 10% è assegnato a Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Toscana, Umbria e Basilicata, per aver adottato misure finalizzate ad ampliare il numero dei soggetti esenti dal pagamento della quota fissa su ricetta. Utilizzando questi criteri di riparto a 5 Regioni (Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia Romagna e Toscana) vengono assegnate circa il 70% delle risorse, mentre Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Calabria e Sicilia avrebbero a disposizione solo il 12,5%. Si passa dal 23% della Lombardia all’1,5% della Calabria e allo 0,3% del Molise. Chiediamo — aggiunge Aceti — che il decreto sia modificato introducendo tra i criteri di riparto l’accessibilità dei servizi, il tasso di rinuncia alle cure, l’aspettativa di vita ed altri indicatori».
Infine, rivolge anche un appello al nuovo Parlamento. «La strada maestra per rilanciare l’accesso alle cure, a partire dal prossimo Def, è l’abrogazione totale del superticket, il cui effettivo gettito è pari a poco più di 400 milioni l’anno, la metà di quanto previsto dalla manovra che lo istituì».
Ma la denuncia trova anche altre sponde. «Facciamo nostre le preoccupazioni di Cittadinanzattiva — afferna il presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri (Fnomceo), Filippo Anelli —. Se confermati, i criteri di ripartizione del fondo andrebbero, ancora una volta, a penalizzare le regioni del Sud. Ci preoccupa questa logica della Conferenza delle Regioni che, più che appianare le disuguaglianze, come sarebbe suo obiettivo, sembra voler coprire le responsabilità di tali iniquità».
Il consigliere Coscioni «La norma riduce la quota per le regioni con il maggior numero di esenti»