Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Le radici dell’antica arte del fumetto
La storia racconta di illustrazioni svizzere del 1833 e italiane del 1908 Ma già nel VI secolo a. C. erano dipinte scenette antesignane del genere
La storia contemporanea vuole che il fumetto sia nato dall’illustratore svizzero Rodolphe Töpffer nel 1833. Nel nostro paese, che troppo spesso ha sottovalutato questa arte, l’educazione al genere risale al 1908, quando viene pubblicato il primo numero del «Corriere dei Piccoli».
Per comprendere però quanto a Napoli sia più antica la storia del fumetto, dobbiamo ricorrere ad una delle definizioni più calzanti che fornisce il riminese Hugo Pratt, uno dei padri del fumetto italiano: «Sono un autore di letteratura disegnata. Disegno la mia scrittura e scrivo i miei disegni». In questa frase è contenuto il concetto contemporaneo di fumetto come Nona Arte, che il critico francese Francis Lacassin definì nel 1971 e che in Italia però, fu preceduto dalle riflessioni di Umberto Eco nel 1964. Per una storia contemporanea del fumetto napoletano bisogna risalire alla venuta in città di Attilio Micheluzzi, l’istriano che nella nostra città si era ritirato a vivere, laurearsi come architetto e a disegnare per il «Corriere dei Piccoli». È lui il papà di tutti i professionisti del settore di seconda generazione che raccontano della sua disponibilità e gentilezza ad accogliere e crescere i giovani fumettisti. Disegnatore in età adulta di storie all’avanguardia dagli anni ‘70, fu stroncato da un infarto nel 1990 a Napoli: a lui è dedicato oggi il premio più ambito dei fumetti italiani. Matteo Punzo, direttore storico della Scuola Internazionale di Comics, fondata a Napoli nel 1994, una delle più ambite in Italia, lo ricorda con profondo affetto.
Della seconda generazione dobbiamo menzionare Bruno Brindisi («Dylan Dog»/«Tex») che nel 1983, fa nascere una vera e propria Scuola Salernitana. Contemporaneamente, dal 1978 al 1987, Roberto Ormanni organizza la Mostra Internazionale del Fumetto e del Cinema d’Animazione «Napolicomics», inserita già nel 1985 dell’Enciclopedia Americana del Fumetto tra le migliori manifestazioni del settore al mondo. L’eredità di queste esperienze, e la determinazione di un gruppo di sparuti ragazzi capitaneggiato da Claudio Curcio che gestiva una fumetteria in città, unita al contatto con il soprintendente Nicola Spinosa, portano alla nasciNelle ta del Comicon a Castel San’Elmo nel 1998. Assistiamo dunque oggi alla terza generazione dei numerosissimi talenti campani che hanno letteralmente colonizzato il settore. Ma la radice di un successo è spesso lontana e se è sugli antichi vasi greci e magnogreci che didascalie, nomi e azioni escono di bocca ai personaggi mitici o nei simposi intorno al VI secolo a.C., proprio a Pompei troviamo gli esempi più eclatanti e numerosi di fumetti antichi.
«cauponae», ovvero delle specie di taverne per il commercio di vino e commestibili, ricorrono infatti pitture e scritte che illustrano scenette divertenti e antesignane del genere. Famosi sono i quattro pannelli affrescati della cosiddetta «caupona di Salvius» dove un uomo e una donna parlano tra loro, e lui ci tiene a sottolineare che ha rotto definitivamente con Mirtale (un’amante?). Nella seconda scena l’ostessa serve una bevanda e nella rissa su chi debba bere per primo, un personaggio fuoricampo invoca direttamente il dio Oceano. Anche nella caupona della Via di Mercurio, assistiamo a scene simili, ma con testi graffiti direttamente sulla parete. Nella Casa del Triclinio invece, tre affreschi in sequenza mostrano una donna che serve il vino e si rivolge a coppie e personaggi con «Facitis vobis suaviter», ovvero, «Spassatevela!», e si sente rispondere un allegro: «E sia! Salute a te!» («Est ita valea»). È dunque Pompei l’esempio più complesso e remoto del fumetto, radice antica della memoria e punto di inizio. Considerando il successo del Comicon e della scuola campana tutta, nella città di San Gennaro, è il caso di dire che il buon sangue non si sconfessa mai.