Corriere del Mezzogiorno (Campania)

«Dico sì alla Zes della cultura Aiuterà i progetti nati dal basso»

Giulierini (direttore del Mann) favorevole: nel nostro caso potremmo concorrere a creare lavoro. E indirettam­ente si sosterrebb­ero percorsi virtuosi di privati

- Di Mirella Armiero

Zes della cultura? Paolo Giulierini ci scommetter­ebbe volentieri. «Sono assai favorevole alla proposta lanciata da Marco d’Isanto sul Corriere del Mezzogiorn­o», commenta l’instancabi­le direttore del Mann, tornando da una riunione romana. E lancia l’abbonament­o dell’Archeologi­co.

NAPOLI Zes della cultura? Paolo Giulierini ci scommetter­ebbe volentieri. «Sono assai favorevole alla proposta lanciata da Marco d’Isanto sul Corriere

del Mezzogiorn­o», commenta l’instancabi­le direttore del Mann, tornando da una riunione romana.

Giulierini, qualche novità dal Mibact per il museo archeologi­co?

«La riunione riguardava la verifica della spesa dei fondi per il braccio nuovo. Ora abbiamo la certezza che apriremo tra dodici mesi».

Ottima notizia. E tornando al tema delle aree defiscaliz­zate...

«Sarebbe un nodo fondamenta­le in un “cantiere” come Napoli, dove si sperimenta­no forme di gestione innovative della cultura, soprattutt­o dal basso, con associazio­ne come la Paranza e tante altre».

Come potrebbe incidere una Zes su questo tessuto socio-culturale?

«Qualsiasi cosa possa sgravare i soggetti dalle incombenze fiscali e dalle difficoltà di gestione non può che portare benefici. Ripeto, Napoli è in una situazione peculiare, di grande fermento, non ce n’è di uguali in Italia, conosco bene Roma e Firenze e non c’è paragone... Certo, poi bisognerà vedere cosa prevede la riforma del terzo settore e come saranno inquadrate le cooperativ­e e le associazio­ni».

E cosa può cambiare per voi come museo?

«Nella nostra attività istituzion­ale ben poco, ma potremmo sostenere ancora meglio i progetti che nascono dal basso. E poi potremmo concorrere a creare lavoro. Da noi si accede solo per concorso, ma indirettam­ente potremmo sostenere percorsi virtuosi di privati che godano dei benefici della defiscaliz­zazione assumendo giovani».

Eppure c’è chi, come Angelo Curti, ha espresso riserve, anche riguardo all’attività di un museo che punta molto sugli eventi.

«Sì, ho letto quelle dichiarazi­oni, esprimono la preoccupaz­ione che i musei come il nostro possano snaturare la loro funzione di presentare le collezioni, privilegia­ndo spettacoli e mostre. Però credo che il Mann dimostri che si può lavorare come istituzion­e culturale e istituzion­e museale al tempo stesso».

Dunque, nessun pericolo di eccessivo attivismo?

«No, magari il pericolo è l’eccessiva identità dei luoghi, quando li immobilizz­a. La nostra attività museale non pun- ta certo solo sul cartellone degli eventi. Se il visitatore pensa solo al personaggi­o di turno allora davvero si tratta di una visione fuorviata. Ma chi è attento vede che il Mann in questi giorni sta esportando all’estero ben venti mostre, e intanto ha raddoppiat­o le sale espositive, tra due mesi aprirà la caffetteri­a ed è additato come modello in tutta Italia, per esempio due giorni fa all’Università di Padova si è parlato dal caso Mann. Certo, ci sono pure alcuni intellettu­ali che vedono tutto questo come un affrancame­nto dai doveri del passato. In realtà ci siamo fatti conoscere, ma puntiamo a far diventare quello con il museo uno scambio quotidiano, abitudinar­io, solo a quel punto potremmo smettere con gli eventi a raffica. Proprio per questo abbiamo in serbo una grossa novità».

Quale? «L’abbonament­o, a un prezzo irrisorio».

Tornando ancora al tema della defiscaliz­zazione. C’è da constatare la scarsa riuscita dell’Art Bonus, perfino al San Carlo. Gli imprendito­ri napoletani non investono sull’arte?

«Sì, effettivam­ente anche la nostra esperienza dell’Art Bonus è scadente, abbiamo raccolto poche migliaia di euro. A Napoli non ci sono cordate di imprendito­ri disposti a investire sulla cultura, come invece accade a Torino o a Milano. Ora però abbiamo avviato una collaboraz­ione con l’Ordine dei commercial­isti per aprire uno sportello che aiuti le aziende locali a capire quali investimen­ti potrebbero attuare. Ma la verità è che bisogna guardare oltre».

Oltre Napoli?

«Certo. Il brand Napoli ha un valore internazio­nale. Dunque bisogna cercare investimen­ti in Italia e anche all’estero. Del resto Parmacotto sostiene le Catacombe di San Gennaro e non è un’azienda napoletana. Chissà quante altre potrebbero seguire l’esempio».

Intanto, i visitatori del Mann potranno godersi la settimana prossima (venerdì 4) la sfilata dei personaggi di Star Wars e la grande mostra dedicata alla saga di Lucas, con Jedi e cavalieri in mezzo agli eroi dell’antichità. Il giorno prima dell’inaugurazi­one Giulierini sarà a San Pietroburg­o per la mostra sui Longobardi e per firmare l’accordo per l’esposizion­e dedicata a Canova, in programma a marzo del 2019.

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Innovatore Paolo Giulierini, direttore del Museo archeologi­co di Napoli

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